Le premesse che questo derby potesse essere spettacolare non erano molto incoraggianti. La querelle tutta italiana sulla squalifica della Curva Nord, poi la solidarietà sfociata nel mutismo tra le curve per il divieto di 'coreografia' imposto alla Sud hanno reso questa stracittadina più materiale politico che calcistico. E alla luce di quanto visto nel primo tempo, era chiaro che la sfida fosse figlia delle reciproche paure e di un background in cui il calcio ha fatto solo da cornice.

Spettacolo indecoroso, non ho altri aggettivi per i primi 45 minuti di gioco, il cui apice è stato il vergognoso laissez faire di Mazzoleni sull'entrata da tergo di Zapata ai danni di Palacio, in piena area di rigore. Tra tutti i colleghi che hanno contribuito alle 17 partite senza un penalty a favore dell'Inter, il fischietto indigesto a Mazzarri si distingue per il 'menefreghismo dell'anno'. Ben coadiuvato, tra l'altro, dall'assistente di porta Banti che per vedere e segnalare cose talmente ovvie viene ben pagato.

Ecco che, all'intervallo, seduto in tribuna stampa a San Siro non so se infastidirmi più per la prestazione delle due squadre o per lo scempio arbitrale, proseguito anche nella ripresa con un mancato rosso a De Jong che persino i randellatori inglesi impallidirebbero. Male male, Mazzoleni. Bene invece la reazione nella ripresa e il mea culpa del mister, che dopo aver constatato l'inadeguatezza di Taider e Zanetti (spiace tanto, davvero), ha ribaltato la mediana e, oltre al finalmente concreto Kovacic, ha tolto le ragnatele dalla testa di Kuzmanovic, ricevendo in cambio una vitalità dimenticata dai più.

Non è stato un bel derby dal punto di vista tecnico e tattico, ma quanto meno il trascorrere dei minuti ha spaccato gli equilibri, favorendo l'intraprendenza nerazzurra e punendo un Milan troppo impantofolato per azzannare una partita ampiamente alla sua portata. Si è visto di tutto, dal 60esimo in poi e qualcuno si è persino divertito. È servito però un lampo del solito Palacio per risolvere la diatriba: un colpo di tacco che ancora vedo e rivedo con la mente, senza bisogno di replay.

Non poteva che essere una giocata d'alta scuola a riscattare un derby di basso profilo, e non solo per la classifica di entrambe. La quale in troppi hanno voluto accomunare, neanche Inter e Milan fossero a braccetto nella metà di destra della graduatoria. Tra le due il 2014 registrerà ancora 12 punti di differenza, niente male considerando che Mazzarri è sempre considerato in bilico e Allegri sembra non rischiare nulla. Un colpo di tacco, questa l'estrema sintesi di una stracittadina che a prescindere dall'evoluzione della storia verrà ricordata a lungo. Si dica ciò che si vuole, poco importa. Alla fine, Milano siamo sempre noi.

Sezione: Editoriale / Data: Lun 23 dicembre 2013 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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