Mettiamola così: alla fine qualche spunto è arrivato. Soprattutto dal risultato, che ci fa capire quanto il calcio spesso sia tanto bello quanto crudele. Un primo tempo davvero sonnacchioso, addormentato dal gol dopo pochi minuti di Livaja, ma poi un secondo tempo un po’ più frizzante, scosso dalla rete di Sadygov che al primo tiro in porta del Neftchi in tutta la partita trova un missile che piega le mani a Belec. Subito dopo l’ingresso in campo di Yuto Nagatomo, davvero un’iniezione di cavalli motore in più sulla corsia di sinistra. L’uomo che meriterebbe davvero il gol, che gli viene negato solo dalla traversa, poco prima del pareggio di Canales fino a quel momento davvero spettatore non pagante fino a quella fortunosa deviazione. Ecco, il gol beffa che alla fine regala un punto agli azeri, culmine di una serata che alla fine si è rivelata meno noiosa del previsto.

Diciamoci la verità: il secondo tempo di questo match per pochi intimi, complice la bassa importanza della gara e il grande freddo che comincia a farsi sentire a Milano, ha regalato un bel po’ di emozioni non preventivate. Tra un Cassano volitivo quanto basta per mandare messaggi  importanti al Napoli, e che testimonia grande forza mentale anche quando l’arbitro bosniaco Aleckovic gli nega un rigore pazzesco e lui reagisce ridendo con Beppe Baresi, un Nagatomo che con quella conclusione stampata sulla traversa avrebbe fatto venire giù lo stadio per quel poco che era popolato; volendo anche un Livaja rapace d’area che su quattro occasioni utili tre le concretizza e una non viene vista dall’assistente di porta (ancora un macigno sull’utilità e sulla credibilità del ruolo), di cose belle ne abbiamo sicuramente viste. Il pari è un premio eccessivo per gli azeri, ma non può oscurare le buone cose che questa squadra ha fatto vedere. Poi, il calcio è bello e crudele, e ci può stare…

Ma su una cosa non si può sindacare: merita tanti applausi quest’Inter B, magari C, anzi chiamiamola Y, Y come ‘young’, vista ieri a San Siro. Perché i giovani, i tanti giovani schierati da Stramaccioni, hanno convinto praticamente tutti. Chi magari passando da un’iniziale fase di ansia come Romanò che ha rischiato qual cosina prima di prendere le misure al match, chi invece prendendo bene le redini di un reparto delicato come la mediana (leggi Benassi) o andando a inquinare l’aria ad ogni cosa si muovesse (Garritano, che pur di recuperare il pallone finisce quasi sugli spalti). Chi, come Bandini, entrando e strappando applausi con un recupero da manuale. Fino a chi, come Pasa, ha quasi commosso chi ha visto la partita: ha delle colpe sul pari del Neftchi, ok, ma l’errore viene compensato dal cuore, dalla voglia di stringere i denti resistendo anche ai crampi che per mezz’ora lo attanagliano e lo costringono a risparmiarsi visto che i cambi sono stati già esauriti.

Un’Inter formato NextGen guidata in campo da colui che, semmai ci fosse stato anche un minimo dubbio, ha ormai incisi sulla pelle i gradi dell’allenatore del futuro: lui si schernisce, dicendo che di allenatore ce n’è solo uno, ma Esteban Cambiasso oggi ha particolarmente stuzzicato l’immaginario per come si è comportato. Basta prendere il primo gol e da tranquillo difensore centrale si trasforma in un’iradiddio, chiudendo ogni spazio e se è il caso spingendosi anche in avanti come testimonia l’assist a Livaja. Cambiasso, soprattutto, che da buon capitano si prende volentieri il compito di prendere per mano la truppa di questi giovani rampanti, quasi come un buon maestro che li istruisce nel calcio dei grandi. Emblematico quanto successo con Pasa, sofferente per i crampi: prima si prodiga nel segnalare lo stato di salute alla panchina, poi lo prende da parte e lo catechizza a lungo, spiegandogli come gestirsi, cosa fare e cosa non fare per evitare problemi. Come un maestro, insomma, di vita (sportiva) oltre che di calcio. Che si merita i ringraziamenti del suo allievo nel dopo gara.

Ricordiamo le cose belle di questa partita che sostanzialmente era ininfluente ma ha regalato più spunti di quanti ci si potesse immaginare. Il 20 dicembre sapremo chi sarà l’avversaria ai sedicesimi (evitati spauracchi come Tottenham, Atletico Madrid e Anzhi, c’è il Chelsea ma non appare poi questo avversario insormontabile), intanto sorridiamo perché ieri i nostri baldi giovani hanno meritato un applauso. E sarebbe bello che almeno per un giorno fosse dedicato loro almeno la metà dello spazio che ha occupato sino ad oggi la telenovela Sneijder…

Sezione: Editoriale / Data: Ven 07 dicembre 2012 alle 00:01
Autore: Christian Liotta
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