Il 2023 volge ormai al termine. Con uno sguardo rivolto ai dodici mesi appena trascorsi, ecco le pagelle di alcuni dei protagonisti, nel bene e nel male, dell'annata nerazzurra, condita da tanti successi, alcune delusioni, tradimenti e dichiarazioni d’amore.
SKRINIAR 2
Dalla fascia di capitano, da uomo simbolo dell’interismo, al nulla cosmico. La parabola di Milan Skriniar è quasi paradossale. Niente rinnovo, niente Inter. Meglio i soldi e il prestigio del Paris Saint-Germain. Così la sua stagione termina a gennaio 2023, con l’espulsione contro l’Empoli a San Siro. Non vede più il campo salvo briciole. Cancellato da tutti. Il suo comportamento è legittimo per un professionista, ma ci si sarebbe potuti aspettare qualcosa di diverso da lui. FANTASMA
LUKAKU 3
Il tradimento estivo non è andato giù a nessuno, sia chiaro. Ma si provi a vedere la stagione nel suo complesso. Anche lì c’è quasi da piangere. Qualche buona prestazione da aprile in poi dopo un lungo infortunio e molte gare dove il belga ha sbagliato tutto quello che si poteva sbagliare tecnicamente. Poi la finale di Istanbul, dove invece che entrare e spaccare tutto, diventa in pochi minuti il 12esimo giocatore in campo del Manchester City. IRRICONOSCENTE
CORREA 4
Altra insufficienza pesante. Un giocatore che non ha mai realmente aiutato la squadra. Nei momenti di difficoltà sparisce. In quelli di gloria anche. Poche partite, tanti infortuni. Un gioco prevedibile, un’attitudine molle. Qualche sprazzo di genio qua e là, ma veramente troppo poco. Ora è in cerca di fortuna al Marsiglia in prestito. Ed è infortunato, tanto per cambiare. La speranza, condivisa da club e tifosi, è che la sua storia con i nerazzurri sia definitivamente finita. INCONSISTENTE
BROZOVIC 5
Un infortunio lo tiene lontano dai campi per mesi. Hakan Calhanoglu prende il suo posto in cabina di regia. Lui, dopo essersi spremuto al Mondiale, torna giusto per le ultime partite prima dell’estate. Ha ancora il passo giusto, ma spesso il tempo della giocata è drasticamente più lungo che in passato. Non illumina come prima. Probabilmente senza l’infortunio di Henrikh Mkhitaryan nella semifinale di ritorno di Champions, sarebbe entrato solo a partita in corso nella finale di Istanbul. Peccato un epilogo così poco epico. CREPUSCOLARE
GOSENS 6
Federico Dimarco lo scavalca nelle gerarchie dell’allenatore lì sulla sinistra. Lui soffre, ma lavora sodo e non fa mai trapelare una parola fuori posto. Quando viene chiamato in causa, dà tutto. A volte basta, a volte no. Non è mai svogliato. Il modo di stare in campo è quello giusto. Attento, elettrico. Vuole far vedere di essere un titolare dell’Inter. Alcuni infortuni lo frenano, ma quando è in forma è una freccia in più nell’arco interista. L'addio è stato un bene per tutti. INECCEPIBILE
ONANA 7
Tra ottavi, quarti e semifinali di Champions, subisce solo 3 gol. Tutti nella stessa partita a San Siro contro il Benfica. Per il resto, 5 cleen sheet. Da quando prende il posto di Samir Handanovic tra i pali, la squadra subisce meno e i tiri verso la porta vengono spesso neutralizzati. Finalmente. Lui è carismatico, bravo coi piedi, qualche volta pasticcione e diventa un beniamino dei tifosi. Nel complesso fa le fortune interiste con tante parate decisive nei momenti che contano. JOLLY
DZEKO 7
Quando serve (cioè sempre), c’è. Gioca tante partite, forse troppe per il suo fisico. Con Romelu Lukaku e Joaquin Correa sempre ai box o non all’altezza, è il bosniaco a rimanere stoico al fianco di Lautaro Martinez. Il 9 e il 10 reggono l’attacco interista per tutto l’anno, portando vittorie e punti pesanti. Certo, a volte è lento e macchinoso. Ma ci può stare. Simone Inzaghi gli chiede gli straordinari e lui li fa senza chiedere un pagamento extra. l gol più importante? Quello nel derby di andata di semifinale di Champions League. ESEMPLARE
BARELLA 8
Le qualità tecniche non si discutono. Il carisma nemmeno. Si discute, anzi si discutevano, certi atteggiamenti in campo. Sbracciate, segni di insofferenza al minimo errore del compagno. Bare capisce dove sta sbagliando, lavora per migliorare e si toglie piano piano anche questi modi di fare. 'Canna' qualche partita a livello tecnico e tattico, ma nel complesso è il motore che permette al centrocampo nerazzurro di dominare tante gare con il possesso palla, ed è il polmone che fa ripartire la squadra in contropiede in altre occasioni. Cardio impressionante. Tocco di palla vellutato. Caratura da tuttocampista top al mondo. TOTALE
CALHANOGLU 8
Simone Inzaghi gli cuce il vestito da regista su misura per sopperire all’infortunio di Marcelo Brozovic. Lui si cala nella parte alla perfezione. La squadra gira meglio. È più veloce. Il turco migliora esponenzialmente anche in fase difensiva con raddoppi e tackle d’alta scuola. Diventa l’idolo dei tifosi nerazzurri. Unica macchia la finale di Istanbul, dove non è profeta in patria. È anche la sua ultima gara disputata da mezzala, prima della nuova, vecchia vita. Se avesse giocato da play anche contro il City? Ai posteri l’ardua sentenza. METRONOMO
INZAGHI 8.5
Il demone cucina per tutto l’anno, raggiungendo trofei e finali. Si aggiorna sempre. Sposta Hakan Calhanoglu regista, Federico Dimarco a tutta fascia, Carlos Augusto da terzo di sinistra. Si batte come un leone per avere il suo fedelissimo Acerbi in rosa, contro tutto e tutti. Anche quando le cose non vanno bene in campionato, lui ostenta serenità e sicurezza. Ha sempre il polso dello spogliatoio e spesso fa esprimere alla squadra un gioco di qualità. Non si prende il 9 pieno per un campionato 2022/2023 un po’ troppo altalenante. Per il resto, un condottiero di stazza superiore. SPIRITATO
ACERBI 9
Un anno da nove in pagella. Con la pioggia, con il sole. D’estate o d’inverno. Una sola certezza: Francesco Acerbi in mezzo alla difesa interista a dirigere il traffico… e a bloccare chiunque tenti di passare senza il suo permesso. Uno dei migliori marcatori al mondo, con un’età anagrafica che dovrebbe far rallentare. Invece lui accelera, mese dopo mese. Il suo minutaggio è uno dei più alti in Serie A. Simone Inzaghi non ci rinuncia mai, e fa bene. L’Inter ha bisogno di lui, sempre e comunque. Una certezza. PILASTRO
LAUTARO 9
Gol, assist, partner d’attacco che cambiano. Lui è sempre lì. Con la fascia di capitano sul braccio. Pronto a trascinare la squadra, a metterci quel qualcosa in più. Sta bene a Milano e si vede. Sta da dio all’Inter e non fa nulla per nasconderlo. Non tradirebbe mai il popolo nerazzurro. Attitudine da leader, qualità tecniche indiscutibili, un anno solare pieno di soddisfazioni, di squadra e personali: gol in semifinale di Champions, gol in Supercoppa, gol (2) in finale di Coppa Italia. Questi sono solo i più importanti di una lunga serie. LEADER
Riccardo Despali
Autore: Redazione FcInterNews.it / Twitter: @Fcinternewsit
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