El jardineroJulio Cruz, ospite questo pomeriggio a Casa Sky Sport, ha parlato del suo passato tornando su tanti aneddoti legati al periodo trascorso con la maglia nerazzurra. Di seguito le sue dichiarazioni più importanti.

Qual è il ricordo più bello che ti lega all’Italia?
"Sono tanti, ogni volta che parlo con i miei amici lì in Italia mi viene tanta nostalgia. Vedere quello che sta accadendo in questo momento in Italia, come in Argentina, è molto duro. È un periodo difficile che cambierà il mondo per tanto tempo".

Tuo figlio è giocatore…
“Mio figlio sì, è centravanti. Mi farebbe piacere se un giorno andasse al Bologna ma anche all’Inter, ancora però è piccolo. Diverse società italiane mi hanno parlato perché lo hanno visto, però è ancora presto". 

Che ricordo hai di Bologna?
"Bologna è stata la porta del mio arrivo in Italia, una città fantastica e bellissima. Io arrivavo dall’Olanda che è un paese nuovo diciamo e quando mi sono guardato intorno ho pensato: 'Ma cos’è? È tutto vecchio'. Non conoscevo la storia dell’Italia ma era tutto bellissimo. Ricordo quando sono arrivato al primo allenamento e incontrare persone come Signori e Guidolin che mi aspettavano è stato emozionante. Quando andavamo in ritiro erano dieci, quindici minuti prima di arrivare allo stadio, vedevo tutta la gente con le bandiere a fianco al pullman e poi in campo era un’altra cosa, ancora più bello. All’inizio è stato difficile come per tutti calciatori quando arrivi nel calcio italiano, campionato molto difficile. Ricordo Oreste Cinquini, che mi ha portato a Bologna e mi ha fatto conoscere Gazzoni la cui scomparsa oggi mi ha messo molta tristezza, la morte di una persona così buona che ha fatto così tanto per il Bologna mi è dispiaciuta molto. Era un presidente eccellente".

Di tutti i gol alla Juve qual è stato il più bello?
"Credo che quello che ho sentito di più sia stata la punizione al Delle Alpi, il mio primo gol con l’Inter. Nessuno si aspettava calciassi così ma anche  perché sapevo che quella settimana i tifosi volevano tanto vincere, erano undici anni che non vincevamo a Torino. Anche se poi ne ho fatti altri, quello è stato il più bello".

Quanto ti ha aiutato il gruppo argentino?
"Per la lingua molto, ci sono tante cose che oggi è bello ricordare. Tanti criticavano Moratti perché dicevano che c’erano troppo argentini e sudamericani che non vincevamo mai niente. La verità è che quando abbiamo cominciato a vincere, e con Mancini abbiamo fatto un gran lavoro, lui è stato molto orgoglioso per quello che abbiamo fatto. Eravamo nove, dieci argentini, l’unico italiano era Toldo e quasi tutti sudamericani".

Se Lautaro andasse al Barça, chi vedresti al suo posto?
"Io credo e spero che Lautaro non vada via, me lo auguro perché è un grandissimo giocatore e lo sta dimostrando. Mi dispiacerebbe se andasse da un'altra parte e l’Inter è una grande società ed è in grado di tenerlo. Se dovesse andare via sarebbe una sua scelta ma ad oggi non vedo un altro giocatore che possa affiancare Lukaku come lui perché è davvero un gran giocatore".

Più difficile Messi all’Inter o Lautaro al Barça?
"Guardando un po’ tutta la situazione mi sembra più difficile che Messi lasci il Barcellona. È arrivato lì a 13-14 anni, non penso possa e voglia lasciarlo dopo tutto quello che ha fatto e costruito lì. Ma mi auguro che neanche Lautaro lasci l’Inter”.

Lautaro gran futuro in Nazionale?
"Sì, è molto giovane. I vari Aguero, Higuain sono ormai grandi e mi auguro che nei prossimi anni sia il centravanti che vuole la Nazionale".

Dybala in Nazionale argentina?
"La verità è che Messi è una realtà, il numero uno al mondo ed è difficile che in base alla sua posizione possano giocare insieme entrami. Però prima o poi Messi lascerà la Nazionale. Credo sia molto difficile vedere Dybala in Nazionale finché c'è Messi". 

Chi è stato il tuo compagno d'attacco preferito all'Inter?
"Il mio compagno d'attacco preferito è stato Ibrahimovic, anche con Crespo mi sono trovato bene, ma con Ibra eravamo fisicamente simili e ci trovavamo benissimo, infatti è stato un anno in cui segnavamo tanto. Anche con il Chino mi trovavo molto bene".

Sull'Italia Campione del Mondo 2006:
"In quel periodo dopo Calciopoli nessuno pensava che l'Italia potesse arrivare in finale e vincerla, nonostante quel numero di ottimi giocatori. È stato un grandissimo Lippi e grandi giocatori ma io ho pensato che il calcio è questo, a volte non lo pensi prima di vederlo e quell'anno l'Italia ha fatto un ottimo lavoro".

Su Cuchu...
"Esteban... Insieme a mia moglie quando arrivava qualche altro sudamericano da un altro paese cercavamo di dargli una mano a farli adattare. Esteban è stato uno di questi, un abbraccio grande a lui e alla sua famiglia".

Quanto ti è dispiaciuto lasciare l'Inter l'anno che poi vinse il Triplete?
"Io l'ho sempre detto, si fanno sempre delle scelte e io ho sempre detto a Massimo, che voleva che rimanessi, che non mi sentivo di farlo. Non mi sentivo più parte di quella squadra, quella di Mou. Lui mi diceva che mi avrebbe voluto ma io non me la sentivo più. Sono stato molto felice di quello che hanno vinto, del gran lavoro che hanno fatto e di quel Triplete bellissimo che aspettavano tutti da tanto tempo. Però la vita è questa e io devo ringraziare il calcio che ho fatto e non rimpiango niente. Sono stato graziato dalla vita per aver giocato a calcio e aver vissuto grandi cose ovunque io sia andato". 

Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 24 aprile 2020 alle 20:10
Autore: Egle Patanè / Twitter: @eglevicious23
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