Alchimie e formule che non danno più gli effetti sperati, o che in un caso si trasformano in funesti presagi. Giocatori chiave, quasi dei talismani, che però preferiscono emigrare verso altri lidi. No, non vuole assolutamente esserci nulla di magico, di esoterico o di scaramantico in questa chiave di lettura del momentaccio dell'Inter: perché quelli che possono sembrare riti e formule magiche sono in realtà dei dati di fatto, delle verità insindacabili, sotto gli occhi di tutti. Giocatori che un tempo servivano come il pane per tramutare in una vittoria anche la gara più ostica, come avrebbe potuto essere anche quella di ieri col Novara, un match nato storto ma che forse un'Inter nemmeno troppo lontana avrebbe saputo ribaltare comunque, o non ci sono più o non rendono più come dovrebbero, arrivando anzi a dare l'impressione quelli che sembravano essere gli equilibri ritrovati si sono ad un tratto persi.

In questo caso, l'esempio lampante è rappresentato da Wesley Sneijder: ok, ieri coraggioso e grintoso finché si vuole, ma con quali risultati? L'olandese alla fine si è perso nel giocare una gara quasi per conto suo, convinto di poterla vincere da solo e che nel nome di questa convinzione non è riuscito sostanzialmente a cavare un ragno dal buco. Ma il discorso legato a Wes si allarga su orizzonti più preoccupanti: atteso da Ranieri nel momento più brillante della stagione, a livello di risultati, come l'elemento che avrebbe garantito il salto di qualità all'Inter nella seconda parte di stagione, a conti fatti ha purtroppo sortito fino a questo momento l'effetto contrario. Da quando è rientrato, infatti, non si è più vinto. Lui che una volta era un po' il talismano della squadra, l'elemento col quale non si perdeva quasi mai. Ma non si tratta di sindacare sul fatto se Sneijder si sia tramutato all'improvviso in un gatto nero: ma di come  l'innesto del giocatore per Ranieri si sia rivelato più difficoltoso del previsto. Nemmeno il tentativo di riadattare l'Inter alle sue esigenze, come contro il Novara dove ben tre sono stati i cambi di modulo, ha sortito frutti. Fermo restando che Sneijder è un giocatore dal quale l'Inter, mercato o non mercato, non può prescindere, è chiaro che adesso proprio perché c'è Wes occorrerà ritrovare un nuovo equilibrio e una nuova fase tattica.

C'era anche un altro giocatore grazie al quale bene o male si riusciva a vincere, ed era Thiago Motta. Ma questo è un discorso diverso, un discorso legato alle voglie del giocatore che ha pregato l'Inter di lasciarlo partire malgrado Ranieri pregasse lui di restare. Alla fine, ha prevalso la volontà dell'italo-brasiliano di partire alla volta di Parigi, lasciando il tecnico testaccino senza un elemento che, come ha ripetuto più volte, non aveva pari nell'organico nerazzurro. Certo, le prove pre-partenza non sono state proprio il massimo, ma la regia di Thiago Motta dava comunque quel quid in più del quale la squadra si sapeva giovare. Senza di lui, e torniamo al discorso di prima, è un'altra alchimia che va a farsi benedire, un gioco da rifondare, un'idea nuova da assimilare. In tempi stretti. Poli ha dimostrato di poter reggere l'urto e anche bene, ma alla fine sull'altare dei cambi viene sempre sacrificato lui...

Ultimo dato statistico: Pazzini. Senza un suo gol non si vince, anche se il Pazzo non sembra più quello brillante della seconda metà dello scorso torneo. Anche ieri, poca presenza e una bella occasione divorata. Ma senza il suo contributo non si vince, e non è solo un dato statistico. E allora, se bisogna trovare una nuova quadratura del cerchio, occorre che anche lui sia considerato come uno dei cardini...

 

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 13 febbraio 2012 alle 13:15
Autore: Christian Liotta
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