Difficile non coglierne la metafora. E infatti arduo sarà l’esame che attende l’Inter di Claudio Ranieri, impegnata a uscire fuori da uno dei momenti più lugubri degli ultimi dieci anni. Quando la squadra non risponde alle aspettative di società e tifosi (un eufemismo in questo caso), il colpevole, si sa, è sempre e solo l’allenatore. Poco importa se colui che sembrava esser riuscito a rimettere a posto ogni ingranaggio è il quarto dei tecnici che in meno di due anni si sono avvicendati su quella panchina. L’Inter si gioca il passaggio agli ottavi di finale già da stasera, nella tana bollente del Velodrome di Marsiglia, alla ricerca di un risultato positivo che agevolerebbe il ritorno del 6 marzo contro la squadra di Deschamps. Una chance che mette in palio anche il destino della panchina nerazzurra, legato alla sfida in terra di Francia, dove a cadere potrebbe essere proprio la testa di Ranieri.

“Sicuramente faremo bene”. Non c’è bisogno di ribadire, Ranieri crede di poter raggiungere ancora qualcosa di importante con i suoi ragazzi, a cui non chiederà di giocare per lui. D’altronde ”io non mi sento a rischio”, ha voluto aggiungere in conferenza stampa. Eppure dalle parti di Milano qualche spiffero comincia già a levarsi. L’ipotesi più incalzante è che una sconfitta al Velodrome metterebbe il tecnico fuori dai giochi, con Moratti che deciderebbe di affidare il prosieguo della stagione al duo Figo-Baresi. Con quali garanzie? Il cambio di rotta diventerebbe necessario, tuttavia rimangono i dubbi su quanto possa giovare all’Inter l’ennesimo ribaltamento alla guida della squadra. Le scelte per Ranieri diventano adesso delicatissime, così come la società dovrà decidere bene se non vuole vedere sgretolarsi l’affetto dei propri tifosi.
Il futuro scende in campo oggi.

Chi ha invece ben chiaro il presente e mira a raddrizzare le sorti nerazzurre è Wesley Sneijder, uno degli accusati del crollo in campionato. Addirittura il calo della squadra sarebbe dovuto al rientro dell’olandese, diventato il problema numero uno per Ranieri dopo che da solo è riuscito a far saltare tutti i meccanismi ben oliati nel corso delle sette vittorie illusorie. Analisi che a mio avviso rasenta i pareri più illogici che abbia potuto mai ascoltare. Come può il reinnesto di un fuoriclasse come Sneijder sconvolgere la lucidità della retroguardia interista da mandarla in tilt, per fare un esempio, come nei gol regalati al Bologna? Lo chiediamo agli esperti. Nel frattempo lui, Wesley, non ci sta a vedere l’Inter soccombere sotto i colpi della critica senza dare una reazione. Fu uno dei principali artefici del Triplete, ora sente il dovere di continuare a servire la causa nerazzurra: lo dimostra rispedendo in Russia l’offerta dello Zenit.

Anche Sneijder sarebbe potuto uscire comodamente dalla porta di servizio, proprio come Thiago Motta. Adesso il suo destino è in bilico, quello da titolare nella formazione di Ranieri, eppure sceglie di rimanere all’Inter in un momento decisivo per tutti. Perché i campioni servono anche a questo, a dare forza al gruppo al di là delle disamine del campo. Un atto d’amore verso i colori nerazzurri e una scelta, ancora una volta, di capitale importanza, soprattutto per la sua carriera. Dalla crisi se ne esce fuori insieme, con squadra, società e tifosi, anche quelli che venerdì invocavano Mourinho appellandosi a un passato irredibimile, tutti uniti verso l’unico obiettivo di riportare a galla l’Inter. Lo stesso allenatore del Triplete, che dalle nostre parti non dimenticheremo mai, l’ha scandito in conferenza. Uno per tutti, tutti per uno, griderebbero stasera i moschettieri. Sperando che non cada nessuna testa.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 22 febbraio 2012 alle 00:01
Autore: Daniele Alfieri
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