Qualcuno si è divertito alle spalle dei tifosi, altri hanno voluto illudere, in molti ci hanno voluto credere per il desiderio di tornare a sognare come ai vecchi tempi. Purtroppo però il cuore, soprattutto nel calcio, è qualcosa di troppo astratto e molto raramente alla fine trionfa. Samuel Eto'o se ne va così a Londra, di nuovo alla corte di Josè Mourinho, ma le speranze che ritornasse all'Inter erano praticamente vicine allo zero, anche perchè il Re Leone negli ultimi anni ha sempre dimostrato che il motore fondamentale delle sue decisioni non sta in mezzo al petto ma nel suo portafoglio, troppo esigente per le casse svuotate di corso Vittorio Emanuele che aspettano ancora aiuti a mandorla.

Di nerazzurro rimane così solo la sua bici con cui ha salutato le vie di Milano prima di andare a firmare per il Chelsea, oltre naturalmente a quei ricordi indelebili di un Triplete vissuto da autentico protagonista. "Meglio così" è il commento più diffuso dei filosofi allergici alle minestre riscaldate, una primadonna come il bomber africano difficilmente si sarebbe potuta integrare nel nuovo progetto di ricostruzione interista, dicono gli esperti, che sottolineano la mancanza di stimoli di un giocatore da 2 anni ai margini del calcio che conta e ormai agli sgoccioli della sua fantastica carriera.

Io preferisco limitarmi a un "peccato", perché mi sarebbe piaciuto un finale diverso, ma il calcio non è il cinema e Massimo Moratti, in attesa di ufficializzare la cessione della maggioranza delle quote dell'Inter a Thohir, non ha più la forza (e i quattrini) per essere ancora il venditore di sogni. Scelta più che comprensibile dopo quasi vent'anni di amore incondizionato e sacrifici spesso sovrumani. Dopo i Baggio e i Ronaldo, i Vieri e i Crespo, gli Adriano e i Milito, i tifosi nerazzurri adesso devono sperare che i giovani rampolli Belfodil e Icardi riescano a esplodere e il Principe, nonostante le 34 primavere e un ginocchio ammaccato, abbia ancora la forza di segnare una quindicina di reti a campionato, con la sicurezza Palacio che finchè ha benzina riesce sempre a mascherare molti problemi.

Mi sembra però ci sia una diffusa crisi di astinenza da fantasia, che nell'ultima rosa si è quasi ridotta allo zero. Dopo gli addii in serie, più o meno condivisi, di Sneijder, Coutinho e Cassano, rimangono solo il bambino d'oro Kovacic e Ricky Alvarez, croce e delizia di San Siro, in attesa della sua metamorfosi definitiva in Maravilla. E' vero che gli schemi di Mazzarri iniziano a fiorire ma mancano quei giocatori-scintilla in grado di inventare per scardinare le difese avversarie in partite complicate come quella di domenica contro il Genoa. Il calcio di WM è quasi una scienza esatta, fatta di lavoro allo stato puro, di tanta corsa e molti muscoli, non prevede il classico trequartista ma almeno un altro paio di piedi buoni ed educati non farebbero male per aiutare la rinascita del Biscione con un pochino di qualità in più.

Saltato il ritorno di Eto'o adesso infatti tutti si aspettano qualche altro colpo di mercato, anche perché il Milan, conquistata la Champions, sparerà le sue cartucce. La possibilità che non accada più niente però non è un'eventualità così remota. Spetterà a Erick Thohir dimostrare il contario ed essere così il degno erede di Massimo Moratti. Un'organizzazione manageriale è necessaria, così come una ristrutturazione della società per trasformarla in un'azienda non più da profondo rosso in bilancio, ma i tifosi ai sogni non possono e non vogliono rinunciare. Basterebbe quindi un bel regalo di benvenuto, prima della chiusura del mercato.

Presentarsi a casa di qualcuno a mani vuote non è mai bello, anche a Giakarta. Non importa che siano cioccolatini, fiori o caramelle (come potrebbe essere Nainggolan): basta poco per cominciare con il piede giusto la nuova era dell'Inter all'indonesiana.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 30 agosto 2013 alle 00:00
Autore: Marco Barzaghi / Twitter: @marcobarzaghi
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