Quello di oggi per Rafa Benitez è stato il giorno più lungo. In mattinata sembrava esonerato, dopo una mia domanda diretta a Moratti all'ora di pranzo si è ritrovato confermato, ma la fiducia nel calcio è sempre ad orologeria, perché solo i risultati possono irrobustirla. Al momento la vera ancora di salvezza per il tecnico spagnolo è la mancanza di un'alternativa, nel senso che Leonardo, l'unica immediatamente percorribile, non convince appieno. Non c'è il tempo materiale per valutare altre soluzioni che comporterebbero comunque tempi tecnici, anche solo per liberarsi da una federazione estera come per Hiddink o Spalletti, che tra l'altro non ha mai convinto davvero. Se si decide di agire, bisogna farlo subito e subito c'è solo Leonardo. Non ho mai amato i cambi in corsa, anzi lo ho sempre detestati, perché di norma forniscono ai giocatori l'antipatico alibi del cambio di preparazione e metodi di lavoro da parte del nuovo tecnico e ne prolungano l'apatia. Le grandi, quando cambiano in corsa, come la Juve un anno fa, di solito non migliorano. Per questo in serata Marco Branca, primo sponsor di Benitez, ha difeso il tecnico per oltre due ore davanti a Moratti, che vorrebbe almeno vedere in Rafa gli occhi della tigre, anziché quelli del pesce lesso, tipici di ogni conferenza stampa. Nessuno lo ritiene l'unico colpevole del momento no, neppure Moratti, ma gli si chiede un coinvolgimento maggiore: mi chiedo cosa serva ancora per fargli picchiare i pugni sul tavolo e alzare la voce, anche davanti a chi fa il mio mestiere, dando almeno l'impressione di saper gestire l'emergenza anziché subirla. Nessuno chiede a Benitez di essere Mourinho. Fatemi scherzare un po' tra noi maschiacci: lo Special One è uno che le squadre le prende, le possiede con forza, le porta ad orgasmi anche tripli, nel senso di Triplete e poi le abbandona esauste sui campi di battaglia. Benitez sembra invece passeggiarci al parco mano nella mano, consolandole quando cadono dai tacchi a spillo: al massimo si lascia andare ad un po' di petting! Tornando serio, posso assicurarvi che se Moratti fosse ancora quello di dieci anni fa, ossia più tifoso che presidente, oggi l'Inter avrebbe un altro allenatore, un altro staff medico e pure un altro direttore sportivo. In realtà col passare degli anni in Moratti la ragione ha preso il sopravvento sul cuore, il dirigente ha sconfitto il tifoso. Moratti ha capito che i trionfi a raffica sono stati ottenuti anche e soprattutto con la stabilità societaria e si è fatto più saggio e riflessivo. Nel caso di Benitez cuore e ragione hanno però ripreso a lottare e si teme che il cambio a meno di un mese dal Mondiale per Club possa avere ripercussioni peggiori. Intanto però Benitez è chiamato a battere subito il Twente a San Siro per qualificarsi alla seconda fase di Champions League. L'idea di dover ottenere il conforto della matematica nel freddo di Brema il 7 dicembre non piace a nessuno. Il count-down verso il Mondiale per Club provoca spesso scompensi nel campionato di chi lo gioca: l'ultima squadra italiana interessata, il Milan, nell'inverno 2007 di questi tempi stava all'11° posto in classifica e addirittura a 14 lunghezze dall'Inter, capolista con 28 punti. Oggi l'Inter di punti ne ha 20 ed è 'solo' a -6 dalla vetta. Insomma, una situazione rimediabile se la squadra fosse al completo. Ma intanto ha perso un altro pezzo: Chivu in Italia-Romania è uscito per problemi muscolari, mentre Santon ha dimostrato di meritarsi una certa fiducia. Il giorno più lungo di Benitez forse non è ancora finito.

Sezione: News / Data: Gio 18 novembre 2010 alle 10:25 / Fonte: Gianluca Rossi per TMW
Autore: Redazione FcInterNews
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