"Io il portiere più forte di tutti i tempi? E' una cosa bella quella che dici, ma secondo me ogni epoca ha il suo eroe". Lo ha detto Walter Zenga, protagonista di un'intervista esclusiva con Amazon Prime Video. "Banks, Yashin, Zoff sono stati grandi, poi è arrivato Buffon che ha chiuso due ere".
L'allenatore che ha capito di più Zenga?
"Trapattoni, Vicini, Bagnoli e Radice sono esempi di allenatori straordinari a livello umano. Poi ho avuto Sacchi in Nazionale, per il quale ho giocato cinque partite e sono rimasto imbattuto: sono l'unico portiere che può dirlo".
E' lì che nasce 'Hanno ucciso l'Uomo Ragno'?
"Sì, una canzone di 30 anni fa. Non vengo convocato in Nazionale, c'erano tutti i giornalisti fuori dallo spogliatoio di Appiano Gentile. Io esco con una tuta da sci blu e rossa, sembrava quella dell'Uomo Ragno, e tirandomi su la cerniera mi metto a cantare: 'Hanno ucciso l'Uomo Ragno chi sia stato non si sa, forse Sacchi, Mattarrese, Carmignani...".
Zenga o Handanovic?
"Scelgo me, chiaro. Però lui è tanti anni che è all'Inter, ha battuto anche il mio record di presenze. Se mi gira? No, i record sono fatti per essere battuti".
L'Inter del Trap o l'Inter di Mou?
"L'Inter del Trap perché è stata la mia. Quella di Mou l'ho vissuta da tifoso e mi ha dato grandissime soddisfazioni. Dopo la finale di Madrid, José non è tornato a Milano, lo capisco perché sarebbe stato un disastro per lui".
Quando l'Inter non gira, salta sempre fuori il tuo nome per la panchina?
"Io sono come la bella di Torriglia, tutti la vogliono nessuna se la piglia. Mi sarebbe piaciuto di allenare l'Inter, ci ho rinunciato. E' una cosa passata, bisogna essere onesti con se stessi. Ci sono stato vicino un paio di volte, io mi sono immaginato in panchina a saltare di gioia per un derby vinto".
Quale è stata la tua più grande esperienza come giocatore?
"La prima partita da professionista quando ho preso degli schiaffi veri. A 18 anni sono andato a giocare in C, alla Salernitana. Dai 16 ai 18 lavoravo in sede all'Inter, un giorno Beltrami mi chiama e mi dice che dovevo andare alla Salernitana. Torno a casa, lascio un biglietto di saluto per mio padre e parto. Quindi arrivo lì, faccio l'esordio, poi nella seconda partita paro un rigore a 5' dalla fine, si giocava su un campo neutro. Sono diventato l'idolo assoluto, poi però la domenica dopo ho fatto due cazzate col Pisa e mi sono messo a piangere uscendo dal campo. Quella fu la vera lezione reale, da lì sono ripartito da zero".
L'uscita a vuoto in Italia-Argentina al Mondiale del '90.
"Ci sono due cose: la prima è che è un falso storico che abbiamo perso quella partita per un mio errore. Seconda cosa: se devo essere sincero, ognuno di noi ha un momento in cui non fa una cosa perfetta, purtroppo è arrivata in quel momento lì. Fosse arrivata prima, sarebbe stato meglio perché avremmo potuto rimediare. I Mondiali sono pieni di questa cose, pensa a Barbosa nel 50' col Brasile. Kahn in Corea fa un errore clamoroso in finale. Ogni portiere ha il suo scheletro nell'armadio, anche Zoff fu criticato per il Mondiale '74 e poi vinse nel 1982. L'importante è sempre essere coscienti che si deve ripartire: dopo quel Mondiale, ho vinto due Coppe Uefa, due premi di miglior portiere al mondo. Non mi sono fermato".
Hai mai pensato di fare il procuratore?
"No, ho fatto i due ruoli che nel calcio sono i più massacrati: il portiere e l'allenatore. La colpa è sempre di uno dei due".
San Siro o Cattedrale?
"Lo stadio nuovo, la penso così perché quando giro il mondo vedo che ogni club ha il suo stadio appena fatto. Ovvio che San Siro mi tocchi il cuore, l'ho visto con due e tre anelli, quando parcheggiavi il pullman fuori dal cancello".
Tu hai giocato la Coppa dei Campioni.
"Ho fatto solo due presenze perché ci giocavano solo i campioni nazionali. Ho giocato in Coppa Uefa, oggi sarebbero i gironi di Champions: avrei 60 presenze. Rosico un po' non aver giocato la Champions, vale la pena solo essere lì in mezzo al campo e sentire quella musichetta".
Inter-Liverpool, che possibilità hanno i nerazzurri di andare ai quarti?
"C'era stato un sorteggio leggermente più facile (l'Ajax ndr). Ma ti rendi conto? Abbiamo sta rogna".
Klopp o Guardiola.
"Entrambi sono tosti, hanno carisma, personalità, tutto quello che deve avere un allenatore top".
E Inzaghi?
"Simone veniva da 5 anni di Lazio con Lotito, non è facile gestire certe cose in quella piazza: a Roma, ad esempio, se perdi un derby te la menano per sei mesi. Inzaghi è arrivato a Milano non per ricostruire, ma per mettere 2-3 cosine sue. All'Inter non manca niente, è una squadra che gioca un buon calcio, dominante, che non ha mai subito per 70' l'avversario. Non segnano gli attaccanti, segnano i difensori. E' una squadra totale, ecco perché Simone ha avuto fortuna perché ha ereditato una squadra cresciuta nel biennio con Conte. Ora c'è lo step europeo".
La sfida Serie A-Premier League.
"Ho avuto la fortuna di allenare in Championship, una Premier 2. Corrono tanto perché hanno una certa mentalità, sono abituati a giocare 7 partite al mese".
L'Inter deve puntare lo scudetto abbandonando i sogni Champions?
"No, perché? Non puoi abbandonare a priori un obiettivo. Ci sono delle tappe intermedie che devi fare, dei risultati non previsit. Col Liverpool è una tappa in un proceesso graduale di crescita. La partita più importante è quella successiva".
San Siro o Anfield?
"Io sono stato ad Anfield... Come fai? Però ho letto Klopp che quando è venuto qua per giocare contro il Milan ha detto che era finalmente arrivato nella cattedrale del calcio".
Hai paura di essere dimenticato?
"No, ho 5 figli, oltrettutto l'ultimo si chiama Walter: dovrete sopportarne un altro per altri anni".
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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