La seconda sconfitta sulla panchina dell’Inter per Walter Mazzarri è probabilmente quella più preoccupante ma al contempo più generosa di indicazioni. Se è vero, giusto ribadirlo, che il risultato di questi tempi conta relativamente, non si può ignorare che quattro sberle dal redivivo Valencia fanno molto rumore. Tante, troppe cose non hanno funzionato, a partire dall’approccio iniziale al match, totalmente sbagliato. Attendere un quarto d’ora per entrare in partita e farlo sotto di un gol è da Inter old style, quella della scorsa stagione. Un atteggiamento che questa squadra non può permettersi, soprattutto considerando il recente passato e un livello della rosa sulla carta inferiore rispetto ad altre di Serie A. Agonismo e concentrazione devono essere doti irrinunciabili per i nerazzurri, chiamati a colmare qualche limite di troppo con altri ingredienti.

WORK IN PROGRESS PREOCCUPANTE - Il primo appunto evidente va fatto all’organizzazione difensiva. Posto che Banega ha pescato il jolly, sulla seconda rete la deviazione decisiva di Andreolli è solo un dettaglio, perché Jonathan Viera ha potuto concludere indisturbato su una palla respinta fuori area senza che nessuno si frapponesse tra lui e la porta. Un’assenza di reattività mista a disinteresse del pallone che in troppi hanno palesato nella fattispecie. Se poi si riflette sul modo in cui il Valencia, non solo in occasione del terzo gol, è andato in porta con rapidi fraseggi, è giusto porsi delle domande sul modo in cui la difesa è piazzata. Siamo ancora al livello di work in progress, è giusto che certi meccanismi non siano ancora fluidi, ma al MetLife Stadium a East Rutherford nel New Jersey è andato in scena uno spettacolo preoccupante.

LE DUE META' DEL BICCHIERE - Guardando il bicchiere mezzo pieno, probabilmente è in prestazioni come queste che un buon allenatore riesce a trarre le indicazioni più importanti. Andasse tutto apparentemente bene sarebbe difficile scovare i limiti tattici di una squadra in fase di costruzione. E poi, si è sempre in una fase di pressione atletica non indifferente. Ma l’altra metà del bicchiere invita a un cauto e controllato allarmismo, perché un avversario ancora a secco di vittorie in questa fase di pre-campionato e sconfitto in casa dal Milan non può rifilare quattro gol, di cui tre a partita ancora agonisticamente valida, all’Inter. Le figuracce collezionate nella scorsa stagione non devono più riproporsi, ne va anche del prestigio internazionale di un brand che, anche a livello societario, sta cercando di rilanciarsi (Moratti era in tribuna...). Adesso non resta che la finale per evitare l’ultimo posto contro la Juventus, che se la passa meglio solo in quanto già rodata. In un torneo di cotanto valore, è sempre meglio cercare di salvare l’onore piuttosto che lasciarlo per strada. Mazzarri odia perdere, figuriamoci in questo modo. Un discorso ai giocatori, pertanto, è preventivabile.

ASPETTANDO IL NUMERO 10 - Condizione ancora da migliorare, organizzazione difensiva da rivedere e attacco da rifornire. Non mancano gli spunti dopo la debacle contro il Valencia, che ha confermato quanto ancora ci sia da lavorare per il nuovo allenatore e il suo staff. Al contempo, un’altra conferma è la mancanza di qualità e cambio di ritmo a centrocampo, la cui soluzione passa dal mercato ma non solo. Non va dimenticato che a questa Inter, oggi, manca un certo Mateo Kovacic, che per caratteristiche è l’unico in grado di garantire accelerazioni a una mediana che pecca di eccessiva staticità. Lo stesso Guarin parte con il piglio giusto ma poi si eclissa e cala alla distanza, puntando tutto sui muscoli e abbandonando la corsa. Ad oggi la rosa nerazzurra non offre molte alternative nel reparto, perché i vari Kuzmanovic, Cambiasso, Mudingayi e Alvarez non hanno nello sprint e nel cambio di passo il loro punto di forza. Obi potrebbe essere un’idea, ma come Kovacic è fermo ai box. Laxalt è sotto osservazione ma è difficile che rimanga. Pertanto, mai come oggi si sente l’assenza del numero 10 croato, una necessità per dare brio alla manovra offensiva senza rinunciare troppo alla fase difensiva.

A DESTRA SERVE QUALITA' - Pur non avendo brillato alcun reparto, sulle fasce si continua ad avvertire la sensazione che manchi qualcosa. Non è un mistero che il mister di San Vincenzo punti molto sugli esterni nella costruzione del gioco, ma finora il bilancio non è entusiasmante. Pereira corre e si impegna ma pecca di poca lucidità. Nagatomo a destra è un ‘adattato’ e di conseguenza patisce lo spostamento di corsia, soprattutto quando dalle sue parti non agisce Guarin, con il quale si trova a suo agio. Resta dunque la solita falla che l’arrivo di un esterno destro di qualità riempirebbe, ma sul fatto che Wallace, affare in via di conclusione, possa essere la soluzione ideale è giusto mantenere il dubbio. Si tratta pur sempre di un 19enne di belle speranze al quale è necessario insegnare praticamente l’abc della tattica. Mazzarri troverà il tempo per addestrare il suo nuovo laterale? Se a centrocampo il recupero di Kovacic potrà dare una svolta, sulla fascia non basterà puntare su soluzioni interne o finanziariamente comode.

Sezione: In Primo Piano / Data: Lun 05 agosto 2013 alle 12:02
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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