Alla fine la scelta cadde sul tecnico proveniente da Testaccio. Un netto cambio di rotta anche geografico, considerata l’origine piemontese di Gasperini, mister uscente in casa Inter. Ma trattasi di un dettaglio di poco conto, perché Moratti si augura che la sostituzione sulla panchina nerazzurra possa ribaltare con un guanto tutto il periodo della squadra e non si limiti a un banale cambio nella pronuncia della lingua italiana.
RIVALITA' SPECIAL - L’arrivo di Claudio Ranieri è una svolta in tutti i sensi all’Inter, perché rompe decisamente con il passato recente. Gasp, infatti rispetto a chi l’ha sostituito ha idee diverse nell’approccio al calcio, innanzitutto tattiche. Idee che alla fine non sono state metabolizzate dai giocatori dell’Inter e che gli sono costate la panchina. Inoltre, sulla bilancia dell’esperienza, non c’è paragone: l’ex allenatore della Roma infatti, in giro per l’Europa, ne ha racimolata parecchia e definirlo esperto in rimonte non sarebbe avventato. Proprio il tifoso interista ricorda bene quanto la squadra giallorossa, che Ranieri aveva preso in corsa dopo un inizio deficitario con Spalletti, abbia impaurito la corazzata di Mourinho nella corsa al titolo 2010, un terzo del Triplete. Proprio in quella stagione la rivalità tra Inter e Roma ha raggiunto i massimi livelli e il tecnico dei capitolini, anche perché romano de Roma, rappresentava al meglio la sponda rivale. Un confronto anche con Mourinho, iniziato ai tempi del Chelsea (i due si sono avvicendati sulla panchina dei Blues), proseguito quanto Ranieri sedeva sulla panca della Juventus e continuato poi fino a quando lo Special One è rimasto in Italia.
IL MESSAGGIO DI MORATTI - Probabilmente per tutte queste ragioni una parte dello spogliatoio nerazzurro, facile ipotizzare quella più legata a Mourinho, si sarebbe opposta all’arrivo del mister testaccino che, nella loro mente, in virtù anche del ‘lavaggio del cervello’ applicato dal portoghese, è sempre considerato un rivale. Figo, in tal senso, sarebbe stata la scelta più gradita dai giocatori, in quanto ex compagno e personaggio di polso e vicino alla squadra. Un dettaglio di cui Moratti non si è curato: dopo l’esperienza bruciante con Gasperini, il presidente ha voluto fare una scelta anche a costo di essere impopolare, seguendo il proprio istinto. Nessun esordiente, con Leonardo è andata bene ma il brasiliano era già stato battezzato dal Milan nel ruolo. Figo o Baggio sarebbero stati rischi in una situazione così problematica, per risollevare l’Inter serviva un allenatore con esperienza ed elasticità, molto psicologo e non troppo legato a un integralismo tattico specifico. In tal senso, Ranieri rappresentava la scelta più idonea sulla piazza, nonostante agli occhi dei tifosi (in molti ci hanno scritto la loro delusione per la scelta) e di alcuni giocatori il tecnico non sia particolarmente popolare. Il presidente ha voluto così probabilmente mandare un messaggio ai calciatori: non importa se a voi va bene o meno, mi avete costretto a esonerare Gasperini e adesso vi fate andare bene il nuovo allenatore. Insomma, un richiamo alla loro professionalità, visto che le loro prestazioni non hanno di certo aiutato Gasp a mantenere il posto di lavoro e il tempo per le scusanti è finito.
ETICHETTA DA STRAPPARE - Starà a Ranieri, adesso, inserirsi nel modo giusto nell’ambiente Inter, facendosi apprezzare come uomo e mostrando la parte di sé che non ha nulla a che fare con l’immagine costruita dal rapporto conflittuale con Mourinho. Alla fin fine si tratta di un tecnico apprezzato, che ha vissuto esperienze negative ma ha anche raggiunto grandi risultati, pur mantenendo l’etichetta di eterno secondo che si trascina ormai da tempo e che, con l’Inter, vorrebbe strapparsi finalmente di dosso. Chiaramente, scherzandoci su, un secondo posto oggi sarebbe graditissimo dando un’occhiata alla classifica. Il tempo per riprendere la rotta giusta c’è, sia in campionato sia in Champions League, ma il nuovo tecnico dovrà lavorare tanto sulla testa dei giocatori, farli sentire nuovamente importanti e andando incontro alle loro esigenze tattiche.
NON CHIAMATELO 'GOBBO' - La prima sensazione è che, saggiamente, Ranieri voglia fare un passo indietro, tornando a un modulo più adatto a questa squadra, lo stesso che le ha permesso di concludere davanti alle ‘sue’ Juventus e Roma le stagioni 2008/09 e 2009/10. Va aggiunto che, nonostante la rivalità accesa (anche in virtù di due piazze molto ‘calde’), l’allenatore è sempre stato avversario corretto, a volte provocatorio, ma mai sopra le righe, e se il rapporto con i giallorossi resta buono (il tifo è il tifo), quello con i bianconeri si è incrinato dopo il trattamento che la dirigenza gli ha riservato, licenziandolo in favore di Ferrara a pochi metri dalla conclusione della stagione. Un dettaglio che potrebbe migliorare la posizione di Ranieri agli occhi degli interisti: lui non è un ‘gobbo’, anzi. Pertanto, l’unica cosa che l’ambiente interista (società, giocatori e tifosi) deve fare adesso è scrollarsi di dosso preconcetti e fornire il massimo supporto al nuovo allenatore, che se messo nelle condizioni giuste ha dimostrato di poter far bene.
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