Come dire, non è stata proprio la settimana fortunata in casa nerazzurra: dopo la stangata della prima squadra di domenica, anche l’Inter Primavera di Andrea Stramaccioni ieri si è ritrovata costretta a ingurgitare l’amaro boccone della sconfitta, uscendo dalla Viareggio Cup, dopo nemmeno un anno dal trionfo nel pomeriggio di Livorno del 2011. Va avanti il Parma, Parma guidato da un ex prodotto del vivaio dell’Inter, Fausto Pizzi, che con la maglia nerazzurra trionfò nella Coppa Carnevale del 1986, che ieri ha completato la sua doppietta meneghina infilzando dopo il Milan anche la sua vecchia squadra. Addio al trono della più classica manifestazione giovanile a livello mondiale, e qualche riflessione si impone.

“Usciamo a testa alta”, ha dichiarato ieri Roberto Samaden, responsabile del settore giovanile nerazzurro, sottolineando il fatto che ancora una volta i calci di rigore sono stati fatali all’Inter, che nelle ultime edizioni del Viareggio solo una volta ha perso nei 90 minuti regolamentari. I rigori come chimera dei giovani nerazzurri, ancora una volta: dopo la vittoria contro l’Atalanta nel Viareggio 2011, solo delusioni dagli 11 metri, in campionato nel derby che valeva l’accesso alla Final Eight scudetto l’anno scorso, in Coppa Italia contro la Roma fino a ieri contro i baby ducali, dove viceversa Pizzi ha fatto valere alla grande le proprie scelte facendo entrare tutti i rigoristi che poi hanno castigato Di Gennaro. Stramaccioni ha lamentato l’assenza di specialisti, espletata al meglio dal fatto di doversi affidare nuovamente al mediano Duncan, dopo l’erroraccio con la Reggina, con risultati sconfortanti. Ma se anche Bessa, rigorista designato, sbaglia quando è il suo turno, è chiaro che serve lavorare parecchio…

Le note positive di questa spedizione non particolarmente fortunata indubbiamente non mancano: in primis, a prescindere dal rigore sbagliato ieri, Daniel Bessa ha confermato di essere elemento di ottima fattura, inventore di gioco eccezionale cui manca poco per affrontare il grande salto tra i pro. Esce rafforzato da questo torneo anche Raffaele Di Gennaro, cui Stramaccioni ha affidato la porta nerazzurra preferendolo a Sala: il ragazzo, la cui stagione è iniziata ad handicap per via di un problema fisico col quale è arrivato nel ritiro di Pinzolo, si è contraddistinto anche per alcuni interventi salvifici, togliendo qualche volta le castagne dal fuoco in situazioni intricate. Piacevole conferma per Lukas Spendlhofer, l'austriaco arrivato in punta di piedi e che dopo le sue performances nel torneo, con gol alla Reggina incluso, pare essersi guadagnato una posizione di tutto rispetto nelle gerarchie di Stramaccioni complici anche i problemi di Bianchetti. E poi, c’è Samuele Longo, nel bene e nel male: il bomber è un elemento la cui presenza incute sempre timore alle difese, la sua capacità di pressare gli avversari e la sua grinta sono merce rara, probabilmente, a questi livelli.

Nel bene e nel male, però, perché Longo, che avrebbe tutte le doti del killer infallibile sotto porta, si è contraddistinto per aver sciupato tante, troppe occasioni: emblematica in questo senso la gara con la Reggina, dove un gol ha fatto ma tanti ne ha divorati, anche clamorosi. Non ha mai convinto davvero, invece, Rodrigo Alborno, sostituito ieri dopo l’intervallo da Terrani (che erroraccio prima del 90esimo…): il paraguayano è sicuramente elemento di grande valore, ma nel Viareggio il suo talento si è visto solamente a sprazzi. Occorre lavorarci ancora. Sospendiamo il giudizio su Marko Livaja, arrivato da poco ma che ha comunque fatto intravedere buone cose. Infine, una nota generale: i troppi cali di tensione, evidenti. Le prime avvisaglie si erano viste nel match inaugurale con l’Anderlecht, dove dopo un buon inizio la squadra ha lasciato prendere coraggio ai biancomalva che hanno messo in difficoltà i nerazzurri fino al gol del pareggio di De Vilde. Col Siena è arrivata una vittoria in rimonta, con la Reggina si sono corsi dei rischi inopportuni, fino a ieri dove, pur giocando bene, la rimonta è riuscita solo a metà (anche se quel fallo di mano…). Un sintomo che anche in campionato si era visto nelle ultime partite.

Al ritorno al lavoro, Stramaccioni dovrà curare certamente questi aspetti: la qualità a questo gruppo non manca, ma a un passo dal momento cruciale della stagione lavorare per mantenere alta la concentrazione sarà fondamentale. Anche perché i prossimi obiettivi sono di quelli pesanti: innanzitutto, bisogna conquistare i play-off scudetto, traguardo quasi obbligato; poi, ci saranno le Final Four di Next Generation Series a Londra. Essere arrivati tra le prime quattro nella Champions dei giovani, risultato che ribadisce il livello e la qualità del settore giovanile nerazzurro,  è già un risultato importantissimo, ma a questo punto perché fermarsi? Anche qui, il primo ostacolo sarà il Marsiglia, avversario difficile ma non impossibile; dopo, con Liverpool o Ajax, ce la si può giocare. Perché precludersi un sogno così?

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 15 febbraio 2012 alle 12:30
Autore: Christian Liotta
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