Un minuto non è poi così breve come si vuol fare credere, anzi. In un minuto a volte può decidersi qualsiasi cosa, ancora di più in una partita di calcio. Nello spazio di sessanta secondi, ma anche di meno, ieri, l'Inter è passata dalla possibile rassegnazione per un gol che sembrava già scritto nelle stelle e che avrebbe regalato al Partizan un successo pesante e sotto certi aspetti clamoroso, alla gioia per una rete insperata che invece permette alla banda Stramaccioni di intascare questi tre punti e volare insieme al Rubin Kazan a quota sette nel proprio girone di Europa League. In mezzo, due flash: il volo di Samir Handanovic su Markovic che pregustava la rete che avrebbe coronato una prestazione eccellente, e la saponettata del dirimpettaio Petrovic che consente a Rodrigo Palacio di festeggiare il secondo gol in quattro giorni. Due flash, sessanta secondi, un risultato: la sesta vittoria consecutiva.
Sembra un po' il copione di 'Sliding Doors': cosa sarebbe successo se la protagonista avesse preso la metropolitana, cosa sarebbe successo se invece l'avesse persa. In questo caso, cosa sarebbe successo se Handanovic non avesse fatto quel volo d'angelo a stoppare la conclusione a botta sicura del talentuoso Markovic, uno che ha fatto capire perché tante lusinghe sono piovute nei suoi confronti? Saremmo forse qui a mangiarci i gomiti perché alla fine sarebbe stata una punizione eccessiva per quest'Inter che dopo un primo tempo così così, forse condizionato da un approccio troppo soft, nella ripresa, seppur in maniera meno lucida rispetto ad altre circostanze, ha sempre tenuto in mano il pallino del gioco, pur sciupando un paio di palle gol incredibili come quelle di Cassano e Palacio che gridano vendetta. Sarebbe stata una punizione pesante, senza dubbio.
Ma nel volo di Handanovic c'è un segnale quasi di giustizia, che viene colto alla perfezione dal tandem Milito-Palacio: così come col Catania, il primo serve una palla al bacio e il secondo la converte di testa nel gol vittoria. Il tutto, come detto, con la complicità di un Petrovic che controlla la sfera come peggio non potrebbe. Da un super-intervento ad un altro davvero da oltraggio: tutto in pochi secondi, nemmeno il tempo di consumarlo questo pazzo minuto che ha deciso un intero match. La dura legge del calcio, quella del 'gol sbagliato, gol subito' che mai come questa volta si è rivelata implacabile. Una sentenza mai scritta che questa volta ha sorriso ai nerazzurri, che adesso premono sull'acceleratore e vanno a fare compagnia al Rubin Kazan a quota sette. E con spirito ulteriormente rinfrancato, si va ora a Bologna, per proseguire questa striscia vincente.
Forse non è ancora il momento per riporre la fatidica brugola: ad esempio vanno recuperati un Matias Silvestre anche oggi apparso indisponente, e che deve ringraziare per primo Samir Handanovic per quella partita su Markovic lanciato da una sua scivolata sul prato di San Siro, e un Fredy Guarin che ha ancora la colpa di alternare prestazioni eccellenti ad altre ai limiti dell'irritante. Ma possiamo anche sorridere per un Alvaro Pereira ordinato e propositivo, sempre attivo lì sulla sinistra, e per un Jonathan che almeno in fase propositiva non ha fatto grossi disastri (per l'altra fase, però, meglio ripassare). E anche per un Philippe Coutinho che fino al momento dell'entrata di Ostojic che l'ha messo ko è stato sicuramente il più brillante del gruppo.
E soprattutto, sorridiamo per un Juan Jesus che se questo era un esame di maturità per lui lo ha superato con voto 100 e lode: senza i suoi compagni più fidati, Ranocchia e Samuel, e con Silvestre in palese difficoltà, ha preso le redini della difesa decidendo di non far passare quasi nulla dalle sue parti. Un muro che pian piano diventa sempre più alto... Nota conclusiva: l'Inter è al momento la squadra che tra le italiane impegnate in Europa vanta il maggior numero di punti all'attivo: a proposito di quel tanto decantato DNA europeo...
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