Si sta decisamente creando uno scenario censurabile attorno alla vicenda legata a Zlatan Ibrahimovic, ormai al centro dell'attuale momento dell'Inter fresca di scudetto. Risolta la grana Mourinho, con una buona dose di arrabbiatura, Massimo Moratti non riesce proprio a rilassarsi a causa di questa fastidiosa situazione che testimonia lo scarso attaccamento alla maglia dello svedese. Il quale non fa che rilasciare dichiarazioni pro Barcellona, che sanno di annuncio di addio. Se ciò non bastasse, a esporsi ancora di più è il suo manager, Mino Raiola, che sottolinea il feeling e la compatibilità tra Ibra e il club catalano, usando come scudo la solita, tipica frase difensiva: è Moratti che deve decidere e noi non abbiamo ancora ricevuto alcuna offerta. Non un atteggiamento positivo e rispettoso nei confronti del proprio datore di lavoro, il quale meriterebbe un trattamento diverso da chi gli sottrae ogni anno 12 milioni netti, mica noccioline. Invece il duo Ibra-Raiola non brilla certo per gratitudine, esternando costantemente quella "voglia di andar via" che li spinge verso il mare catalano.

Una strategia sfiancante, quella adottata da Ibrahimovic e Raiola, i quali non dicono mai apertamente le loro intenzioni, ma lasciano che Moratti si stufi della situazione e dia il via libera a una cessione. Anche perché l'interesse del Barcellona è reale, ma non l'offertona che il patron nerazzurro attende di ricevere. Lavorando sui suoi fianchi attraverso continue dichiarazioni, Raiola e Ibrahimovic (con il primo decisamente più esplicito) contano di abbassare le richieste economiche per la cessione del cartellino dello svedese. Un obiettivo che però rischia di non essere raggiunto, perché anche nella sua magnanimità Moratti non ha intenzione di passare per il fesso di turno e non si muove dalle sue richieste. Per il suo gioiello chiede 90 milioni, punto e basta. Una cifra provocatoria, sia ben chiaro, perché nessuno si presenterà in Corso Vittorio Emanuele con un assegno del genere. Il Barcellona avrebbe intenzione di proporre Eto'o e 20 milioni di euro (anche se il camerunense ha puntato i piedi e secondo alcune indiscrezioni sarebbe persino vicino al rinnovo del contratto), ma Moratti oltre al bomber africano di milioni ne chiede 60. Impossibile trovare un accordo alla luce di questa differenza economica. Si rischia di andare al muro contro muro, è inevitabile, ma stavolta il presidente dell'Inter non ha intenzione di cedere.

La sua disponibilità a trattare c'è, ma le condizioni (come lo stesso Raiola ricorda spesso) le detta la società milanese. Non il manager, il giocatore o un possibile acquirente. Se c'è un contratto, va rispettato, volenti o nolenti. Nei prosimi giorni il teatrino andrà avanti senza soluzione di continuità, ed è un vero peccato. Sarebbe più corretto che qualcuno si esponesse pubblicamente dichiarando le sue intenzioni. Magari questo smuoverebbe una situazione che oggi blocca anche il mercato nerazzurro. La trasparenza non è un optional in simili trattative e Moratti è stanco di certi giochetti. Se Ibra vuole andarsene, non si limiti a lasciarlo intendere, ma si presenti insede con il suo procuratore e lo chieda. Ma oltre alle intenzioni, devono portare un'offerta adeguata al valore dello svedese. Anche perché lo stesso agente sostiene che Ibra sia il migliore attaccante del mondo, quindi il suo valore deve essere in linea con questo concetto. In casa Inter è finito il tempo degli sprechi e dei regali.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 04 giugno 2009 alle 09:35
Autore: Fabio Costantino
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