E’ stato l’uomo del destino nerazzurro. Stagione 2009/10. Aria di Triplete, nostalgia di José Mourinho e, immancabilmente, la mente del tifoso interista vaga verso il ricordo della maglia numero 22 che, scossa da una calorosa esultanza, fa alzare dai propri seggiolini tutti i supporter nerazzurri sparsi per il mondo. L’anno del Triplete è legato indissolubilmente all’immagine di Diego Alberto Milito, il Principe, intervistato questa sera dai giornalisti di Gazzetta TV in una puntata della rubrica “Bomber”. Numerosi ospiti sono intervenuti nel corso della trasmissione per ricostruire la magia di quell’annata, ma ovviamente i riflettori erano tutti per l’attaccante argentino.
Tutto comincia con l’arrivo di Milito a Milano, nell’estate del 2009. A 30 anni: “E’ stata una sfida personale arrivare ad una big a 30 anni”, esordisce Diego. La stagione incomincia con il match di supercoppa italiana tra Inter e Lazio, ma i nerazzurri ne escono con le ossa rotte: E’ stata un’amarezza molto grande, era una partita importante perché c’era in ballo il primo trofeo. Scherzando dissi che ero arrivato e subito abbiamo iniziato a perdere”. Tuttavia, Mourinho nel post-partita è sicuro: “Se giochiamo tutte le partite come abbiamo fatto oggi, a fine stagione avremo vinto tutti i trofei possibili”. Dopo la Lazio, inizia il campionato. Milito non segna alla prima giornata contro il Bari, ma procura un rigore che trasformerà Samuel Eto’o, con la partita che poi finirà 1-1(“E’ stata una mezza delusione, volevamo partire benissimo e invece ci siamo fatti riprendere a 15’ dalla fine da un gol di Kutuzov”). La prima gioia in nerazzurro arriva la giornata seguente, nell’insolito derby estivo. Anche se Milito ricorda con gioia anche la rete di Thiago Motta che è stata il risultato di un’azione corale davvero pazzesca: “Il primo gol? Magnifico! Io mi sono mosso poi ho visto che Thiago Motta si inseriva dentro l’area così l’ho servito e lui ha sparato sotto la traversa. Poi il primo gol all’Inter su calcio di rigore, un’emozione fortissima”.
Dopo il Milan, iniziano a susseguirsi una serie di partite in cui viene esaltata la coppia d’attacco Milito-Eto’o. Il principio di tutto fu una partita contro il Parma: “Sì, è stato il primo momento in cui si è iniziato a parlare della coppia Eto’o-Milito visto che vincemmo grazie ad un gol mio e ad uno suo. In campo ci trovavamo molto bene, c’era davvero un ottimo feeling tra di noi”. Ma il Principe non si scorda di altri suoi compagni che risultarono determinanti: “Maicon ha giocato una grandissima stagione, era determinante per noi. Contro il Napoli ad esempio, il mio gol fu merito suo. Ha fatto una cavalcata incredibile, trenta metri palla al piede per poi servirmi sul filo del fuorigioco. Ho dovuto solo segnare”. La compattezza della squadra si forma soprattutto in partite controverse e difficili, come ad esempio quella di Cagliari. L’Inter va sotto nel primo tempo e, quando rientra negli spogliatoi, Mourinho striglia i suoi. “Ma nella ripresa”, ricorda Milito, “abbiamo invertito le sorti della partita grazie a delle imprecisioni di Conti che riesco a trasformare in rete due volte. La prima volta sul primo palo, poi sul secondo”.
E, inevitabilmente, nel corso della stagione ci si ritrova a giocare partite pazze, proprio come insegna l’inno della squadra di cui Milito e compagni indossano la maglia. L’ultima del girone d’andata contro il Siena, per esempio: “E’ stata una partita strana, abbiamo subito il primo gol nei minuti iniziali, poi sono riuscito a pareggiare ma il match è pazzo. Passiamo in vantaggio, ma poi siamo ripresi e di nuovo superati. Sembra finita quando mancano pochi minuti al triplice fischio, poi ci pensa Sneijder a pareggiarla, con Samuel in attacco che poi ha segnato da vero bomber d’area”.
Il finale di stagione è un crescendo di emozioni, con la Roma che rientra nella corsa Scudetto e la cavalcata in Champions League che si fa sempre più coinvolgente. Si arriva al big match dell’Olimpico tra i giallorossi di Ranieri e proprio l’Inter di Mou. La partita non si mette bene perché Julio Cesar commette un errore e permette a De Rossi di portare in vantaggio i suoi. Milito pareggia, ma Toni ristabilisce il vantaggio romanista: “Abbiamo avuto fino alla fine l’occasione giusta per fare bene e pareggiare, ma all’ultimo io ho preso il palo e la Roma ha iniziato a crederci davvero. E’ stato complicatissimo di lì in avanti”. Sì perché i capitolini continuano la loro forsennata rincorsa, fino a che la Fiorentina non ferma l’Inter al “Franchi” e Totti&co sorpassano i nerazzurri.
A Milito viene chiesto di parlare dei momenti in cui lo Scudetto sembrava perso, con la Roma slanciatissima e l’Inter ad inseguire: “Speravamo in ogni modo che la Roma potesse perdere qualche punto, noi avevamo il compito difficile di battere formazioni come la Juventus e continuare a sognare la finale di Madrid, ma potevamo farcela. La Lazio nel derby avevamo cominciato bene, ma poi si è persa grazie ad un’ottima rimonta della Roma. Tra l’altro in quella partita ha tolto sia Totti sia De Rossi ma alla fine ha vinto. Per noi è stata una grande amarezza”.
Si arriva poi alle partite clou della stagione. In primis, Roma-Sampdoria, la gara del controsorpasso targato Pazzini: “Abbiamo visto la partita a casa mia con Zanetti e gli altri. All’intervallo ero con mia figlia in braccio, ma quando ha segnato la Sampdoria abbiamo iniziato ad urlare. Stavo poi per darla a mia moglie, ma Javier mi ferma e scaramanticamente guardo la partita con lei in braccio. Quando ha segnato ancora la Sampdoria volevo lanciare in aria la mia bimba tanto ero felice”. Infine, l’epilogo felice e vittorioso. Siena-Inter, 16 maggio 2010: “Eravamo in un campo difficile, dovevamo vincere. Curci aveva parato tutto nel primo tempo, Balotelli aveva preso anche una traversa. Sembrava stregata la porta. Avevamo un po’ d’ansia, sapevamo che la Roma stava vincendo. Al 12’ c’è stata una grande percussione di Zanetti che poi mi dà la palla: io controllo e batto Curci sul secondo palo. Poi il finale è stato adrenalinico, sull’ultimo tiro di Rosi il cuore mi è salito in gola ma poi tutto è finito bene”. E, qualche giorno dopo, Milito mette la firma anche sulla terza coppa Campioni della storia dell’Inter. “Sì, è stato l’anno migliore di tutta la mia carriera”, chiosa il Principe che saluta i tifosi interisti con quel sorriso (“da argentino malinconico che ha appena cambiato la propria storia”, come si scrisse sulle pagine della Gazzetta dello Sport il giorno dopo la conquista del diciottesimo scudetto) che è stato uno degli elementi che l’ha contraddistinto nei suoi anni in nerazzurro. Oltre alle caterve di gol, ovviamente.
Autore: Marco Lo Prato / Twitter: @marcoloprato
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