"Abbiamo trovato in eredità un club fortemente indebitato, con gravi problemi di cassa ma non siamo un club in fallimento e questa settimana avremo tutte le risorse per pagare i giocatori". Un deficit, conti alla mano, di 150 milioni di euro a breve termine. Non si tratta di uno dei tanti club di Premier League travolti dalla crisi economica, ma nientemeno che il potente Barcellona, e le dichiarazioni vengono dall’alto, vale a dire il neo presidente eletto Rosell. Nulla di cui preoccuparsi più di tanto, ma solo una crudele verità: neanche il paradiso fiscale che è la Spagna è immune a una congiuntura economica a dir poco preoccupante, tanto da coinvolgere anche società apparentemente in salute e disposte a fare grossi investimenti. L’ultimo, sponda blaugrana, ha portato all’ombra della Sagrada Familia il bomber del Valencia e della nazionale finalista al Mondiale, David Villa.

Ma non è tutto oro ciò che luccica, e le voci di un mercato catalano faraonico stonano con una situazione patrimoniale che ha richiesto un immediato ricorso alle banche per provvedere ai pagamenti più urgenti, molti dei quali pattuiti con i giocatori e non ancora saldati. Nonostante ciò, comunque, Rosell non ha chiuso a chiave il forziere per assenza di dobloni e si è detto disposto ad acquistare Cesc Fabregas, ma non alle cifre che circolano (50 milioni). Un allarme silenzioso, ma che si percepisce anche a distanza e, in qualche modo, scoperchia il vaso di Pandora spagnolo a pochi giorni dalla finale del Mondiale, che legittima il valore di un movimento calcistico in costante evoluzione, ma maschera i buchi di un sistema finanziario che non è tutto rose e fiori come sembra. Si spiega anche così la ‘necessità’ di Rosell di trovare un’altra sistemazione a Ibrahimovic, ‘errore’ del suo predecessore Laporta a cui è necessario porre rimedio, soprattutto dopo l’arrivo di Villa che toglie spazio allo svedese.

I costi di gestione di Ibra sono elevatissimi e una cessione, considerata la stagione in chiaroscuro appena conclusa, è consigliabile. Il Manchester City, che ha dato ossigeno alle finanze blaugrana acquistando per oltre 20 milioni Yaya Tourè, sembra la destinazione più credibile per l'attaccante di Malmoe, che puntando su di lui in pratica chiuderebbe le porte a Balotelli e lascerebbe campo ai cugini dello United. Ma questa è un’altra storia, che si svilupperebbe solo in caso di offerta irrinunciabile sul tavolo di Moratti per SuperMario. L’Inter osserva con interesse la situazione di indebitamento del Barcellona, costretto a ricorrere alle banche. Nonostante l’ottimismo di Rosell, i catalani in questo momento non sembrano all’altezza di un’asta con i nerazzurri per arrivare a Javier Mascherano, e il ricavo dalla cessione di Tourè appare più utile a sistemare il bilancio societario. Non che per El Jefecito l’Inter abbia la strada spianata, ma di certo anche in Catalogna gli euro cominciano a scarseggiare e se di asta si tratterà, probabilmente sarà di basso profilo.

Allo stesso modo, i guai economici di un Barcellona apparentemente in salute non possono non riguardare anche il potentissimo Real Madrid, in cui anche Florentino Perez ha iniziato a soppesare ogni centesimo che investe per la sua squadra. In altri tempi, se Moratti avesse chiesto 35 milioni per cedere Maicon la risposta (affermativa) sarebbe arrivata nel giro di due giorni. Paragonato alla campagna acquisti da 250 milioni di euro di un’estate fa, il costo del cartellino del brasiliano sarebbe sembrato minimo. Oggi non è così, per questa ragione il Real Madrid non chiude l’operazione. Le uscite adesso vanno valutate bene, anche in Casa Blanca si pensa più agli investimenti che agli acquisti spettacolari. La Spagna come l’Inghilterra, dunque, dove poche realtà possono permettersi ancora certi acquisti. In assoluto, il Manchester United, disposto a spendere 35 milioni per Sneijder, cifra altissima considerato il mercato attuale. Per l’Inter sarebbe ua plusvalenza invidiabile dal punto di vista finanziario, ma una minusvalenza da quello tecnico. Per questa ragione Moratti preferisce ignorare i fax che arrivano a Corso Vittorio Emanuele.

Ma il presidente senza dubbio sta prendendo atto (con soddisfazione) dei problemi economici che grandi club soffrono all’estero. Perché? Per il semplice fatto che da un anno lui, per la sua Inter, ha scelto la strada della cautela, della salute finanziaria, dell’oculatezza. L’unica strada oggi possibile, che anche club come Barcellona e Real Madrid presto dovranno imboccare. Poi, starà all’abilità della loro dirigenza riuscire a rafforzarsi senza spese folli, perché Michel Platini, con il Fair Play Finanziario, non prevede figli e figliastri. L’Inter ha dimostrato la scorsa estate di sapersi muovere anche in un terreno economicamente minato, che non offre molte soluzioni convenienti e tecnicamente all’altezza. E i risultati le hanno dato ragione. Quindi non sorprenda se anche durante questa sessione di mercato la strategia dei piccoli e cauti passi verrà confermata. Il tifoso magari non capirà immediatamente, ma alla lunga apprezzerà il fatto di tifare per una squadra che, oltre ai vertici del campo, è ai primi posti europei anche nella salute del bilancio.

Sezione: In Primo Piano / Data: Gio 08 luglio 2010 alle 18:29 / Fonte: FcInterNews.it
Autore: Fabio Costantino
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