La delusione europea è stata grande. Perdere ai rigori contro una Germania sì superiore, ma ‘domata’ nel migliore dei modi, fa accrescere il rammarico e il rimpianto di ciò che avrebbe potuto essere. Il calcio dopo tutto è una giostra, e per ogni delusione c’è sempre un altro giro pronto per far sognare.
Rituffandosi nel mondo Inter, con gli occhi di quello che è stato in questo Europeo, oltre ad un meraviglioso Ivan Perisic, trascinatore fino all’ultimo secondo della propria Croazia, vale la pena spendere due parole su uno dei giocatori più denigrati della Nazionale: Eder. Quando Antonio Conte ha diramato le convocazioni, gli sfottò e le critiche l'hanno fatta da padroni, dalla stampa ai social; gli ultimi sei mesi in nerazzurro (con una sola rete, di fatto ininfluente), dopo i primi sei alla Samp (con 12 reti che in quel momento tenevano testa a Higuain) erano la fotografia perfetta di un giocatore pronto ad essere carne da macello, futuro capro espiatorio qualora la Nazionale avresse fatto male. Invece l’italo-brasiliano ha zittito tutti, e non solo per il gol vittoria (peraltro bellissimo) contro la Svezia praticamente sulla sirena. Di lui hanno impressionato l’abnegazione, la grinta, l’energia inesauribile che ha messo in ogni zona del campo in barba a chi lo tacciava come sovrappeso e fuori forma.
CUORE E NUMERI - Basta analizzare le statistiche per capire quanto Conte avesse ragione a insistere su di lui. Ha distribuito una media di 20 passaggi a gara, con l’86% di precisione e una media di 3 passaggi chiave, per intendesi, quelli che riescono a mandare al tiro il compagno. Basta già questo per capire l’importanza di una punta che ha giocato a supporto di un ariete quale Pellè, e che ha fatto del continuo movimento la sua arma migliore. Infatti giocando spesso basso ha realizzato ben 3 lanci lunghi a partita, utili ad aprire il campo così come chiedeva il ct. Certo, lo si può tacciare di poca propensione al tiro, ed è vero, di fatto ha totalizzato solo 4 tiri in porta in tutto l’Europeo di Francia, ma basti guardare il numero di dribbling, 7 a partita e 5 riusciti, uniti alla mappa delle zone di campo occupate, per capire che il sacrificio tattico di Eder è stata una delle chiavi del gioco dell’Italia. Ha spesso stazionato sulla trequarti, pronto a ricevere la sfera e girarla sugli esterni o per far salire gli esterni senza palla; la seconda parte di campo preferita è stata il centrocampo, dove l’attaccante nerazzurro ha dialogato con i centrocampisti ma ha lasciato anche Pellè libero di ricevere e agli esterni gli spazi per attaccare la porta; infine una delle zone preferite di Eder è stata la trequarti difensiva, dove spesso si è posto a protezione e non è un caso la media di tre contrasti difensivi a gara. Insomma, è chiaro che il gioco di Eder è stato di sacrificio ma utile, intelligente, pensato nei minimi movimenti sempre a supporto dei compagni. Spesso la seconda punta gioca di fronte alla porta, Eder invece ha scelto più di muoversi di spalle o di accettare la ricezione laterale per coinvolgere i compagni nella manovra, ma non ha disdegnato lo spazio quando serviva per far inserire i compagni alle proprie spalle. Un lavoro sporco sì, magari poco alla luce dei riflettori, ma di certo non meno importante.
UN VALORE AGGIUNTO – È chiaro che quando si parla di Eder non ci si riferisce a un fuoriclasse mondiale, né a un giocatore dal gradino inferiore rispetto alla media. Probabilmente si parla di un buonissimo giocatore, capace di leggere le situazioni di gioco e di dare il triplo sforzo per la squadra, anche per sopperire a delle lacune tecniche che certamente ci sono. Ma è certamente un giocatore che in una squadra come l’Inter può essere un valore aggiunto, un jolly da poter sfruttare in ogni situazione di gara. Eder è molto bravo nel calciare, sa sacrificarsi sulla fascia ma soprattutto sa giocare alle spalle di un ariete, ed in questo senso avere un giocatore capace di legare Mauro Icardi al resto della squadra non è affatto da disdegnare. Probabilmente, anzi sicuramente, nel panorama calcistico esistono tanti Eder, magari anche migliori sotto alcuni punti, certo è che questo Europeo deve essere un monito, per Mancini ma anche per la tifoseria forse troppo impaziente e frettolosa nei giudizi. Nella rosa dell’Inter è bene ci sia un giocatore che sappia attaccare gli spazi, che accetti il turnover in silenzio ma soprattutto che dia ogni briciolo delle sue energie per la causa. Una rosa per essere competitiva ha bisogno di campioni, ottimi giocatori, buoni giocatori, capaci di amalgamarsi tra loro: Eder può certamente far parte di questa Inter dando il proprio contributo in una stagione che prevede un doppio impegno (Campionato-Europa League) che richiede uno sforzo ed una gestione delle risorse scientifica da parte del mister Roberto Mancini. Dopo gli italiani, per Eder è arrivato il momento di far ricredere gli interisti.
Ernesto D’Ambrosio
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