Un pareggio al sapore di sconfitta. Quella sensazione di aver gettato due punti al vento, o meglio alla neve. Questo e molto altro è stato il 4-4 di ieri sera tra l'Inter e il Palermo, pirotecnico per chi ha osservato la gara da puro appassionato di calcio, morsa stritolante per i sostenitori delle due squadre. Perché se è vero che a San Siro sono piovute occasioni e gol nel bel mezzo di una tormenta di neve, la pochezza difensiva delle due squadre è stata veramente grave, e per l'Inter ci sono anche altri aspetti da valutare che preoccupano non poco e vanno analizzati con assoluta serietà.
IL CROLLO DEL MURO - Senza The Wall, Walter Samuel, il muro l'Inter non lo ha. Le straordinarie prestazioni dell'argentino in coppia con Lucio - culminate in un derby supremo - avevano dato sicurezza al reparto difensivo dell'Inter, che però col Palermo ha mostrato falle veramente clamorose. Andrea Ranocchia al fianco del brasiliano è sembrato letteralmente spaesato: continuamente sorpreso dai tagli di Miccoli e Budan, incapace di reggere spesso anche perché Lucio come suo solito preferiva involarsi verso lidi offensivi. Posizionamenti anche semplici e basilari per campioni come Ranocchia sono stati falliti a tal punto da favorire un'imbarcata considerevole. Non si può soffrire così tanto per vie centrali, ma anche sugli esterni - specialmente dalla parte di Nagatomo - ci sono problemi: la coperta è troppo corta per avere due terzini che facciano fase offensiva e difensiva, dunque per Bortolo Mutti beffare l'Inter con tagli in diagonale repentini è stato fin troppo semplice, anche grazie a un Miccoli imprendibile per due spilungoni come Ranocchia e Lucio. Ma va pur detto che il Romario del Salento era l'annunciato e certo pericolo numero uno, molto più di Budan, dunque era necessario preparare una marcatura migliore, che invece è stata totalmente assente. Così come le parate di Julio Cesar, perché anche i suoi colpi decisivi in questo periodo stanno mancando. Morale, tante situazioni per il reparto arretrato vanno riviste. E con cura.
CONCENTRAZIONE, QUESTA SCONOSCIUTA - Quello che più è palese quanto preoccupante però è l'assenza di concentrazione nella squadra. Dopo aver ribaltato una simile partita, una grande squadra deve congelare il gioco e far sparire il pallone. L'Inter invece ha concesso al Palermo la gestione del possesso - anche perché Ranieri ha inserito due mediani come Obi e Palombo dunque rinunciando di fatto alla fase d'impostazione -, con risultato una pressione continua che ha messo alle corde una difesa già in difficoltà perenne per l'intero arco del match. E lo stesso problema si era presentato contro la Lazio, quando solo un Klose troppo tenero aveva graziato dal colpo del ko anche in quel caso. Manca la concentrazione, l'attenzione, perché concedere due gol indentici nei minuti finali di una partita simile è veramente una follia.
IL PROBLEMA LEZIOSITA' - Un altro aspetto preoccupante. Già a Lecce la squadra era stata decisamente leziona e tenera nel primo tempo, sullo 0-0, come se fosse convinta di poter vincere da un momento all'altro; ieri a San Siro invece con il vantaggio in pugno a pochi minuti dallo scadere quando si aveva l'occasione di trovare il raddoppio si è tentato di strafare. Questi leziosismi non devono esserci, forse la squadra ha fatto il passo più lungo della gamba: i problemi non sono tutti risolti, l'Inter non è decisamente in salute. Il Palermo andava steso nel finale, non aspettato. E le occasioni vanno concretizzate, perché entrare in porta col pallone è pratica autorizzabile dai tre gol di vantaggio in su, specialmente per una squadra nelle condizioni dell'Inter.
TUTTO SU SNEIJDER - Lo aveva punzecchiato in conferenza stampa, l'ha rilanciato a sorpresa. Claudio Ranieri si è affidato a Wesley Sneijder ieri sera per riproporre il rombo e sta pian piano ritrovando le potenzialità che l'olandese può fornire alla squadra: genio, qualità, visione di gioco. Questo però è venuto fuori specialmente quando è passato largo a sinistra nella ripresa. Manca ancora l'esplosività fisica, naturalmente, ma Sneijder sembra essere sulla retta via, anche perché spesso era chiamato a dover rientrare a prendere palla come Ranieri gli aveva chiesto - il discorso del sacrificio, appunto - e non ha avuto problemi a farlo fino al momento della sostituzione. Insomma, una pedina preziosa già ieri contro il Palermo e che può tornare importante, deve tornare importante dato che ormai Thiago Motta non c'è più e la mente dell'Inter è lui.
GODIAMOCI IL PRINCIPE - La più grande nota positiva di una serata dal retrogusto amaro è stata l'esplosione di Diego Alberto Milito. Che fosse l'uomo del momento ormai sulla cresta dell'onda da fine dicembre non vi erano dubbi, ma un poker come quello calato da Diego al Palermo è tanta roba. Si legge la serenità sul volto dell'argentino quando deve segnare da pochi passi, quando deve saltare il portiere, lanciarsi in uno scatto o segnare un banalissimo rigore. Tutte pratiche che fino a ottobre lo terrorizzavano con lo spettro degli infortuni e dei gol facili ormai diventati un fardello, un incubo. Tutto spazzato via dallo straordinario lavoro di Claudio Ranieri, che lo ha rigenerato dandogli fiducia sempre e che ora si trova una punta vera e in formissima, peccato che il suo poker sia stato vanificato nel finale. Eppure, il Palermo ha sofferto tantissimo i movimenti di Diego, un rapace in area di rigore. Come ai vecchi tempi. O forse è meglio dire come ai nuovi tempi, ovvero adesso?
UN SORRISO DA PALOMBO - L'ultimo sorriso lo ha regalato invece Angelo Palombo. Arrivato due giorni fa dopo l'operazione Motta-PSG, catapultato in campo ieri nella ripresa: un'apertura splendida per Zanetti che consente a Milito di calare il poker, ma anche tanta legna. Il buon Palombo è accolto dagli applausi di un San Siro ghiacciato, ma sa farsi rispettare; peccato pr il finale amaro altrimenti risalterebbe ancor di più il suo ottimo esordio, ma come inizio davvero niente male.
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