Da grossa emergenza a emergenza totale? Sì, possibile, visto che pure Alvarez e Juan Jesus sono in dubbio. Ieri allenamento ridotto per entrambi e proprio il brasiliano sembra stare peggio. Ragionevolmente, però, stringerà i denti e scenderà in campo, sebbene non al meglio. Juan ha così parlato alla Gazzetta dello Sport.
Cosa sta succedendo all’Inter?
“E’ un momento molto brutto. Quando siamo stati al completo eravamo da scudetto, poi sono iniziati infortuni pesanti e ci siamo un po’ persi. Non vedo l’ora che l’aria cambi. Io per primo devo dare di più”.
Perso anche il terzo posto, c’è il rischio che la squadra molli?
“Intanto dobbiamo dare tutto per andare in Champions finché la matematica non ci condanna. Però è sicuramente difficile mantenere gli stimoli al top quando la meta si allontana gara dopo gara”.
Cosa pensa degli arbitri?
“Capita a tutti di sbagliare, ma sullo 0-0 quel rigore inventato per il Cagliari ha pesato parecchio. Anche perché in questo momento fatichiamo a reagire dopo un episodio contrario”.
Come invece sapevate fare in novembre, vedi 3-1 sulla Juve.
“Ma allora avevamo la rosa al completo e grande entusiasmo. In quella gara però abbiamo perso Ranocchia e Samuel e già la sconfitta nel turno successivo, a Bergamo, ha segnato l’inversione di tendenza”.
Contro la Juve ha giocato la sua gara migliore?
“Penso a quella contro il Torino. Era la prima da titolare e sapevo di dover dare la vita per non uscire più”.
Rispetto ad allora, in cosa è cambiato Stramaccioni?
“In nulla. Ha la stessa convinzione. Mi spiace per il fatto che avrebbe in testa un calcio efficace e offensivo, ma in questa stagione non ha potuto tradurlo in campo per i troppi infortuni”.
San Siro sa trascinare, ma anche diventare un boomerang.
“Il nostro è un pubblico fantastico, abituato da sempre a stare ai vertici. Quindi ci sta che se le cose non vanno bene arrivino i fischi. Io me ne frego, ma alcuni compagni no”.
Eppure in qualche modo dovrete uscirne.
“Nei momenti più difficili questo gruppo ha sempre reagito. Basti pensare alla gara contro il Tottenham. Dopo il Bologna, tutti ci davano per morti. Invece abbiamo sfiorato l’impresa. E trascinato il pubblico. Ora abbiamo una grande rabbia dentro. Batteremo la Roma e ci qualificheremo per la finale di Coppa Italia”.
Potrebbe bastarvi l’1-0.
“Inutile fare calcoli. Dovremo giocare con rabbia dal primo pallone. E’ così che si costruiscono le imprese”.
In tre gare stagionali non avete mai battuto i giallorossi.
“E’ arrivato il momento. Anche se loro sono in forma e là davanti hanno mille soluzioni per fare gol. Ci sono Destro, Totti, un mostro che ha gli occhi anche di dietro e non va lasciato mai solo. E poi c’è Lamela. Col Torino ha fatto un gran gol, mai duelli personali li ho vinti io. E se saprò limitarlo ancora saremo a buon punto”.
Alla Roma chi toglierebbe?
“Lamela lo voglio in campo, quindi dico Marquinhos. E’ giovane, ma fortissimo tecnicamente e molto veloce”.
Eppure il doppio impegno campionato-Coppe sembra insostenibile per i nostri club, mentre in Inghilterra si gioca anche a Natale e Capodanno.
“Credo si possa tranquillamente giocare due volte a settimana. Ma per alcuni è più difficile recuperare”.
Il suo problema al limite sembra di concentrazione. Ogni tanto sembra avere dei blackout, soprattutto in marcatura.
“Non credo sia un problema di concentrazione. Sbagliano tutti, ma se lo fa un centrale non c’è modo di rimediare. Io poi ho 21 anni e devo ancora crescere parecchio”.
Con Pereira e Nagatomo out, con la Roma potrebbe dover giocare da terzino.
“Nel caso potrei spingere di più e occuparmi meno della fase difensiva. Per arrivare in finale sono disposto a tutto. Qualcosa dobbiamo inventarci per forza”.
Anche un Samuel centravanti come contro il Cagliari?
“Anche. Con un gol di Ranocchia attaccante abbiamo vinto il quarto contro il Bologna. Walter è un leader, era il mio idolo sin da piccolo. Il suo infortunio ha pesato tanto”.
Ed è l’ennesimo argentino di una rosa in cui stanno per arrivare anche Botta, Campagnaro e Icardi. Invece i brasiliani sono partiti quasi tutti...
“Mi è spiaciuta soprattutto la partenza di Coutinho, che è come un fratello. Ma non discuto certo le scelte della società. Se arriva uno che ci fa migliorare, non guardo certo alla nazionalità. Paulinho e Leandro Damiao sono fortissimi, io voglio giocare il Mondiale in casa. Lo conquisterò grazie all’Inter”.
Ma se lei fosse Moratti, non sarebbe furibondo?
“Non sono Moratti, ma le assicuro che il primo a essere furibondo sono io”.
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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