L'impazienza non è di certo una virtù dei forti, soprattutto quando si parla di calcio e di calciatori; anche perché chi si diletta a esprimere giudizi troppo affrettati spesso non valuta il rischio di scivolare su una brutta buccia di banana non appena svoltato l'angolo. Quante ne abbiamo sentite, nelle ultime settimane, sul conto, tanto per fare un nome a caso, di Alvaro Pereira? Il giocatore uruguagio, arrivato dal Porto nel mercato estivo, era finito sotto il fuoco di fila delle critiche immediate da una fetta del tifo nerazzurro, 'reo' di non essersi ambientato in fretta in un campionato diverso da quello portoghese come quello italiano, e già bollato come bidone pagato a caro prezzo dal tandem Branca-Ausilio. Nonostante anche nelle prime uscite offertegli da Stramaccioni, il Palito, non avesse proprio sfigurato (do you remember gol col Chievo?), pur avendo giocato col freno a mano un po' tirato sulla corsia di sinistra. 

Ma come detto prima, la vera virtù di chi è forte è la pazienza, il saper aspettare il momento giusto per venire fuori. La pazienza sono anche le parole di Andrea Stramaccioni, che verso Pereira ha sempre speso parole di elogio anche nei momenti più delicati, convinto che avrebbe rappresentato il futuro dell'Inter su quella fascia. Bastava solo aspettare il momento giusto, che prima o poi sarebbe arrivato. E infatti, puntualmente, chi ha preferito la pazienza è stato premiato: rispolverato titolare nel match contro il Palermo, Alvaro Pereira ha cominciato a mostrare segnali di progresso eloquenti, culminati nella prova da applausi contro il Napoli. Da applausi per un semplice motivo: perché Pereira adesso pigia di netto sull'acceleratore, correndo e facendo sempre un utilissimo lavoro oscuro. In pochi hanno notato che i due gol dei nerazzurri nascono dai suoi piedi: il corner dell'1-0 lo ha strappato lui, il gol di Milito nasce da una sua personale sgroppata di 40 metri (con gioco di prestigio su Maggio). 

Segnali di crescita importanti, quelli forniti da Pereira, che adesso sembra davvero in grado di fornire qualità e quantità sugli esterni, combinandosi alla perfezione con Yuto Nagatomo. Certo, rispetto al nipponico, arrivato nel gennaio 2011 e subito capace di dimostrare di poter dare subito una mano importante alla squadra nerazzurra con il suo moto perpetuo e la proverbiale grinta, il Palito ha dovuto faticare un po' di più per inserirsi nei meccanismi di Stramaccioni, ma se il gap ora non è colmato del tutto, si può dire che siamo molto vicini. Del resto, quella formata da Nagatomo e Pereira è potenzialmente una delle coppie di esterni migliori di questo campionato di Serie A, in grado di garantire già a breve termine corsa e sostanza, quegli elementi che nel modulo attuale fanno decisamente la differenza. E soprattutto, possono permettere a capitan Zanetti di spendersi di meno lavorando in un ruolo meno di fatica, al centro della linea mediana. 

Il mondo del calcio è fatto di giudizi a caldo, spesso schizofrenici; l'importante è essere consci delle proprie forze e di non farsi travolgere dagli eventi come purtroppo a qualcuno è accaduto. Alvaro Pereira, l'uomo dal ciuffo bizzarro che lo fa tanto sembrare un personaggio di Apocalypto ha dimostrato di esserlo, e adesso tutti ne stiamo vedendo i frutti. Gli scettici? Forse parleranno ancora, ma intanto sono stati messi in minoranza...

Sezione: In Primo Piano / Data: Mer 12 dicembre 2012 alle 14:30
Autore: Christian Liotta
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