Luis Figo non si ferma più. L'ambasciatore nel mondo dell'Inter è a livello interazionale una personalità che non passa mai inosservata, tanto che è ricercato dalla stampa continuamente per interviste. Con il suo sorriso e la sua gentilezza tutt'altro che comuni, Figo ha concesso una nuova chiacchierata proprio oggi, che FcInterNews.it vi propone in anteprima e in versione integrale.

Luis, stai girando il mondo con il tuo nuovo ruolo...

"Mi piace viaggiare, lo ammetto. Anche se dipende qual è lo scopo: l'Asia ad esempio mi attrae, c'è una cultura affascinante, c'è passione per il calcio e ci sono Paesi che economicamente scriveranno il futuro. Mi piacciono soprattutto Hong Kong, la Cina e il Giappone. Ma ciò che adoro è viaggiare con la mia famiglia, siamo stati negli States, alle Seychelles... La famiglia è una cosa fantastica".

Eppure, parli un inglese impeccabile pur non avendo mai giocato in Premier.

"A scuola non studiavo l'inglese, poi ho capito quanto fosse importante e semplicemente parlandola ho migliorato il mio speaking. Poi quando ho conosciuto mia moglie, che è svedese, parlavamo esclusivamente in inglese...".

Dì la verità, un po' ti manca giocare a calcio quando vedi i tuoi ex compagni in campo.

"Sinceramente, non mi manca poi così tanto".

La fine della carriera però è un momento traumatico per ogni calciatore. Ricordi quel momento?

"Certo, ricordo che presi la decisione nell'arco di diverso tempo, non in un giorno specifico. Ero certo di quel che facevo quando ho deciso così, avevo capito che mentalmente e fisicamente non reggevo più quei ritmi. E mi dissi: 'E' ora di appendere gli scarpini al chiodo'".

Com'è guardare il calcio lontano dal campo?

"Mi sorprendo a stare dall'altra parte, è molto più facile. La partita più bella a cui ho assistito ultimamente è stata la finale di Champions a 'Wembley' tra Barça e United: un'atmosfera incredibile, uno degli impianti più belli del pianeta, quel grande Barça. E' stato tutto bellissimo".

Ora segui anche corsi alla Businness School dell'Università di Navarra.

"Certo, è molto interessante. E poi non vivo solo per il calcio, mi è utile conoscere mondi come quelli dell'immobiliare, dei servizi alberghieri, degli investimenti".

E le reti sociali, su internet?

"Ho una piattaforma fatta apposta per i più piccoli, che possono mandare filmati in cui mostrano cosa sanno fare calcisticamente. Ogni mese, decidiamo un vincitore tra i vari candidati. Ovviamente, deteniamo accordi con società professionistiche che guardando tali video possono invitare i ragazzi a fare un provino".

Ti hanno mai proposto di fare l'allenatore?

"Mai, nessuno. Ho sempre detto che non volevo fare il tecnico, poi se prendessi una licenza magari arriverebbe qualche proposta. Ma faccio le cose con calma, non escludo che possano cambiare le cose col tempo. Se mi chiedesse un club o una Nazionale che amo di fare l'allenatore, non so cosa risponderei...".

L'offerta più folle che hai ricevuto da giocatore.

"Quella dall'Arabia Saudita. Peccato fosse una truffa e non un'offerta reale: il presidente voleva solo farmi venire e fotografarmi. Questo era un uomo che non riesco a definire, presidente di un club sconosciuto, senza alcuna garanzia economica...".

Luis, sai chi è Yuri Belous?

"Un magnate russo?".

Non è ricco come tanti altri, è l'ex capo del Mosca che sei anni fa ti fece un'offerta...

"Lo ammetto - sorride, ndr -. Mi invitò a cena, venne da me tramite un agente e mi fece una proposta per passare in Russia. Ma io andai all'Inter".

Dunque l'offerta esisteva.

"C'era davvero, sì. Ma io giocavo nel Real, poi ho scelto Milano e l'Inter perché volevo una squadra di alto livello in un campionato importante".

Ti capita mai di guardare calcio russo in tv?

"Ogni tanto, capita. Ma non amo guardare il calcio in televisione, se non quando giocano l'Inter, il Barcellona e il Real Madrid".

E durante Barça-Real, per chi tifi?

"Per l'Inter, lavoro nell'Inter e tifo per l'Inter (ride, ndr)".

Figo o Cristiano Ronaldo: il miglior portoghese dell'Inter?

"Eusebio".

Cristiano sta facendo di tutto per provare a battere Lionel Messi.

"Sono due giocatori differenti, con personalità, club e caratteri completamente diversi. E' ingiusto paragonarli, a me piace guardarli entrambi quando giocano: perché chiedersi chi è superiore. E' come quando mangi due cose che ti piacciono, perché scegliere una sola pietanza quando puoi gustarne due?".

A maggio sei stato a Grozny per la gara inaugurale della 'Achmat Arena'.

"Sì, Grozny è un posto molto lontano da casa mia che in tanti definiscono pericoloso. Non credo che in realtà ci siano grandi pericoli, è stata una bella esperienza e ho scoperto una nuova città".

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Sezione: In Primo Piano / Data: Ven 30 settembre 2011 alle 20:07
Autore: Fabrizio Romano
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