Negli ultimi anni, nonostante tutte le critiche, l'Inter ha dimostrato di aver occhio. Sono tanti infatti i talenti scoperti dai nerazzurri, da Balotelli a Martins, passando per Pandev. E la maggior parte del merito è di Pierluigi Casiraghi, talent scout del club nerazzurro. Altri talenti però si sono persi per il mondo. "Mi viene in mente Belaid - spiega Casiraghi -. Lui all’Inter arrivò anche in prima squadra, poi però non riuscì ad affermarsi. È finito in Repubblica Ceca, dove ha vinto due campionati con lo Slavia Praga e ha giocato anche in Champions. Un altro che aveva buone qualità è Maaroufi, che ora gioca a Casablanca. Mancini l’aveva fatto debuttare in Serie A. A livello di settore giovanile vedi subito quando un ragazzo ha della qualità tecniche. Poi, però, quando dalla Primavera si passa alla prima squadra, c’è il gradino più alto da superare. In quel passaggio conta più l’aspetto caratteriale che quello tecnico. Avere carattere, saper soffrire, riuscire a condividere lo spogliatoio con campioni o giocatori più anziani, saper convivere con gli altri. Cosa mi colpisce di un ragazzo a primo impatto? Non potendolo valutare caratterialmente, bisogna basarsi su quello che si vede sul campo. La qualità salta subito all’occhio, per chi ne ha visti a migliaia. Per il resto, i criteri sono molto personali: c’è l’osservatore che si innamora della forza fisica, quello che privilegia la tecnica, altri che valutano la continuità. Il ragazzo passa nelle mani dell’allenatore, che si occupa di plasmarlo". 

"L’osservatore cerca di fornire buon materiale su cui lavorare - prosegue -, poi spetta all’allenatore completare il processo. Per questo motivo deve esserci sintonia tra chi sceglie e chi plasma, altrimenti si rischia solo di buttare via soldi. Una delle doti dell'osservatore dev'essere la capacità decisionale rapida, innanzitutto. Ho notato che oggi, rispetto a pochi anni fa, c’è una schiera numerosissima di osservatori su tutti i campi. Tutte le società vogliono sapere tutto di tutti. Ma molti non sono osservatori: sono più che altro fornitori di informazioni. Riempiono database, fanno monitoraggio a larghissimo raggio. Io preferisco avere meno uomini in giro per il mondo, ma andare a colpo sicuro e prendere il giocatore che mi ha colpito"

"Castaignos e Alvarez? Bisogna darli tempo, hanno qualità - spiega Casiraghi -. Alvarez arriva da un campionato, quello argentino, totalmente diverso dal nostro. Lì si privilegia l’azione personale, con un calcio più lento. È normale che faccia un po’ di fatica. Castaignos invece ha fatto 15 gol in 30 partite, ma in un campionato con tre partite all’anno che contano davvero. In Italia, 15 gol è difficile farli anche in Serie B. Un rimpianto della mia carriera? Lucas Piazon. Lo stavo seguendo quando era al San Paolo, e insieme a me, sui campi, c’erano solo altri due osservatori, tra cui quello del Chelsea, che se lo portò a casa. L'altro osservatore era del Barcellona. Di fronte al potere economico degli inglesi, noi italiani perdiamo in partenza. Offrono due o tre volte quello che offriamo noi, e poi la credibilità del nostro calcio è calata. Cosa ci facevo in Francia? E, questo non posso dirvelo... "

Sezione: In Primo Piano / Data: Sab 12 novembre 2011 alle 13:05 / Fonte: Sky.it
Autore: Riccardo Gatto
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