Nessun giocatore nell’appuntamento settimanale con Inter Nos, in onda su Inter Channel. Questa settimana a rispondere alle domande dei tifosi nerazzurri è il direttore sportivo Piero Ausilio che parla a 360° della sua esperienza all’Inter, di quello che sarà il futuro della squadra e non solo.
“Ricordo con piacere ogni singolo successo - inizia così la chiacchierata di Piero Ausilio ai microfoni di Inter Channel - sia delle giovanili che della prima squadra. E’ il culmine di un lavoro fatto con dedizione. Penso a Madrid, ma anche alla mia prima Coppa UEFA perché ero arrivato da qualche mese, era il 1998. Tutto quello che faccio è a causa della mia passione per questo lavoro. Se non si ha una spinta dall’interno non si potrebbe mai fare tutto questo. Sono cose che non si possono imparare con il lavoro, ma devi averle innate dentro di te. Da solo, però, non si fa nulla. Noi siamo un gruppo di persone che lavora benissimo insieme e basato su delle persone realmente competenti di cui mi fido ciecamente. L’utilizzo della tecnologia in questo mestiere ormai è molto importante per ottimizzare il tempo, come nel mio caso. Il lavoro sul campo di scout e osservatori continua a rimanere indispensabile, ma ci facilita indubbiamente perché si fa una prima scrematura attraverso i video. Queste nuove tecnologie hanno livellato un po’ il mercato perché anche le cosiddette piccole lo possono utilizzare”.
Dopo una parentesi sulla propria attività di direttore sportivo si passa a parlare di campo e di mercato, in chiave Roberto Mancini che sarà sulla panchina dell’Inter anche nella prossima stagione che l’Inter sta già progettando: “Abbiamo già detto tantissime volte, io, il presidente, lo stesso Mancini, che è e sarà sulla panchina dell’Inter per la prossima stagione. Non è mai esistito un problema in merito e mai si porrà. Materazzi? Lo stimo tantissimo, sta facendo bene da allenatore e prima o poi sono sicuro che avrà il suo spazio anche qui. Non sarà difficile trattenere Mancini, come non sarà difficile trattenere Jovetic. Entrambi lo vogliono e per noi è una grande cosa. I moduli li decide il mister, non io. Con i giocatori bravi si possono fare tutti questi schemi, ma il compito sarà di Mancini. Io mi auguro che questa squadra possa raggiungere il terzo posto, poi le somme si tirano a fine campionato. Solo in quel momento poi si analizzerà il tutto per ripartire in vista della stagione successiva. Ogni anno noi cerchiamo di fare le cose migliori, ma dobbiamo tenere conto delle direttive imposteci dalla UEFA. CI sono delle limitazioni, ma non vuol dire arrendersi. Abbiamo tante idee e proveremo a mandarle in porto”.
I tifosi ovviamente hanno provato nel corso della puntata a estrapolare qualche nome e qualche dettaglio in più ad Ausilio e si parte dal rendimento dei nuovi arrivati nel corso del mercato estivo, di cui il diesse nerazzurro non si sorprende: “Non è mai facile parlare dei singoli, tutti i ragazzi presi hanno grandissime qualità. Qualcuno ha magari avuto più chance di altri, ma non sono sorpreso del rendimento di Perisic, ad esempio. Lo abbiamo seguito tantissimo e la concorrenza era agguerrita. Abbiamo fatto un grosso sacrificio per farlo arrivare qui, ma il suo rendimento per noi non è una sorpresa, anzi è la normalità. Giustamente ci si attende sempre di più da tutti, ma hanno ampi margini di miglioramenti. Jovetic stesso nel momento in cui starà bene con regolarità farà vedere il suo reale valore. Non si può discutere nessuno dei nostri acquisti, sono tutti di indubbie qualità. Miranda? Siamo stati bravi a chiudere un’operazione in 48 ore, operazione che si era presentata in modo strano e quasi inaspettata. Più o meno si è verificata la stessa situazione verificatasi con Lucio. Siamo stati bravi. Telles e Ljajic sono dei diritti di riscatto e valuteremo tutto a fine stagione a livello tecnico ed economico. Sono due di quei profili che possono rendere ancora di più. Jovetic ha un obbligo definito, mentre Dodò sarà dell’Inter da giugno e adesso siamo contenti che si stia riprendendo. Ora aspettiamo che giochi con continuità alla Sampdoria per tornare in condizione, poi vedremo. Sicuramente mandarlo alla Sampdoria è stata la scelta migliore”.
"Negli anni mi hanno colpito tantissimi giocatori, noi come società siamo la squadra più importante a livello di creazione di talenti per i campionati professionistici europei, circa 40 - prosegue Ausilio -. Ricordo Donati, Pandev, Destro, lo stesso Bonucci: erano ragazzi di talento e con una grandissima voglia di arrivare e sono felice per loro, come per ognuno dei singoli ragazzi usciti dal nostro settore giovanile. Regista? Abbiamo delle idee, ci stiamo guardando in giro. A gennaio non c’era la possibilità sul mercato che si potesse arrivare a un profilo tale, ma si può anche giocare senza. Se si trova il nuovo Pirlo è un bene, ma se non si migliora la rosa è inutile chiudere una trattativa tanto per farla. Meglio valorizzare i nostri giocatori. Abbiamo vinto contro la Juventus senza avere un playmaker in rosa, molte altre squadre non lo hanno e lo trovano fra le proprie risorse. Mané? Lo conosco benissimo da un paio di anni e come tutti i giocatori della Premier sono troppo costosi per muoversi dalla Premier League. Milik? Un giovane attaccante interessante, con un percorso interessante. Adesso si sta affermando all’Ajax. Lo stiamo seguendo, come tanti altri, ma pure altre squadre lo fanno. Nulla di più. Cavani? Ricordo benissimo quell’esperienza. L’operazione era stata portata avanti da Branca. Avevamo questa opportunità, ma non venne lui bensì Pandev a parametro zero e vincemmo tutto. Non si può considerare un rimpianto per come si sono evolute le cose in quella stagione. Laxalt è molto funzionale al gioco di Gasperini, noi siamo stati bravi nel portarlo in Italia, ma il Genoa è stato bravo a lavorarci per sei mesi senza farlo giocare e i risultati si stanno vedendo adesso. Calleri? È stata una cosa divertentissima. Lo abbiamo seguito e lo stiamo continuando a seguire anche al San Paolo, non c’è mai stato nulla di più, poi per il futuro non si può mai sapere. Murillo era un’operazione chiusa da tempo grazie al rapporto con la famiglia Pozzo, volevamo farlo arrivare subito, ma vista la classifica del Granada non ci fu la disponibilità di poterlo fare. In generale un acquisto di un giocatore in scadenza si può annunciare quando si vuole dopo gennaio, ma non lo si fa per correttezza verso l’altro club. Berardi è un ragazzo interessante, non si può dire che non piace, ma ci sono altrettante motivazioni per dire che è una cosa quasi impossibile vista la direzione del prossimo trasferimento, la Juventus. Noi crediamo tantissimo sia in Biabiany che in Santon, il quale abbiamo dovuto ricomprare. Ha tutto per sfondare, deve solamente convincersi lui delle sue qualità. Deve fare uno step mentale in più per poter trovare anche la Nazionale".
Si torna poi a parlare di campo e di quello che è successo dopo la gara contro la Juventus che ha portato la squadra a conseguire una buona serie di vittorie consecutive grazie alla quale si arriva in buona condizione contro la Roma sabato sera: “Non è merito mio se la squadra si è svegliata. Mi sarei risparmiato volentieri quelle parole, avrei preferito parlare di altro. Non avevo pensato prima di parlare in questi termini, ma mi sembrava giusto dare un segnale all’ambiente. In quell’occasione abbiamo fatto un ottimo primo tempo, ma avevamo smesso troppo presto di giocare. Nel momento in cui lo si fa notare i ragazzi si impegnano al massimo per farci vedere di cosa sono capaci. Roma? Noi abbiamo fatto le cose molto seriamente nelle ultime partite e questa settimana è diventata molto importante. Non sarà una gara decisiva, ma è fondamentale fare una bella prestazione e un risultato positivo. Poi si vedrà. Con una sconfitta il terzo posto sarebbe difficile, ma ci sarebbero ancora delle possibilità perché nel calcio di impossibile non c’è nulla".
In chiusura il direttore sportivo nerazzurro racconta una serie di retroscena sulle varie trattative di mercato a partire da quella che ha portato Kondogbia all’Inter: "Nei miei 18 anni in cui sono all’Inter non mi era mai capitato di essere allo stesso ristorante del Milan che trattava anche lui il giocatore. Né a me né a Galliani era mai capitato di vivere una situazione simile. Trattativa più complicata per la mediaticità è stata proprio quella per Geoffrey, era un problema tutta questa pressione, ma la più dura come trattativa in sé è stata quella per Perisic a causa della diversa cultura dei tedeschi che sono esigenti e non hanno magari la stessa nostra celerità nel rispondere. Guarin? È stato chiuso in due giorni, noi avevamo fatto una trattativa con un altro club, ma non è stata una situazione così tanto complicata. I tifosi quando mi incontrano mi chiedono sempre di Lavezzi, era il sogno di tutti e per giugno ci sarebbe stata anche qualche possibilità. Se non fosse andato in Cina, l’idea Inter a parametro zero sarebbe stata un’opportunità concreta".
Autore: Gianluca Scudieri / Twitter: @JeNjiScu
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