Medel non andava bene, perché troppo limitato tecnicamente. Joao Mario, che ha dalla sua la tecnica, non ha ancora nella mente quel ruolo, fatto di tanto sacrificio e giocate più intelligenti che belle. La conclusione è che l'Inter ha una mancanza nel ruolo davanti alla difesa, l'uomo che deve "sostituire" l'allenatore in campo.
MEDEL O JOAO MARIO - Tutti gli allenatori che sono passati da Milano negli ultimi anni (Mazzarri, Mancini e adesso De Boer) hanno sempre schierato Medel quando è stato possibile, conquistati dalla garra agonistica che il Pitbull sa mettere in campo. Voglia di fare e spirito di abnegazione che nessuno può negare a Medel, ma che in questi suoi anni nerazzurri non hanno mai saputo realmente offrire protezione alla difesa, trovatasi spesso scoperta ai contropiede avversari. Medel quindi non fa un lavoro alla Gattuso, per intenderci: ha grande abilità nel pressare gli avversari, ma non ha l'intelligenza calcistica per leggere in anticipo le giocate degli stessi e risolvere i problemi prima ancora che si siano palesati. A questo, bisogna aggiungere marcati limiti tecnici, che lo sconsigliano di provare giocate che non rientrino nell'abc del calcio. Una carenza non da poco per chi deve comandare il gioco. Complice la sua squalifica, De Boer si è inventato Joao Mario davanti alla difesa. Tutti gli esteti del gioco hanno gridato al "finalmente" vedendo un giocatore tecnico e non fisico in quella posizione. E contro il Torino è stato una bella scoperta, mostrandosi capace di farsi dare il pallone con sicurezza, dando sempre un appoggio ai difensori. Il mondo Inter sperava in una bella conferma su un campo ostico come quello di Genova, ma è stato bruscamente riportato alla realtà. Joao Mario fa una partita da 4,5 e regala quella sensazione: "Forse era meglio Medel". Il portoghese ha delle attenuanti, perché non è facile imparare subito a giocare in un ruolo nuovo; inoltre è più difficile quando si è "vittima" di una pressione non da poco, come quella dei centrocampisti doriani. Quello che preoccupa è stato l'atteggiamento del corpo di Joao Mario: troppo passivo, nessuna determinazione nel recuperare la palla, fermandosi invece di rincorrere l'avversario. Sembra che il numero 6 non sia ancora conscio dei compiti che quel ruolo richiede, un ruolo fatto di grande intelligenza, che deve portare a un lancio a effetto in meno e a una palla intercettata in più. Insomma, il progetto Joao Mario playmaker può funzionare, ma bisogna cambiare il modo in cui il centrocampista ex Sporting Lisbona si approccia alla partita. Dettaglio non da poco.
LA SOLUZIONE - Migliorare la tecnica di Medel, a 29 anni, è molto difficile. Molto più facile insegnare un nuovo ruolo a Joao Mario, ma non è comunque detto che riesca a cucirsi addosso la neo posizione in modo adeguato per una squadra come l'Inter. Joao Mario ha l'età dalla sua, ma deve metterci molto impegno e deve anche essere aiutato adeguatamente da chi gli sta attorno. Andrea Pirlo, che oltre un decennio fa fece lo stesso percorso, passando dalla trequarti alla mediana, lo ha fatto nel Brescia e con un grande maestro come Mazzone. Non era arrivato all'Inter come salvatore della patria con un cartellino del prezzo che recita 45 milioni di euro. Un filo di pressione in più che rischia di far saltare il tutto. All'Inter serve un giocatore come Cambiasso, come Busquets: uno in grado di fare la giocata semplice quando serve, in grado di leggere la partita. In grado di essere un vero e proprio allenatore in seconda in campo. Stefano Pioli, nel Bologna prima e nella Lazio poi, ha sempre avuto un giocatore con queste caratteristiche nel suo centrocampo. Nel primo caso le chiavi erano affidate a Diego Perez, nel secondo a Lucas Biglia. Anche prima dell'arrivo del tecnico parmense, proprio il capitano della Lazio è stato un oggetto dei desideri della dirigenza nerazzurra, che si sono sempre scontrati con il prezzo (altissimo) del cartelino che fa Claudio Lotito. Un giocatore come Biglia sarebbe un unicum nell'attuale rosa dell'Inter, visto che l'argentino è in grado sia di orchestare ottime geometrie sia di mantere l'ordine in mezzo al campo. Più semplicemente, Biglia fonde le caratteristiche sia di Medel sia di Joao Mario e sarebbe in grado, in una volta sola, di risolvere un problema tattico non da poco. Con il vantaggio di avere un allenatore che lo conosce benissimo e sa cosa può chiedergli. E se anche le strade dell'argentino e dell'Inter non si incontrassero a stretto giro, resterebbe comunque questo buco nel reparto di centrocampo che Pioli, così come chi lo ha preceduto, riempirebbe volentieri con un profilo adatto a prendersi questa responsabilità. L'alternative è fare di necessità virtù, con Medel e Joao Mario.
Autore: Matteo Serra / Twitter: @MattSerra5
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