La stagione dell’Inter ha preso una piega che consolida lo status sociale dell’Inter. Anche quest’anno la squadra è imprevedibile, l’allenatore bravo ma non abbastanza, i giocatori bravini ma non tanto da permetterti di sognare ambiziosamente. E poi la logica perversa che ti fa guardare la squadra affezionandoti ai giocatori e non ti permette di capire lucidamente perché da tre anni le cose non vanno. Ogni volta che l’Inter inizia le sue partite vedo dei giocatori che giochicchiano, non giocano, provano delle trame con professionale applicazione e non con quella fame che invece trovo in altre squadre più in alto in classifica. La rabbia, l’aggressività, l’intensità di gioco sembrano un'utopia da diversi anni. Può darsi che si tratti di caratteristiche umane, o peggio di limiti a cui non si può porre rimedio ma quando guardo Ranocchia lo trovo ammirevole per la sua eleganza, tanto quanto e snervante la sua assenza di combattività. Quando vedo Juan Jesus mi rammarico per come non riesca a mettere al servizio della sua esuberanza fisica una saggezza tattica anche al minimo sindacale.

Quest’anno il simbolo è Jonathan, un buon giocatore che ha dimostrato di non essere un brocco e dotato di abnegazione tanto lodevole da farlo diventare un beniamino, con giocate e persino gol decisivi. Tuttavia se l’Inter vuole vincere e non essere una squadra da 4° o 5° posto Jonathan deve fare parte della rosa e non dell’undici titolare. Vale anche per Nagatomo che è un altro bravo esterno che merita di restare in nerazzurro. Ma il titolare deve essere un giocatore che faccia la differenza.

E purtroppo la differenza non la fa il giocatore su cui aveva puntato tutte le fiches a inizio stagione, quel Fredy Guarin che ha classe, talento, fisicità e pochissima testa. Un centrocampista di classe in quel ruolo, in una squadra come l’Inter, non può mai giocare come lui. E lo dico con rammarico perché è un giocatore che mi diverte e da cui spero arrivi sempre una giocata non banale. Invece a lui piace incaponirsi negli 1 contro 5, nei tiri da 30 metri che finiscono regolarmente in tribuna, nelle giocate velleitarie, non detta mai i passaggi, non capisce che diavolo sia questo “gioco di squadra” di cui gli hanno parlato.

C’è da registrare anche l’involuzione di Kovacic. Lo temevo quando ha saltato di netto tutta la preparazione per infortunio e quando Mazzarri ha annunciato che per lui il giovane talento croato avrebbe giocato più avanti. Detto, fatto: Mateo si è smarrito e perde palloni che l’anno scorso non si sarebbe mai sognato, proprio per insicurezza nella posizione in campo e forse scarsa forma.

Quel collegamento dei reparti lo dovrebbe garantire Cambiasso ma da solo e senza la corsa di qualche anno fa si sente che non può fare la fase di chiusura e di impostazione. Quel ruolo che invece poteva e potrebbe coprire proprio Kovacic. E il paradosso dell’Inter più giovane è che i migliori in difesa hanno più di 30 anni e spesso sono assenti (Samuel e Campagnaro), in attacco gli infortunati si moltiplicano (l’ultimo è Icardi) e alla fine gioca sempre e solo un altro meraviglioso over 30 come Palacio.

Mazzarri aspetta pure Milito e spera cresca più in fretta uno come Taider. Nessuno sa perché Mudingayi non sia ancora pronto per giocare ma in questo quadro certamente impietoso che sto tratteggiando mi rallegro per il consolidamento di Ricky Alvarez. Fino a pochi mesi fa venivo sbertucciato insieme a lui, anche da alcuni lettori di FcInterNews che mi scrissero privatamente per bacchettarmi sulla mia stolida difesa del giocatore. Al contrario Alvarez è il miglior calciatore che l’Inter abbia in rosa, insieme a Palacio e Handanovic (a proposito, si è fatto male pure lui).

Così com’è nemmeno un intervento a gennaio cambierà molto la stagione nerazzurra. Thohir ha dichiarato di essere consapevole che servono due esterni (e un centrale aggiungerei) ma ormai il distacco dalle terze sembra tale da pensare che sia meglio essere realisti, difendere il quarto posto, studiare dal progetto Roma e iniziare dalla prossima sessione di mercato a costruire una squadra da scudetto.

Sezione: Editoriale / Data: Sab 02 novembre 2013 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo
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