Quando cala il black-out, per quanto torce, lumini e candele possano essere efficaci, non è mai facile far luce su tutti i punti negativi. Parlare oggi di Inter è un po' come sparare sulla croce rossa. Una vittoria in sette gare. Sul Pescara. Una vittoria esterna in campionato che manca da quel magico 3 novembre. L'Inter asfaltò la Juventus, pur subendo un gol in netto fuorigioco dopo 19 secondi. Sembrano altri tempi, eppure son passati soltanto tre mesi. In quei mesi l'Inter ha perso smalto, ha perso uomini. Dopo un ciclo importante di vittorie esterne è arrivato il massimo apice, la vittoria sui rivali di sempre, violati per la prima volta nel loro nuovo stadio. Parlare di fame persa sarebbe inappropriato, perché l'Inter di fatto non ha vinto nulla. Ma le energie mentali impiegate in quel periodo hanno giocato forse un ruolo fin troppo decisivo.
Stramaccioni sembra aver perso il controllo della barca. Un tempo i giocatori dopo ogni gol correvano verso di lui ad abbracciarlo. Un tempo non si faceva altro che parlare di lui e dell'entusiasmo che riusciva ad imprimere nello spogliatoio. Un tempo ogni mossa che provava si rivelava quella vincente. E adesso si trova immerso in tutta la sua inevitabile e giustificata inesperienza. Non gliene si faccia una colpa, ma finalmente (verrebbe da dirsi) per l'allenatore romano è arrivato il momento di confrontarsi con la dura realtà. Un calcio fatto di episodi sfortunati, di confusione tattica, di polemiche. Adesso non è più quell'allenatore giovane che si è trovato per caso alla guida di una delle squadre più importanti del panorama mondiale. Ora è un allenatore come gli altri, come quelli che la domenica devono dimostrarsi all'altezza per non finire sul filo di un rasoio. Fa parte del gioco, lui stesso né è (serenamente) consapevole. Nonostante un mercato più che dignitoso fatto negli ultimissimi giorni, continua a mancare la mano dell'allenatore. Non si vede una ben defnita identità tattica e l'entusiasmo è ai minimi storici. Ora servono competenza e buon senso, altrimenti si rischia di affondare.
Il centrocampo sembra essersi parzialmente rinforzato con gli innesti di Kuzmanovic e Kovacic. Il primo, con movenze alla Thiago Motta e con la giusta tenacia può rivelarsi l'uomo giusto. Oggi abbiamo già avuto un assaggio di quello che potrà dare in futuro. Un giocatore completo, un colpo assoluto, pagato la miseria di un milione. Si è preso la squadra in mano fin dal primo minuto, poi come tutti ha perso un po' di lucidità. Ma abbiate fiducia. E poi c'è Kovacic, classe '94 e pochissima paura di fare brutta figura. Perdonategli qualche palla persa, ma questo ragazzo nonostante il momento critico ha accettato un ruolo da vero e proprio metronomo. Negativo, invece, il primo tempo disputato da Ezequiel Schelotto. Giocatore non ancora in condizione, che fatica storicamente in entrambe le fasi. Un uomo di fascia che però potrà dare il suo contributo quando tutto sembrerà girare per il meglio. L'Inter paga a centrocampo anche un'eccessiva diligenza del suo capitano. Zanetti anche oggi ha collezionato un nuovo record, ma è lecito chiedersi quanto sia in grado di reggere un ciclo così ravvicinato di partite. Un terminator? Forse sì, ma un extraterrestre proprio no.
Sebbene anche la difesa non stia regalando prove di assoluta affidabilità, continuando a subire una miriade di gol, il reparto che desta maggiori preoccupazioni è quello offensivo. Tommaso Rocchi, non ce ne voglia, non è il giocatore che può sostituire adesso Milito. Stramaccioni ha chiesto un giocatore che sapesse inserirsi negli spazi, ma forse sarebbe stato ben più appropiato puntare su un attaccante in grado di far salire la squadra e di fare reparto da solo. Un Borriello, primo nome che mi passa per la testa. L'atteggiamento di Cassano, inoltre, ora come ora non aiuta. Spunti di classe, anche oggi un rigore lampante procurato (ma inspiegabilmente non assegnato) e una traversa colpita. Ma uno stile di gioco troppo naif, che per i ritmi di oggi in Serie A non fa altro che rallentare il resto della squadra e toglierle equilibrio. Allora occorre puntare su Palacio, un giocatore che prima punta ci è diventato a Genova segnando caterve di gol. Ma che una prima punta vera e propria non lo è. Insomma, mai come oggi, sembra necessario il ritorno di Milito. Da quando manca lui, mancano anche i gol. E i risultati. Il Principe, insieme a Samuel e a Cambiasso può restituire a questa squadra una mentalità vincente che ora non c'è. Una mentalità da Triplete. Perché se sono rimasti solo loro e pochi altri, un motivo ci sarà...
Autore: Mario Garau / Twitter: @MarioGarau
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