Oggi è un dato di fatto: a dieci giorni dall'inizio del campionato l'Inter è ancora alla ricerca di un'identità. Questo il messaggio spedito direttamente dal Mapei Stadium al termine dell'ormai tradizionale Trofeo Tim. Posto che neanche prendo in considerazione i 47 minuti contro il Sassuolo, non è la sconfitta contro il Milan che preoccupa, così come per il derby cinese, ma è l'approccio al match che lascia perplessi. Francamente, mi hanno sorpreso negativamente le scelte tattiche di Mancini, che continua a sperimentare (Kovacic e Hernanes larghi, perché?) e sul campo non ottiene risposte incoraggianti, mentre l'amico rivale Mihajlovic ha già dato alla sua squadra un'impronta chiara, quanto meno con tutti i giocatori al loro posto. Se il Mancio voleva mandare l'ennesimo messaggio a Thohir, sottolineando l'assenza di un esterno specialista, non poteva essere più esplicito.

Certo, si può essere soddisfatti per la reazione, che ha messo sovente in difficoltà i rossoneri e ha portato l'Inter vicina al 2-2, grazie in particolare al cambio di modulo (oggi c'è solo il 4-3-1-2, stop) e all'inserimento di Brozovic, nota lieta in barba a chi già bollava anche lui come innesto invernale fallito. Non è tutto da gettare nel water, insomma, ma penso sia più sensato orientarsi sui problemi, evidenti, palesati a Reggio Emilia (i 45 minuti contro il Sassuolo sono stati solo un atto dovuto) invece che lasciarsi cullare dalle buone indicazioni, che comunque sono gradite. Servono a questo le amichevoli, per avere chiaro il quadro della situazione al calcio d'inizio ufficiale della stagione. E al momento non mi pare sia così limpido, a prescindere dai risultati che contano solo per fare abbonamenti e vendere magliette (ok, lo ammetto, serve anche questo...). Mi piacerebbe vedere il vero volto della nuova Inter, che finora Mancini ha proposto solo a tratti, perché se considero le altre squadre un po' tutte hanno già un'idea di gioco, primo fondamentale passo per essere pronti ai nastri di partenza. È calcio d'agosto, vero, ma a fine mese si giocheranno le prime due giornate di campionato.

L'impegno di Reggio Emilia, oltre a evidenziare i limiti sopra citati, ha confermato come il vero codice rosso in casa nerazzurra siano gli ultimi ritocchi di mercato, che dovrebbero dare forma alla versione ufficiale dell'Inter. E mentre si cerca di piazzare gli ultimi giocatori considerati di troppo, detto in modo politically correct, a meno di 20 giorni dal gong della campagna acquisti estiva ci sono due/tre caselle del puzzle da riempire. Priorità, il sostituto di Xherdan Shaqiri, che alla fine ha optato per la soluzione Stoke City nonostante il malcontento di Stefan Effenberg che lo avrebbe visto meglio in un club più prestigioso. Ma tant'è, non è più un problema dell'Inter, anche se tanti tifosi continuano ad accusare Mancini per la cessione dello svizzero, a mio parere senza avere il quadro completo della situazione (io stesso sono in attesa di conoscere la verità, o almeno qualcosa che le si avvicini).

Chi al posto del nuovo Potter? Il nome è uno e uno solo: Ivan Perisic. Le alternative meritano questa etichetta, perché sono solo ipotesi neanche troppo convinte. L'obiettivo è il croato, la trattativa è di lunga data e l'Inter non molla l'osso, pur di fronte all'intransigenza di chi dovrebbe vendere. Le parole di Allofs (“L'Inter non può permettersi Perisic”) le interpreto come la tipica schermaglia di mercato (poco elegante, a onor del vero, un po' come Wenger prima di cedere Podolski) da parte di chi cerca di ottenere il massimo in una transazione. In bassa Sassonia hanno un vantaggio non da poco, che a Milano non conoscono da tempo: non hanno bisogno di cedere per questioni di bilancio. Quanto basta per fare il prezzo e non smuoversi più di tanto in attesa che il topolino esca dalla tana per avventarvisi.

In situazioni simili, la storia ci insegna che basta un pizzico di pressing del giocatore per sbloccare la trattativa, ma un following su Instagram serve a poco se non si concretizza in una richiesta ferma alla propria dirigenza. E Perisic, che al Wolfsburg sta bene anche se Milano lo attrae di più, non pare intenzionato a offrire il fianco alle rappresaglie dei tifosi biancoverdi. Che si fa, dunque? Si attende, anche se il tempo è poco e Mancini smania (si è anche detto fiducioso a riguardo). Si attende che il Wolfsburg capisca le necessità di bilancio dell'Inter, che come al solito promette di pagare fino all'ultimo centesimo ma chiede comode rate. Si attende, chissà, quella pressione del giocatore, magari un'intervista innocua in cui ammette di voler provare una nuova esperienza all'estero. Si attende, perché no, che sia l'Inter stessa ad andare incontro al Wolfsburg, magari con una proposta più gradita. Stiamo a vedere, qualcosa succederà perché i nerazzurri la loro scelta l'hanno fatta e hanno il sì convinto del croato, che vale più di un apprezzamento su Instagram (non basta, ma aiuta). I piani B lasciamoli dove stanno, se Mancio ha chiesto Perisic bisogna fare il possibile per accontentarlo. Serve, in altre parole, convinzione.

Molti tifosi non sono d'accordo, scrutando la socialsfera nerazzurra noto un diffuso scetticismo intorno a questa scelta, soprattutto se inquadrata nel contesto finanziario in cui dovrebbe concretizzarsi. In altre parole, 18-20 milioni di euro sono troppi, a detta di molti tifosi, per questo giocatore. Possibile, sulle cifre non mi espongo mai perché non ho gli strumenti necessari per valutare il cartellino di un calciatore. Ma se la dirigenza è disposta a spenderli, anche se a rate, forse il croato non è poi così banale come qualcuno pensa. O forse chi lo ritiene un sopravvalutato non lo ha mai visto giocare. Sia ben chiaro, non è un top player né mai lo diventerà. Però ha una dote rara, la duttilità: ala, prima punta, seconda punta, trequartista, buona tecnica, velocità e bravo con entrambi i piedi. I fenomeni sono altri, ma lo si può essere anche nel modo meno istituzionale del termine. E se Mancini, che ha 'maneggiato' decine e decine di campioni in carriera, insiste tanto, un motivo ci sarà.

Non resta dunque che attendere la concretizzazione di uno degli scenari sopra citati, perché questa trattativa va sbloccata prima possibile. Tra le righe dei segnali provenienti da Wolfsburg non leggo una chiusura definitiva, ma un semplice gioco delle parti. Perciò resto ottimista, soprattutto dopo la cessione di Shaqiri che un giorno, chissà, verrà motivata come si deve. Soldi freschi ci sono, il posto è vacante, l'obiettivo è chiaro, la squadra ne ha palesemente bisogno. Avanti.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 13 agosto 2015 alle 00:00
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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