Ci siamo chiesti tante volte in questo mese e mezzo, che è solo il preludio di un periodo molto più lungo in cui le nostre abitudini saranno ridimensionate o mutate, se il mondo sarà lo stesso, se la gente cambierà, se ce la faremo.

A prescindere da un ottimismo di facciata e un pessimismo cinico e rancoroso, talvolta anche comprensibile, sembra che le persone dimentichino che se vogliono un cambiamento devono essere le prime ad andare nella direzione che auspicano.

Il calcio nei 45 giorni che hanno portato prima allo spostamento, poi all'ipotesi di annullamento del campionato per poi rivedere la luce, con un ipotetico inizio a fine maggio inizio giugno, non ha dato cenni di una sua riformulazione ma si sta prodigando da tempo arrovellandosi in modo furibondo solo su come e quando tornare.
Il pronostico è che per un anno le cose saranno effettivamente diverse e ci sarà un inevitabile senso di alienazione che produrrà qualche effetto ma il calcio e, in generale tutto lo sport, non cambieranno culturalmente e con loro i tifosi.

Giusto quelli mancheranno allo stadio per tanto tempo, con tutta probabilità fino all'inizio dell'anno prossimo quando, si suppone, sarà stato trovato un vaccino e i mezzi su larga scala per diffonderlo.

Fino a quel momento vedremo il calcio e l'Inter in stadi deserti.
È un problema con cui dovremo convivere, grottesco, surreale quanto volete ma pur sempre l’ultima tra le preoccupazioni reali.

È una complicazione che non riguarda soltanto noi, La Premier League vuole usare un app sviluppata da VST Enterprises, ancora in fase di sperimentazione, per permettere ai tifosi di seguire dal vivo le partite, quando il Governo inglese consentirà la riapertura degli stadi. Si tratta di una misura tecnologica che la Cina ha già utilizzato per monitorare i propri abitanti.

In Germania, Bayern, Borussia Dortmund e altri club hanno già ripreso gli allenamenti, il Borussia Mönchengladbach ha pensato a qualcosa di estremo per non sentire troppo la mancanza dei suoi tifosi: riempire gli spalti del Borussia Park con delle sagome di cartone che raffigurano gli abbonati.

In pratica la stessa idea che qualche anno fa mise in pratica la Triestina visto che nessuno andava a vederla nel suo bellissimo stadio (Nereo Rocco).

Mancherà tutta quella componente emozionale che caratterizza qualunque spettacolo perché nel caso del calcio riunisce settimanalmente delle persone che hanno quasi un bisogno fisico di riunirsi con altre in un luogo riconosciuto E sapendo che in quel giorno possono sentirsi accolti anche senza parlare.

Lo stadio in generale ma soprattutto San Siro per i tifosi interisti, mancherà maledettamente e, curiosamente, proprio nell'anno in cui si darà ufficialmente il via alla costruzione del nuovo impianto che ospiterà Inter e Milan.

Mancherà la riunione davanti alla biglietteria, l’appuntamento davanti al cancello, la birretta in uno dei baracchini, l’ingresso, la salita per andare a sedersi, la finestra del campo la quale man mano che si entra nello stadio diventa sempre più grande e poi quella sensazione inebriante quando si è dentro davvero, i cori della curva, il riscaldamento della squadra, la pubblicità, non più “estintori meteor” ma comunque una voce negli altoparlanti, la lettura delle formazioni, l’ingresso in campo, la partita, la fine del primo tempo, i commenti, la ripresa, la fine della partita, incazzati o felici che sia, lo sciamare delle persone che escono dallo stadio, come un formicaio che si compone verso i parcheggi, la metropolitana e il pensiero alla prossima partita.

San Siro ci mancherà tanto e quando sarà di nuovo possibile tornarci mi auguro che la gente ricordi cosa significa stare insieme, sedendosi vicini, accomunati dalla passione. 

Sezione: Editoriale / Data: Lun 13 aprile 2020 alle 00:00
Autore: Lapo De Carlo / Twitter: @LapoDeCarlo1
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