La vittoria contro la Sampdoria è stata bella, perchè importante. In campo si è vista un'Inter ancora convalescente, per lunghi tratti del match passiva rispetto alla formazione blucerchiata, ma finalmente sono state capitalizzate al massimo le poche occasioni create. Di positivo, oltre al risultato, una ritrovata compattezza, a mio avviso figlia del modulo. In questo momento il vecchio e caro 4-4-2 con i giocatori utilizzati nei rispettivi ruoli senza troppi voli pindarici, è quello che serve. Il tanto vituperato Icardi, che ha battuto Viviano con un gesto prima atletico e poi tecnico da grande goleador, è a quota 11 nella classifica dei marcatori e sono pronto a scommettere che segnerà ancora molto da qui sino a fine stagione.

Continua invece ad apparire un corpo estraneo alla squadra Eder, che è stato ingaggiato proprio per aumentare la prolificità in attacco e che, invece, finora non ha quasi mai tirato in porta. Mancini giustifica la cosa con il fatto che l'italo-brasiliano sia arrivato in un momento di grande difficoltà generale, ma che a breve si sbloccherà tornando a fare al meglio il suo mestiere principale: buttarla dentro. Discorsi e speranze che si intrecciano alla vigilia di un doppio incontro ravvicinato con la grande rivale di sempre, la Juventus.

Domenica sera il primo face to face, il più importante, allo Stadium in campionato. Inter obbligata a strappare un risultato positivo se vorrà ancora coltivare legittime ambizioni di terzo posto, perche Roma e Fiorentina sono davanti e non aspettano, magari non brillano, ma vincono. La Juve avrà sulle gambe la sfida di Champions League con il Bayern Monaco rimontata con grande dispendio di energie psicofisiche, la cosa potrebbe tramutarsi in un vantaggio per la Beneamata che invece ha modo di allenarsi alla Pinetina, ma quello che conterà veramente sarà lo spirito e la voglia con cui i nerazzurri sbarcheranno a Torino. Non perdere o addirittura vincere nella tana dei bianconeri farebbe dimenticare l'orribile inizio di 2016 che ha fatto precipitare la squadra dal primo al quinto posto e getterebbe le basi per un finale di stagione quanto mai interessante.

In attesa di sapere se sarà accolto il ricorso contro la squalifica per due giornate a Kondogbia, apparso in crescita prima dello stupido battimani a Mazzoleni in quel di Firenze, Mancini dovrà però pensare a come sostituire Marcelo Brozovic, appiedato dal giudice sportivo dopo l'ammonizione abbastanza gratuita rimediata con la Samp. Non mancherà lo juventino Bonucci che, diffidato, è stato graziato a Bologna dal signor Irrati di Pistoia dopo un fallo da rosso diretto ai danni Destro. La gestione dei cartellini sta penalizzando l'Inter che invece contro Fiorentina e Sampdoria ha beneficiato di due rigori non concessi all'avversario. Nessuna lamentela pretestuosa dunque, ma obiettivo riscontro di quanto visto in campo, però un fallo da rigore si può anche non vedere, mentre la mancata ammonizione di Bonucci penso abbia sorpreso anche i tifosi della Juventus.

Sarebbe comunque bello e importante fare risultato domenica per poi affrontare nuovamente i bianconeri mercoledì 2 marzo al Meazza nella semifinale di ritorno in Coppa Italia, non tanto per una pazzesca speranza di qualificazione dopo il 3-0 dell'andata, ma per giocarsela senza la convinzione di essere inferiori a prescindere.

Seconda parte di editoriale dedicata ai ritorni eccellenti domenica scorsa in tribuna al Meazza. Josè Mourinho e Ronaldo, quello vero, il Fenomeno. I due sono stati invitati rispettivamente da Massimo Moratti e Francesco Toldo. Un'iniziativa che ha colpito positivamente parte dell'ambiente, ma anche spiazzato tanti tifosi nerazzurri. C'era il timore che presenze così ingombranti, in “special” modo quella di Mourinho, potessero nuocere alla squadre e a Mancini in un momento così delicato. Il Mancio è stato bravissimo a gestire la situazione facendo capire come a lui, non turbasse per niente la presenza del padre del Triplete. Del resto anche lui qualcosa ha vinto nella sua prima avventura nerazzurra e quelle vittorie sono state la base di partenza di quanto ha saputo poi fare meravigliosamente il portoghese.

E lui, Mourinho, che tornava sei anni dopo, e proprio contro la Sampdoria, avversario di quella notte passata alla storia per il gesto delle manette, è stato altrettanto bravo nel non creare imbarazzi. Ha ribadito il suo interismo, sottolineando però come in questo momento storico, questa sia l'Inter di Thohir e di Mancini. Lo Special One ha avuto l'applauso e il grazie che meritava dal pubblico che non era riuscito a festeggiare con lui a San Siro la Champions conquistata a Madrid.

Tutt'altra accoglienza l'avuta Ronaldo. Indifferenza da parte di gran parte dello stadio, insulti e striscioni offensivi in Curva. La mancata dedica all'Inter del mondiale vinto nel 2002, il passaggio al Milan e le orecchie mostrare alla “Nord” dopo il gol nel derby con la maglia sbagliata, hanno decretato il pollice verso. Giusto? Sbagliato? Non so, a freddo. Di sicuro anche nel calcio, come nella vita, perdonare è virtù dei grandi. Soprattutto se il perdono è indirizzato verso chi ci ha fatto sognare, fremere, ridere e anche piangere dopo i suoi drammatici infortuni. Ronaldo è stato uno dei più grandi giocatori della storia dell'Inter, pur senza vittorie di squadra. Era il Fenomeno. Quello in rossonero? Un'insignificante controfigura. Torna a vedere l'Inter, Ronnie, e avrai anche tu il meritato tributo.

Sezione: Editoriale / Data: Mer 24 febbraio 2016 alle 00:00
Autore: Maurizio Pizzoferrato
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