Dev’esserci una sorta di fortuna che accompagna uomini, club, situazioni, che ti fanno dire le classiche frasi “E’ la stagione giusta”, “E’ l’uomo giusto”, “E’ un predestinato”. Ovviamente alla base deve esserci una bravura personale o una preparazione adeguata, ma quel pizzico di fortuna che non guasta mai ti permette di superare anche quei piccoli scogli che inevitabilmente ti si presentano in ogni avventura, ti dà quella marcia in più. Ecco per Andrea Stramaccioni si può davvero parlare di “destino”, di “predestinato”. Il giovane (e bravo, non dimentichiamolo) allenatore romano si è più volte autodefinito un ragazzo fortunato, a 35 anni ha vinto tutto con le Giovanili della Roma, è approdato alla Primavera dell’Inter e ha vinto la prima edizione della NextGen Series ed è stato chiamato a guidare la prima squadra, distante una decina di punti dal terzo posto, arrivando a quattro giornate dalla fine a giocarsi l’ingresso in Champions, finora una chimera. Una fortuna aver allenato due grandi squadre, costruite per vincere come Roma e Inter (settori Giovanili), fortuna ora a trovarsi di fronte un calendario che gli prospetta una serie di scontri diretti che possono essere decisivi: quello con l’Udinese, già vinto; lo scontro tra Lazio e Udinese mentre l’Inter affronta il Cesena retrocesso; e ancora derby e Lazio all’ultima giornata.
Attenzione, fortuna non vuol dire che il solo fatto di affrontare delle dirette avversarie si trasformi magicamente in vittorie e punti “rosicchiati”, anzi potrebbe rivelarsi un’arma a doppio taglio perché in questi casi, si sa, i punti valgono doppio. La fortuna sta nell’avere l’opportunità di giocarsi, con le proprie forze, la possibilità di dimostrarsi all’altezza degli avversari diretti, e di prendere punti proprio alle rivali concorrenti al terzo posto. Il destino gli ha offerto questa opportunità, e lui che non è un “pirla”, come diceva qualcuno, sta sfruttando nel migliore dei modi queste situazione. Perché è ancora imbattuto, perché il terzo posto è a tre punti, perché ha dimostrato, lo ripetiamo a 35 anni e senza esperienze in una prima squadra, una maturità tattica e una “cazzimma”, ci scusino il termine dialettale, inusuali in un profano, rari perfino in un allenatore navigato.
Stramaccioni è passato con disinvoltura dal 4-3-3 al 4-2-3-1 al 4-3-2-1, leggendo le partite e gli avversari come pochi e facendo giocare la squadra nel miglior modo in quel momento. Ha dovuto anch’egli fare i conti con infortunati e incidenti di percorso, certo, solo sette giorni fa si parlava di “effetto Stramaccioni” terminato, eppure stiamo qui a discutere di un’Inter in piena zona Europa League e in corsa per la Champions. E’ sincero Moratti quando dice che crede in lui ed è soddisfatto di quel che gli sta facendo vedere, se gli ha affidato la prima squadra dopo la vittoria di Londra non è per premiarlo o scegliere un traghettatore, ma perché sa che può regalargli un insperato ingresso in Europa. E se ciò avverrà, è pronto a rinnovargli il contratto. Lo abbiamo detto tante volte, le voci su Bielsa e Prandelli sono circolate più per associazione di idee (a Moratti piacciono, quindi potrebbero allenare l’Inter) che per reale stato di cose. La verità è che il futuro di Stramaccioni non lo conosce neanche Moratti, si vive alla giornata e se a fine stagione avrà soddisfatto il presidente, resterà.
Guardiola si è dimesso da allenatore del Barcellona? Su di lui piomberanno ora in tanti, certo, anche se lui sembra propendere per un anno sabbatico dopo tanto stress e tanti successi. Ma voglio chiudere con una provocazione: e se Moratti volesse tenere Stramaccioni in attesa che Guardiola decida che è giunto il tempo di tornare in panchina? Se tutti i tasselli andranno al proprio posto lo dirà solo il tempo, d’altronde quando certe cose devono accadere, si può parlare solo di destino…
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