“Senza parole” è senz'altro l'espressione più adatta a descrivere i sentimenti di entrambe le anime di Milano in questo preciso momento storico, ovviamente nelle due opposte accezioni. Per la parte nerazzurra della città, il fatto di rimanere muti di fronte al corso degli eventi, che hanno portato la prima vera rivoluzione copernicana targata Erick Thohir, è sinonimo di stupore misto a eccitazione, quella stessa che abbiamo visto negli occhi e nel gambe zompettanti di Kondogbia sulle note di "chi non salta rossonero è" alla sua prima recita di fronte ai suoi nuovi tifosi. Per avere un quadro della situazione della Milano rossonera, invece, basti osservare la polaroid restituita dal volto di Galliani, cui va posta in calce l'inusuale silenzio stampa scandito da cinque parole scarne: “Scusate, ma non si parla”.

La risoluzione del 'giallo' del Principato, che poi passerà alla storia come Grand Prix Kondogbia, ha portato irrimediabilmente in eredità delle ripercussioni da una sponda all'altra del Naviglio che non si possono non definire esageratamente estreme: può una trattativa di calciomercato, seppur così mediaticamente sovraesposta, giustificare l'entusiasmo e la depressione di due popoli che abitano la stessa parte di mondo, ma che non condividono la stessa fede sportiva? La risposta è certamente no, ma tant'è: le scene di giubilo da una parte, a partire dai social fino all'hotel ME Milan Il Duca, e la richiesta della testa dei colpevoli sull'altare del calciomercato dall'altra sono lì a testimoniare che non esistono mezze misure. La sensazione che si è avuta nel mentre dello svolgimento di questo duello rossonerazzurro a colpi di monete sonanti nella cornice, curiosamente appropriata, di Montecarlo ha portato subito tutti a pensare che questa trattativa trascendesse il puro fatto tecnico-tattico e che riconducesse, invece, ad una questione di credibilità di fronte alla propria gente.

Sì, perché il Rinascimento ambrosiano, quello legato ancora alle figure munifiche dei Moratti e dei Berlusconi, passa inevitabilmente da un antico assioma in voga ai tempi dell'età aurea della Milano calcistica: senza il 'colpo grosso' il mercato non può dirsi completamente gratificante. Ora che Thohir ha concesso questo piccolo-grande strappo alla regola, il dubbio che abbiamo, e che vorremmo fosse evaso il prima possibile, è uno solo: quella di Kondogbia, è stata una mossa mediatica necessaria per vincere un braccio di ferro che altrimenti avrebbe decretato il game over, a livello di comunicazione, di tutte le velleità di resurrezione del club in tempi brevi, o una scelta ponderata che può inserirsi in uno quadro più complesso di rilancio della squadra? Adesso che il momento è davvero propizio - grazie agli ingaggi di Murillo, Miranda e Kondogbia i tifosi sono certamente meglio disposti - riteniamo che sia giunto il momento di chiarire le intenzioni future anche a parole, non solo con guizzi insoliti di mecenatismo. 

Sezione: Editoriale / Data: Mar 23 giugno 2015 alle 00:01
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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