Era il 1973 quando Bob Marley pubblicò un pezzo storico della musica internazionale, 'I shot the sheriff', creazione rivisitata da Eric Clapton un anno dopo con una magistrale interpretazione. E oltre 20 anni dopo, per gli amanti del genere più underground, anche Warren G ne fece una propria versione. L'ultima cover, in ordine di tempo, è quella di Simone Inzaghi, che ieri sera al Meazza ha dovuto usare le maniere forti per superare i moldavi dello Sheriff Tiraspol. I simpatici cuscinetti del gruppo, così com'erano stati accolti all'estrazione della pallina durante il sorteggio, si sono presentati a Milano in testa con 6 punti e con un'intatta voglia di continuare a stupire dopo aver gelato Dinamo Zagabria (preliminari), Shakhtar Donetsk e niente meno che il Bernabeu, in una di quelle serate che il Magazine Champions League, tra qualche anno, ricorderà con aneddoti e interviste dei protagonisti.
Come il protagonista raccontato dall'icona giamaicana (che sparò allo sceriffo per difendersi), anche l'allenatore dell'Inter si è visto costretto a fare fuoco contro lo Sheriff perché messo alle strette da una situazione preoccupante: vincere o rischiare di dire addio precocemente alla competizione. La sconfitta e le polemiche post Olimpico non erano certo il preludio ideale per preparare una partita del genere, non difficile dal punto di vista tecnico ma complicatissima dal lato psicologico, spesso volano decisivo per ogni successo sul campo. Eppure l'Inter ha trasformato la rabbia (incazzatura, Inzaghi dixit) in carica nervosa positiva, forte anche delle informazioni fornite dai moldavi nelle gare precedenti: il rischio di rimanere sorpresi come Shakhtar e Real Madrid era stato infatti scongiurato.
A sparare, nell'occasione, sono stati Dzeko, Vidal e De Vrij, anche se il colpo dello sceriffo è stato parecchio doloroso e ha fatto vacillare, seppur per 6 minuti appena, le certezze dell'Inter versione Champions. Non è stata una partita facile, qualcuno si aspettava addirittura una goleada e l'assetto molto sbarazzino degli uomini in giallo l'avrebbe persino legittimata. Ma la proverbiale scarsa lucidità sotto porta nel contesto di un semi bombardamento alla porta di Celeadnic ha permesso allo Sheriff di rimanere in partita e trovare, come spesso gli accade, il classico jolly da copertina (Thill) che annullava la prodezza del Cigno di Sarajevo. Quei 6 minuti sono durati un'eternità, inutile negarlo. E sorprende che a scacciare gli incubi sia stato Re Arturo, in ballottaggio con Vecino e non certo in serata di grazia. La girata dell'ottimo De Vrij ha fugato ogni dubbio, lasciando spazio alla speranza di arrotondare ulteriormente il punteggio perché, non si sa mai, anche la differenza reti potrebbe essere determinante in un girone finora equilibrato.
Prima vittoria nel girone, la classifica dice ancora terzo posto ma c'è da andare a Tiraspol per replicare il successo di ieri sera. Non ci saranno neanche lì margini di errore, una vittoria significherebbe molto in ottica qualificazione. Ma c'è tempo per pensarci, ora non resta che ricaricare le pile e prepararsi a un altro crocevia stagionale: la Juventus, al Meazza, domenica prossima. Il pubblico nerazzurro è già pronto, lo ha ampiamente dimostrato ieri sera sostenendo e spingendo la squadra anche nei momenti difficili. Vedere lo stadio quasi pieno, come ai vecchi tempi, è pane per gli occhi.
Come il protagonista raccontato dall'icona giamaicana (che sparò allo sceriffo per difendersi), anche l'allenatore dell'Inter si è visto costretto a fare fuoco contro lo Sheriff perché messo alle strette da una situazione preoccupante: vincere o rischiare di dire addio precocemente alla competizione. La sconfitta e le polemiche post Olimpico non erano certo il preludio ideale per preparare una partita del genere, non difficile dal punto di vista tecnico ma complicatissima dal lato psicologico, spesso volano decisivo per ogni successo sul campo. Eppure l'Inter ha trasformato la rabbia (incazzatura, Inzaghi dixit) in carica nervosa positiva, forte anche delle informazioni fornite dai moldavi nelle gare precedenti: il rischio di rimanere sorpresi come Shakhtar e Real Madrid era stato infatti scongiurato.
A sparare, nell'occasione, sono stati Dzeko, Vidal e De Vrij, anche se il colpo dello sceriffo è stato parecchio doloroso e ha fatto vacillare, seppur per 6 minuti appena, le certezze dell'Inter versione Champions. Non è stata una partita facile, qualcuno si aspettava addirittura una goleada e l'assetto molto sbarazzino degli uomini in giallo l'avrebbe persino legittimata. Ma la proverbiale scarsa lucidità sotto porta nel contesto di un semi bombardamento alla porta di Celeadnic ha permesso allo Sheriff di rimanere in partita e trovare, come spesso gli accade, il classico jolly da copertina (Thill) che annullava la prodezza del Cigno di Sarajevo. Quei 6 minuti sono durati un'eternità, inutile negarlo. E sorprende che a scacciare gli incubi sia stato Re Arturo, in ballottaggio con Vecino e non certo in serata di grazia. La girata dell'ottimo De Vrij ha fugato ogni dubbio, lasciando spazio alla speranza di arrotondare ulteriormente il punteggio perché, non si sa mai, anche la differenza reti potrebbe essere determinante in un girone finora equilibrato.
Prima vittoria nel girone, la classifica dice ancora terzo posto ma c'è da andare a Tiraspol per replicare il successo di ieri sera. Non ci saranno neanche lì margini di errore, una vittoria significherebbe molto in ottica qualificazione. Ma c'è tempo per pensarci, ora non resta che ricaricare le pile e prepararsi a un altro crocevia stagionale: la Juventus, al Meazza, domenica prossima. Il pubblico nerazzurro è già pronto, lo ha ampiamente dimostrato ieri sera sostenendo e spingendo la squadra anche nei momenti difficili. Vedere lo stadio quasi pieno, come ai vecchi tempi, è pane per gli occhi.
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