Come si dice in questi casi? Ho due notizie, una buona e una cattiva. Quale vuoi prima? Ecco, decido io anche perché la migliore è già arcinota da ieri nel tardo pomeriggio. La nostra Under 19 ha portato a casa l'unico trofeo che ancora mancava nella bacheca delle giovanili nerazzurre, la Supercoppa italiana. Al quinto tentativo, dopo quattro precedenti amarezze, le ultime due proprio contro la Roma, avversario anche quest'anno in quella che ormai è una sfida tradizionale. Si tratta del 23esimo titolo delle giovanili, del 45esimo di tutto il settore nerazzurro. Non male, anzi: c'è da esserne fieri, complimenti a chi si occupa di questa fetta preziosa di Inter, nella speranza che prima o poi dalla Cantera escano giocatri in grado di dare davvero una mano alla squadra e non al bilancio.
Alzi la mano chi non ha apprezzato il modo in cui i ragazzi di Stefano Vecchi (quarto titolo sulla panchina della Primavera, chapeau) hanno sputato sangue dal primo al 120esimo minuto contro un degno rivale. Impegno, corsa, ricerca della manovra e lucidità nonostante la nebbia nel cervello che si addensava con il trascorrere dei minuti. Davvero bravi tutti, anche perché ieri mancavano all'appello Andrea Pinamonti e Nicolò Zaniolo, non certo due che passano di là per caso. Bravi anche a onorare la cornice del Meazza, riempito da oltre 4 mila persone per una partita delle giovanili. Ma ormai questo attaccamento non fa più notizia. E poi, menzione d'onore, a Facundo Colidio. Un giovanotto nato all'alba del nuovo millennio e pagato oltre 6 milioni di euro non certo senza un pizzico di scetticismo. Un investimento vero, se ne esiste uno. E ieri ha già pagato i primi dividendi, dopo un assaggio deluxe in campionato contro il Verona. La seconda rete, quella che a un minuto dalla fine ha sparigliato le carte e scongiurato la triste e ingiusta lotteria dei rigori, è qualcosa che va raccontata ai nipotini per estetica e valore. Un'acrobazia nel cuore dell'area degna del Meazza, dove altri fenomeni si sono esibiti in altrettante prodezze. E poi, che fame in campo su ogni pallone. Oggi di quel pizzico di scetticismo non v'è più traccia. Diamogli tempo comunque: è un ragazzino e ha altri traguardi davanti a sé, come tutta la sua squadra. Lo scudetto e l'Europa ci chiamano, bisogna rispondere presenti.
Passiamo alla nota dolente. Walter Sabatini è in Cina, alla corte di re Zhang. Tra le mansioni in agenda, c'è anche il tentativo di convincerlo a sostenere la campagna acquisti invernale con una ventina e passa di milioni di euro. Missione che, da quanto ne so, non andrà a buon fine. Nessuna cattiveria o antipatia, semplicemente come da usanza cinese se c'è un obiettivo la strategia non cambia. Mi riferisco a quella finanziaria, che non prevede, causa paletti del FFP, di sfidare troppo la sorte con spese eccessive. Eppure da qui al 30 giugno, quando servirà tornare in pari, ci sarebbe anche il tempo per ripianare le uscite invernali. Senza considerare che rinunciandovi si rischierebbe seriamente di rimanere fuori dai primi quattro posti, traguardo vitale per le sorti del club. Benvenuti allo show del cane che si morde la coda. Suning si è affidata a Sabatini e ha confermato Ausilio proprio perché da loro, Bono Vox e Bruce Springsteen, si aspetta quei guizzi necessari per rinforzare la rosa senza piegarsi a ulteriori debiti. Nella tradizione aziendale cinese ognuno ha il proprio ruolo e deve raggiungere l'obiettivo con le proprie mani, facendo ciò per cui viene stipendiato. Non si scappa. Zhang non vuole forzare i paletti per uscire senza fiatone dalle restrizioni del FFP e difficilmente si piegherà alla richiesta di anticipare parte del budget estivo (che c'è, come le ambizioni della proprietà). Questo quanto filtra da Nanchino (non sperate in comunicazioni a riguardo, non fa parte della loro cultura), sperando che nel frattempo le capacità persuasive di WS possano fare breccia e che possa essere clamorosamente e piacevolmente smentito. Altrimenti, rimboccarsi le maniche e incrociare le dita, nella speranza che i due direttori estraggano dal mazzo un paio di jolly per placare il malumore di Spalletti.
Serve un nuovo difensore, non il giovane Bastoni ma uno già pronto. Lo so io, lo sapete voi, lo sanno tutti, anche la mamma di mister Luciano. Per quanto se la sia cavata, non vorrei vedere mai più Davidino Santon al centro della difesa. Preferisco uno specialista del ruolo, se non chiedo troppo. Poi c'è quell'altra casella da riempire, davanti. Credo non sia una sorpresa sostenere che il centrocampo dell'Inter oggi sia privo di idee, dinamismo e lucidità. Si è letteralmente imborghesito e l'unica certezza è che non porta gol al bilancio di squadra. Ergo, visto che i giocatori in grado di cambiarti la vita costano soldini, bisogna lavorare su altro, possibilmente un profilo di cui si sente tremendamente la mancanza. C'è l'idea Deulofeu, ci si potrebbe accontentare visto che almeno lui salta l'uomo e punta la porta prima di pensare al cross. In questa rosa, uno così sarebbe il benvenuto e permetterebbe a Spalletti di panchinare chi, là davanti, si è preso una pausa.
Spero tuttavia che al rientro dalla Cina Sabatini abbia altre idee, soprattutto alla luce delle ultime parole di Mauro Icardi che fanno rabbrividire ricordando il recente passato. Alla ripresa c'è la Roma e non potremo riproporre al Meazza l'Under 19 solo perché ha appena battuto i giallorossi. Fosse così semplice... Però c'è il tempo per ricaricare le pile, magari recuperare gli acciaccati e, soprattutto, parlarsi in faccia onde evitare una replica del penoso spettacolo della scorsa stagione. Con o senza mercato questi giocatori hanno il dovere di raggiungere l'obiettivo minimo che si sono prefissati a inizio anno. Sul campo hanno dimostrato di esserne all'altezza, ora non cerchino scusanti. E prendano esempio da chi ieri ha dato tutto nel tempio del calcio per sollevare l'ennesimo trofeo.
Autore: Fabio Costantino / Twitter: @F79rc
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