Tra le dichiarazioni di questi giorni, due sono quelle che mi sono rimaste più impresse nella mente. La prima quella di Dejan Stankovic nella sua ultima intervista a La Gazzetta dello Sport. In essa, il centrocampista serbo ha detto queste parole: “Ibra dice che se il Milan perderà questo scudetto sarà solo colpa loro? Se lo perdono sarà anche merito nostro. Ci abbiamo sempre creduto, anche a -13”. Queste le sue parole, che mi hanno riportato alla mente quanto accadeva in gennaio. L’Inter e Leonardo intraprendevano il viaggio verso una tortuosa e fredda montagna (la Serie A) per raggiungere la cima (lo scudetto). La seconda dichiarazione è di Adriano Galliani. Il geometra lo conosciamo tutti. E’ una persona molto abile dal punto di vista dialettico, oltre che nel suo campo, quello della gestione societaria. tra giorni fa ha detto che (udite, udite) anche lui comincia a sentire la tensione che questo importante derby genera. Ma ci sono due ‘ma’. Galliani, forse per non far saltare all’occhio e all’orecchio di chi lo vede e lo ascolta una certa comprensibile paura, ha subito detto che il campionato è ancora lungo e che il derby non sarà decisivo, intramezzandoci anche un bel ‘Sentivo maggiore tensione in quelli di coppa’.

Eppure Galliani, lo scorso gennaio, non sembrava avvertire una certa pressione. Con ben 13 punti di vantaggio sull’Inter diceva che con questo distacco noi cominciavamo a sentire freddo. Può darsi che si sentiva realmente il freddo, ma non per questo ci è stato impedito di coprirci, prima di scalare la fredda e tortuosa montagna. Abbiamo sempre cercato di trovare zone più tiepide per non morire assiderati. L’Inter, con Leo, il Grande Traditore, ha scalato questa gelida montagna, recuperando punti su punti e cercando di raggiungere lo ‘Yeti’ che si trova in testa alla classifica. Quello’Yeti’ che, forse troppo sicuro del fatto che non poteva essere catturato, ha sottovalutato quel cacciatore che a grandi falcate seguiva le sue tracce. Vedeva le sue impronte, osservava i peli del suo corpo persi per strada (i tanti punti persi dai rossoneri). Il cacciatore, dopo la strada fatta e dopo aver pagato dazio solo per poche volte alle intemperie e ai pericoli offerti dalla montagna (Udinese, Juventus e Brescia), ha ripreso la sua scalata.

Ora è giunto sulla vetta e lo Yeti è vicino. Non è una creatura mitologia e mitica, irraggiungibile e inattaccabile; è reale ed è lì, rintanato. Ha paura del cacciatore che è da tempo sulle sue tracce, che intanto lo scruta nell’ombra, segue i suoi passi, sa quali movimenti fare, tende le sue trappole. E’ convinto di potercela fare a catturare questo mostro, tanto temuto quanto fragile. Sì, fragile perché anche questi ‘mostri’, così forti, così impressionanti, alla fin fine possono avere paura. Paura di essere catturati e magari, per sfuggire alla cattura, rifugiarsi in una foresta lunga altre sette partite, prima di assaporare la vera libertà (lo scudetto) o essere catturati da un essere umano nettamente più abile e determinato.

Sezione: Editoriale / Data: Ven 01 aprile 2011 alle 00:01
Autore: Alberto Casavecchia
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