Ne ho sentite tante in questo inizio di stagione. Sono passato attraverso i trionfalismi dei superottimisti e al catastrofismo dei più grandi pessimisti. La mia riflessione è che, nel caso di noi interisti, oggi come oggi si debba vivere alla giornata con un piccolo occhio critico sul futuro. Dopo le prime sei partite ho ascoltato il parere di chi parlava con entusiasmo di scudetto magari contraddetto dall’amico al suo fianco che pronosticava un lento ma inesorabile declino. La verità è che, come l’anno scorso, questa Inter è in piena costruzione, il famoso “cantiere aperto” in attesa che i lavori vengano chiusi con successo.

Non si può negare che in questo scorcio di stagione la mano di Mazzarri si sia vista sia per l’atteggiamento della squadra in campo sia per la “rinascita” di alcuni giocatori fino a ieri etichettati come “bidoni”. Ma ricordiamoci la stagione è lunghissima e non dura 6 o 7 partite. Io aspettavo lo schiaffo (ovviamente non me lo auguravo) per vedere la reazione ad esso da parte dei nostri. E’ questo che caratterizza la squadra con le palle da quella senza. Come nella vita la legge è la stessa anche per il calcio e lo sport in generale. Il vero uomo, quindi la vera squadra, si vede nel momento in cui si deve rialzare dopo essere caduto con 3 schiaffi in faccia.

Ecco, se la nostra Inter reagirà alla sconfitta subita contro la Roma con più foga e determinazione di prima allora si potrà sperare di vivere una stagione piena di soddisfazioni, altrimenti prepariamoci al peggio. Rimane il fatto, tolta la filosofia, che l’Inter non ha una rosa all’altezza di Juventus e Napoli e che parlare di scudetto ora sarebbe imprudente e rischioso. Mazzarri ha ragione, bisogna lavorare tanto per dare continuità, i sogni si alimentano lavorando e sudando sul campo per farli diventare un giorno realtà. Per questo non ci sono scorciatoie.

Sezione: Editoriale / Data: Gio 10 ottobre 2013 alle 00:00
Autore: Filippo Tramontana / Twitter: @filotramo
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