Intervistato dal Corriere dello Sport, Walter Zenga parla approfonditamente di Serie A e di lotta scudetto. Ecco alcuni frammenti delle dichiarazioni dell'ex numero uno nerazzurro.

Un esteta del calcio di nome Zenga cosa si porta appresso di questi primi tre mesi di calcio?
«Il retrogusto dolcissimo di Napoli-Atalanta, una partita che vale più di qualsiasi spot del nostro campionato. Un’ora e mezza bellissima, un momento alto, dal punto di vista tecnico e tattico, con gli allenatori che si prendono la scena per quello che hanno saputo costruire».

È stata la sfida Spalletti-Gasperini.
«Ricca di idee, di originalità, di iniziative, di scelte mai banali. Io quando giocano il Napoli o l’Atalanta sto sempre davanti al televisore, perché so che mi divertirò».

E poi l’accende per l’Inter, ovviamente, come sanno anche le pietre di qualsiasi strada.
«Sono tifoso e dunque non posso perdermi in previsioni sulla favorita per lo scudetto: sono di parte, mi auguro che sia ancora dell’Inter. Ma poi mi estranio e aggiungo: gioca bene, benissimo, l’Inter; lo fa anche il Milan, onestamente; e se devo allargare l’orizzonte, c’è chi propone scelte di spessore come Tudor al Verona, Italiano alla Fiorentina, Sinisa al Bologna e Andreazzoli all’Empoli».Non fugga dalle proprie responsabilità: chi vincerà, se possibile?
«Non si scappa dalle prime quattro ed è impossibile, allo stato attuale, dare le percentuali. Stanno tutte lì, attaccate, ognuna con le proprie caratteristiche e con organici di assoluto livello, pieni di fisico e di talento. E con in panchina tecnici che pensano e che pesano».

La settimana delle Coppe.
«Quando sento qualcuno sostenere che ci sono manifestazioni, per esempio l’Europa League, che danno fastidio, mi viene la pelle d’oca. Non è mai stato così, né porta mai esserlo. E mi viene da ridere se qualcuno possa sospettare che l’Inter, essendo già dentro, possa andare a Madrid distratta o soddisfatta di quanto ottenuto. Al Bernabeu un calciatore ci mette piede - forse - una volta sola e in quella circostanza gioca per la squadra, per sé, per l’orgoglio, per la professionalità».

L’Europa condiziona?
«In parte sì, ma secondo me il calendario sfalsato è la variabile impazzita di quest’anno: al ritorno, alla prima, ci sono Juventus-Napoli e Milan-Roma; alla seconda, Inter-Lazio e Roma-Juventus; alla quinta il derby a San Siro. Lei pensi che con il Crotone, mi toccarono Lazio e Napoli alla fine, feci un punto in due partite». 




La rosa più forte?
«Non ci giro intorno, le prime quattro non stanno lì per diritto divino. Hanno organici di livello impressionate e sono gestiti da tecnici moderni. Gasperini e Pioli portano avanti da un po’ il proprio progetto, Inzaghi e Spalletti hanno avuto l’intelligenza di non smantellare ciò che hanno trovato e poi ci hanno messo le proprie conoscenze, che sono enormi».

L’Oscar della bellezza?
«Napoli e Atalanta mi hanno stregato, soprattutto in quei 90'».

Quello della sfortuna?
«Beh, Spalletti si è sistemato bene, perdendone sei, che mi pare siano diventati sette con l’infortunio di Lobotka, e tutti contemporaneamente. La sua Coppa d’Africa è cominciata con un mese e mezzo di anticipo, circa. E però se le prove per affrontare l’emergenza sono come quelle della loro ultima prestazione, allora può starsene tranquillo. Mi pare che tutti, più o meno, abbiano dato alla sorte: l’Atalanta ne ha persi, il Milan e l’Inter pure».



Sezione: Copertina / Data: Mar 07 dicembre 2021 alle 08:56
Autore: Alessandro Cavasinni
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