La poesia di Inter-Porto è finita non appena la Curva Nord ha smontato la coreografia-omaggio al sonetto 116 di William Shakespeare: "Amore è un faro sempre fisso che sovrasta la tempesta", la citazione alta del tifo organizzato nerazzurro. Il registro della partita infatti è passato subito al prosaico dal verso successivo, quello dopo il punto messo dall'arbitro con il kick-off che ha dato via alle ostilità. E i lusitani si sono fiondati subito dentro la contesa, guidati dalla prima mossa di una strategia ben congegnata dal loro condottiero Sergio Conceicao: calcio d'inizio, lancione lungo verso la torre di Grujic che ha aperto il primo dubbio nella difesa dell'Inter, assaltata a sorpresa da Pepe, difensore centrale quasi 40enne che con uno scatto dalla linea di metà campo si è ritrovato di fronte alla possibilità di colpire a rete addirittura nell'area opposta. Dodici secondi sul cronometro: il primo messaggio dei Dragoes arriva forte e chiaro ai padroni di casa, che lo respingono con la forza dell'attenzione di Matteo Darmian, tra i migliori in campo come ormai gli sta capitando da mesi. I dettagli sono quelli che contano in queste partite, il taglia fuori difensivo dell'ex United fa prendere un altro indirizzo alla partita, che nei primi minuti segue il pressing feroce dei portisti, abili a sporcare l'uscita palla dell'Inter. La quale ritrova se stessa prima del quarto d'ora con il concetto cardine del 3-5-2: l'ampiezza, quella che aveva fatto male anche a una signora squadra come il Napoli di Spalletti. Al 13' Dimarco calibra il cross sul secondo palo per Lautaro, che alza insolitamente da buonissima posizione. Il Toro non trova la porta, Calhanoglu 5' più in là sì, da schema disegnato su corner. Diogo Costa non si fa beffare. Il risultato non si sblocca, anche perché i primi difensori sono addirittura gli attaccanti: Lautaro al 31', per esempio, viene travolto da Taremi ma nell'area sbagliata, la sua. Dal nulla, senza preavviso, il Porto costruisce l'occasione migliore: l'Inter si schiaccia troppo nella sua trequarti, Otavio ha lo spazio per pescare negli ultimi 16 metri Taremi, il cui tacco arma il destro di Grujic parato col ginocchio da Onana. Sulla respinta irrompe Galeno, che a porta semi-spalancata manda incredibilmente largo il colpo di testa. E' il primo, vero turning point del match che infiamma ancora di più, se possibile, un clima già rovente. Nel giro di pochi secondi succede di tutto: Acerbi salva prima della linea un tiro moscio di Galeno (ma dopo un fallo su Bastoni), Onana e Dzeko battibeccano a distanza, Darmian invoca un rigore non senza ragioni col Var silente e Otavio si fa ammonire per aver buttato benzina sul fuoco con una furbata che non è concessa nemmeno nel campetto sotto casa. Questo è solo il primo tempo, che peraltro prima del gong regala l'emozione più intensa ai tifosi di casa: Bastoni gira di testa una palla che entrerebbe in porta, se non fosse che Diogo Costa si reinventa portiere di pallanuoto
La ripresa si apre con gli ospiti che sembrano più in palla, anche se al 50' perdono Galeno, uno dei quattro giocatori che sembravano non poter nemmeno partire per Milano ma che invece hanno fatto cadere la maschera della pretattica di Conceicao scendendo regolarmente in campo. Mind games leciti, nulla che non si sia già visto a questi livelli. Così come non sorprende che, dopo lo spavento provato sul diagonale fuori di un soffio di Barella, il Porto sia entrato nel suo momento più favorevole all'interno dei 90' di San Siro: al 55', Lautaro perde palla, Otavio conduce il contropiede, poi Taremi imita Success e i 75mila presenti allo stadio tirano un sospirone di sollievo. Prima di andare in apnea poco dopo la visione incredula del triplo salvataggio della strana coppia Skriniar-Onana. Troppa sofferenza dietro, Inzaghi capisce che è il momento dei cambi: Dimarco e Dzeko lasciano il posto a Gosens e Lukaku, in seguito Brozovic rileva Mkhitaryan. Epic Brozo ci impiega nulla a entrare nella partita: l'imbucata per Calhanoglu che si conclude con l'assist di Lukaku non sfruttato da Lautaro segnalano che l'Inter è viva. Ma non esente dal correre altri rischi: da un errore di Bastoni, parte la 4x100 del Porto che Taremi non riesce a portare al traguardo sprecando la superiorità numerica nella metà campo nemica. Già, la superiorità numerica, la stessa che di colpo diventa inferiorità: al 78', già caricato da un giallo sciocco, Otavio si trova nel posto sbagliato al momento sbagliato e si prende la seconda ammonizione sgambettando Calhanoglu in zona tiro. Il migliore del Porto se ne va anzitempo dal campo e si chiama fuori causa anche per il ritorno. Un danno gravissimo per i portoghesi, che forse anche con questo pensiero che frulla nella testa si arrendono al colpo di coda di Lukaku all'86', che al secondo tentativo sposta la qualificazione di qualche metro verso l'Inter.
"Non è finita", ha ammonito Calhanoglu a margine della gara in cui è stato premiato MVP dalla UEFA. "Abbiamo vinto solo il primo round", gli ha fatto eco Inzaghi. Dall'altra parte del ring, che il 14 marzo sarà quello del do Dragao, c'è Conceicao che minaccia con un '"Ci vediamo a Porto". Preparando il terreno per un'altra partita sporca, probabilmente in uno stadio infernale come si presentava il Camp Nou lo scorso 12 ottobre, guarda caso dopo un 1-0 a Milano e per una gara da dentro o fuori, anche se valida per il girone eliminatorio. Se non altro qui conterà il gol di vantaggio e si partirà solo formalmente dallo 0-0, quindi non c'è alcun pericolo di 'farsi prendere dal panico di vincere subito' di cui parlava alla vigilia Francesco Acerbi. Un bel punto di partenza.
Autore: Mattia Zangari / Twitter: @mattia_zangari
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