C’era una volta una Trenza che a suon di gol trascinava l’Inter verso risultati importanti. C’era una volta un attaccante che sapeva togliere le castagne dal fuoco per i nerazzurri grazie alla sua freddezza sotto porta. C’era una volta, ma oggi sembra essere sparito chissà dove: dire che l’inizio di stagione di Rodrigo Palacio non è stato sicuramente dei più brillanti, infatti, appare quasi come un eufemismo. Il cecchino implacabile che eravamo abituati a conoscere ha lasciato la ribalta, sostituito dalla brutta copia impacciata, distratta, capace di sprecare gol che solo fino a qualche mese fa erano cosa fatta tra i suoi piedi. Certo, gli alibi per l’attaccante di Bahia Blanca non mancano: l’infortunio che ne ha condizionato l’estate, compreso un Mondiale giocato al di sotto delle sue possibilità con macchia gigante di un’occasione gol divorata nella finale contro la Germania; e poi, lo stop e l’inevitabile ritardo nella preparazione che fa sì che la sua forma non sia ancora al 100%. Ma nonostante la fiducia ‘forzata’ di Walter Mazzarri dati i problemi di Pablo Osvaldo, Palacio non è riuscito sin qui a trovare la via della rete.

Impossibile negarlo: la verve offensiva del vero Rodrigo Palacio rappresenta manna dal cielo per l’Inter. Soprattutto per questa Inter che fatica dannatamente a trovare il gol e soprattutto a trovare varchi per calciare in porta, come testimoniano anche i numeri offerti dal blog Lastatistica.com su dati Squawka e Fourfourtwo, che parlando di una percentuale di tiri in porta alquanto scarsa (28,24%) nonostante l’efficienza produttiva sia comunque discreta (15 gol su meno di 50 tiri nello specchio della porta). Una produzione in calo che quasi si rispecchia nel rendimento decrescente di Palacio nel confronto tra questa stagione e le altre due vissute dall’ex Genoa con la maglia dell’Inter. La percentuale di tiri in porta sostanzialmente non muta (44,4% di quest’anno, più del 42,4% della scorsa annata e poco meno del 46,4% di due anni fa). Ci sono però alcuni dati che se confrontati invitano alla riflessione. Innanzitutto, quello legato ai tiri a partita: quest’anno sono solo 2, il minimo dal 2010-2011 quando da attaccante esterno al Genoa chiuse con 1,6 conclusioni a gara. Poi, i dribbling, crollati da 1,2 nel 2012-2013 a 0,3 nelle 9 partite giocate in questa stagione. Infine, i duelli aerei vinti, anche questi in preoccupante discesa: 0,9 finora contro i 2,5 dello scorso anno.

Cali vistosi che possono però essere giustificati dalle nuove direttive del tecnico Walter Mazzarri per l’argentino. Basti pensare che l’anno scorso, dei 17 gol della passata stagione, 13 sono arrivati da tiri effettuati appena oltre il dischetto del rigore; gli altri 4, comunque, sono stati realizzati grazie a tiri dentro l’area di rigore. Nel match contro il Parma, Palacio è stato praticamente servito esclusivamente sulle corsie esterne; l’unico passaggio arrivatogli in area di rigore ha provato a convertirlo con un tiro in porta finito però abbondantemente alto. In tutto questo non lo agevola, purtroppo, il lavoro fatto in campo dal compagno di reparto Mauro Icardi. Lo scarso movimento del rosarino, troppo spesso impegnato ad occupare staticamente la parte centrale del campo, costringe infatti Palacio ad allargarsi e allontanarsi dalla porta, insomma a svolgere compiti non da lui. Convivenza non facile, testimoniata anche dal fatto che quando i due hanno giocato insieme, gli unici gol arrivati sono stati i due rigori segnati da Maurito contro Cesena e Sampdoria.

Ultimo dato interessante che testimonia le attuali difficoltà di Palacio, i passaggi ricevuti: sintomatici del fatto che l’Inter impiega ormai sempre meno la fascia destra, da dove gli arrivano meno palloni in profondità. Quindi, una mano non da poco la potrebbe dare il ritorno in campo di Jonathan. 

Sezione: Copertina / Data: Sab 08 novembre 2014 alle 21:30
Autore: Christian Liotta
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