Tre anni fa, il 3 marzo 2007, si spegneva il celebre Benito Lorenzi, detto Veleno, prima che i nerazzurri scendessero in campo per affrontare e battere per 2-1 il Livorno. Il giorno dopo sulla Gazzetta dello Sport uscirono queste parole, scritte da un'altra leggenda, questa volta del giornalismo sportivo Candido Cannavò, con le quali si descriveva il carattere sopra le righe di Lorenzi, ciò nonostante  tutti lo amavano: “Benito Lorenzi appartiene a quella categoria di giocatori particolari, quelli che sono pieni di genio e fantasia. La gente lo adorava anche per le sue estrosità. Fu amato da molti e detestato da pochi, fu un grande personaggio dell'Inter del secondo dopo-guerra”. Lorenzi vinse con i nerazzurri due scudetti, quello del 1952/'53 e 1953/'54, mettendo a segno 143 reti in 314 partite, era il simbolo della toscanicità. In campo era Veleno, provocatore sfacciato, tanto da beccarsi più calci del previsto, ma fuori dal campo era un grande amico.

Il soprannome, datogli dalla madre, all’inizio non gli piaceva ma con tempo lo portò nei campi di calci, dove tutti lo temevano e gli portavano rispetto. Anche il rivale di Nazionale, Amedeo Amadei, lo descrive così: "Dentro al campo lui di solito provocava tutti e alcuni si arrabbiavano, dandogli qualche calcio in più del lecito. E questo a volte li faceva espellere. Era un po' un toscano...".
Appese le scarpe al chiodo, Lorenzi divenne allenatore per il settore giovanile e scopritore di talenti, oltre che una Leggenda incastonata nella storia dell’FC Internazionale.

Sezione: News / Data: Mer 03 marzo 2010 alle 18:19 / Fonte: Inter.it
Autore: Alberto Casavecchia
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