"È una situazione molto difficile, non c’è dubbio. E tutti devono stare attenti a come ci si muove. L’emergenza non fa eccezioni. Il calcio deve restare compatto, lasciar perdere le polemiche. Oggi litigare è stupido. Anche perché stiamo parlando di un mondo di “privilegiati”, e pregherei di lasciare lì le virgolette. Ci abitano tanti che privilegiati non lo sono affatto. E sono questi che andrebbero aiutati". Lo dice Marco Tardelli, intervistato dal Corriere dello Sport
 
Si parla di tagliare gli ingaggi dei calciatori ed ecco che la barca su cui siamo tutti ondeggia. 
Tagliare è una brutta parola. Diciamo adeguare. Io non credo ci siano particolari problemi sotto questo punto di vista. Dipende da come verrà studiato l’adeguamento e da come verrà esposto ai giocatori".
 
Abbiamo visto e sentito presidenti assumere posizioni pressoché provocatorie: ripartiamo subito con gli allenamenti, torniamo all’attività mercoledì prossimo, poi marce indietro veloci, cose così. 
"Ma è sempre accaduto, nel nostro ambiente. C’è qualcuno a cui piace sostenere il contrario di ciò che dicono gli altri. Lo trovo normale o quasi. Quello che conta è il punto d’incontro a cui si arriva. Una cosa è sicura: andarsi a cercare le polemiche in questo momento è abbastanza sciocco. Sa qual è secondo me il lato positivo di queste vicende? Il calciatore è tornato a parlare. A occuparsi delle questioni della sua professione. Non si era mai chiesto prima ai giocatori se fosse il caso di andare in campo o meno, se ci potesse allenare in certe condizioni oppure no. Le cose si facevano e basta. In tempi passati e normali, a nessuno veniva in mente di interpellare i calciatori. In un momento così pesante, perlomeno si sente la loro voce". 
 
Alcuni giocatori, cominciando da Higuain, Pjanic e Khedira, hanno preferito lasciare l’Italia. Approva? 
"Voglio pensare alla buona fede. Mi sembra che Higuain avesse problemi con la salute della madre e ha voluto starle vicino. Mi auguro sia questa la verità, certamente lo è. Gli altri non avrebbero dovuto farlo. Per rispetto di tutti, non solo dei tifosi. Sei venuto momentaneamente in questo Paese, che ti è sempre stato vicino e che adesso ha problemi. Credo bisognerebbe uscirne insieme. Poi capitano anche cose sgradevoli come la positività al coronavirus di Dybala e della compagna. Ma lui è rimasto. Ha subito il contagio ed è qui. Non si deve scappare. Si accettano i lati positivi e quelli negativi delle proprie scelte. Perché siamo una squadra, che ora è grande come l’Italia intera. Si combatte tutti insieme". 
 
Lei era stato tra i primi a chiedere di fermare il calcio. 
"Vero, ma la mia voce non è la voce di un virologo. Io volevo solo aiutare i calciatori a farsi sentire. Chi abbia preso la parola per primo non conta. Bisogna convivere con questa realtà e combatterla". 
 
Quando tutto questo sarà alle spalle, quanto tempo servirà ai calciatori per tornare quelli di prima? E qui parliamo di calcio, ha facoltà di rispondere. 
"Tutti i giocatori di Serie A hanno in casa il necessario per tenersi in forma. Il fisico tiene. Certamente per rivederli correre ai livelli usuali ci vorrà un po’ di tempo. Io penso che ci sarà una tale voglia di giocare, motivazioni così forti che molte difficoltà verranno superate di slancio. Uscire da un tunnel di questo genere fornirà energia. Spero che questa vicenda possa fare bene a tutti". 
 
A tutto il calcio? 
"A tutti noi. Che guarderemo la vita in una maniera diversa. Questa esperienza c’insegnerà che continuare a massacrare la natura come stiamo facendo è male. La natura pensa da sola a presentare il conto. Il calcio, ma non solo il calcio, dovrà capire che è arrivato il momento di ridimensionarsi, di calmierarsi. Dobbiamo rivedere un po’ tutto, comprendere dagli errori del passato come garantirci un futuro. Io penso che possa accadere. Anche se l’essere umano ha la memoria corta".  

Sezione: News / Data: Mar 24 marzo 2020 alle 15:09 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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