L’ introduzione da parte della Uefa del Fair Play Finanziario ha sicuramente avuto un impatto benefico sulla sostenibilità finanziaria delle società di calcio, ma con questo non significa che ormai si può abbassare la guardia. Questo è quanto si evince da uno studio, realizzato da Ariela Caglio e Donato Masciandaro, entrambi docenti all’Univeristà Bocconi di Milano, e da Gianmarco Ottaviano, del dipartimento di economia della London School of Economics e dell’Università di Bologna, presentato lo scorso settembre all'Uefa e proposto quest'oggi da Milano Finanza, effettutato prendendo in esame i bilanci di 175 club che hanno partecipato ai cinque campionati maggiori in Europa (Germania, Inghilterra, Italia, Francia e Spagna) nel periodo compreso tra la stagione 2005-2006 e quella 2014-2015.

I docenti hanno voluto analizzare in profondità la sostenibilità finanziaria dei club, utilizzando in particolare due parametri: il rapporto tra il debito e i flussi di cassa e la differenza tra fatturato e costo del lavoro, ponendo in evidenza due assunti: il rischio di una bolla finanziaria nel sistema, ovvero se e come è cambiata la voce debito con l’introduzione del fair play finanziario, e il pericolo di 'doping finanziario', ovvero se esiste una correlazione tra successi sportivi e incremento del debito e se e come questo legame è stato modificato dal fair play finanziario. L'analisi sui club italiani mette alla luce il caso più grave, visto che l' introduzione del Ffp per i club di Serie A sembra aver avuto un impatto irrilevante. Questo perché i presupposti per la creazione di una bolla finanziaria (alto indebitamento) che erano presenti prima del 2011 sono presenti tuttora. Così come i segnali di un possibile doping finanziario non sembrano essere svaniti.

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Sezione: News / Data: Sab 24 novembre 2018 alle 15:49 / Fonte: Calcioefinanza.it
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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