Gli attimi del dramma, il ritorno alla normalità, i sogni per il futuro. Felice Natalino, ex difensore dell’Inter che nel 2013 ha dovuto rinunciare all’attività agonistica a causa di una grave anomalia cardiaca, ha raccontato tutto al magazine ufficiale della Fifa, in prima persona. Partendo proprio dal giorno in cui il giovane di Lamezia Terme, ritenuto universalmente uno dei migliori prospetti nel suo ruolo, ha dovuto fare i conti col destino: “Era una sera di febbraio 2013, un mercoledì: stavo giocando a carte con degli amici a Lamezia. Già un anno prima fui fermato dai medici della Federcalcio a causa di un difetto al cuore che poteva causarmi problemi di frequenza cardiaca: una cosa dura da accettare per me, specialmente perché la mia carriera aveva avuto un avvio promettente, avendo fatto il mio debutto in Serie A e in Champions League e mi sentivo ancora fisicamente pronto malgrado le diagnosi”.
Poi, il panico: “A un certo il cuore ha iniziato a battere velocemente. Sono andato al pronto soccorso dell’ospedale locale, ma hanno provato a rimandarmi a casa. ‘Preparate i defibrillatori’, ho urlato: la conoscenza delle condizioni del mio cuore mi ha salvato quella notte. Nelle successive tre ore, subii dai medici dozzine di scariche elettriche perché il mio cuore non voleva saperne di fermarsi, andava a 300 battiti al minuto. Dopo tre shock, mi fu dato un anestetico: quando mi risvegliai, mi ritrovai sdraiato in una clinica più grande con un pacemaker nel petto. Ma avevo ancora paura. Quando, qualche giorno dopo, è arrivato un nuovo scompenso, ci sono voluti sei shock in 10 minuti perché il cuore rispondesse. Era come un film dell’orrore. Il primo vero miglioramento arrivò quando, a Milano, mi inserirono un tubo in un’arteria femorale e mi bruciarono le parti del cuore che causavano gli scompensi cardiaci”.
Quell’episodio segnò definitivamente la fine di una carriera che pareva davvero promettente: “Il 30 ottobre 2013 ho dovuto dare il mio addio al calcio, dopo essere definitivamente stato bloccato dal praticare calcio in Italia: non mi andava di rischiare la mia vita giocando all’estero, dove in alcuni campionati si permette di giocare anche a calciatori con problemi di cuore”. Ciononostante, Natalino non ha perso la passione: “L’ambizione è svanita, ma l’amore per il gioco è più forte come mai. Quando mi è stato detto che avrei potuto giocare con gli amici, per me è stato un sollievo. Voglio continuare a essere coinvolto nel calcio: ho iniziato a lavorare nell’accademia calcio di mio padre e studio legge. Spero un giorno di poter negoziare contratti coi club da agente, o diventare allenatore di una squadra professionistica”.
Natalino, infine, conferma di essere rimasto in contatto con l’Inter: “Sento ancora il club e alcuni miei vecchi compagni, e rimango ovviamente un fan dei nerazzurri. Sul muro della cucina di casa mia, insieme ad una mia foto con la maglia dell’Inter di quando avevo quattro anni, ce n’è un’altra dove sono un vero giocatore dell’Inter. Quando la guardo, a volte provo un po’ di nostalgia. Ma la vita continua, e per questo sono davvero grato”.
Autore: Christian Liotta
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