C’era una volta una bella fanciulla dai lunghissimi capelli dorati, segregata in un’altissima torre da una strega cattiva, che tutti i giorni si arrampicava fin da lei scalandone la bionda chioma. Un giorno però la fanciulla fu salvata da un valoroso principe, con il quale visse per sempre felice e contenta. In sintesi è questa la storia intitolata Raperonzolo scritta dai fratelli Grimm e che abbiamo ascoltato da bambini. Il calcio non è certo una fiaba. A volte, spesso, è l’opposto, una tragedia per adulti (sportiva ben si intende). Distrugge cuori, speranze e sogni. Il finale poi non è mica scontato, non tutti vivono felici e contenti… solo uno vince, gli altri resettano e pensano all’anno prossimo. Da sconfitti. Se l’Inter è lì, appesa, barcollante, con le vertigini e il burrone detto Europa League sotto i piedi, ma ancor speranzosa di non caderci, lo deve a una treccia di capelli, forse ancor di più, a una treccina. E’ con questa piccola, sottile, “corda” di capelli legati tra loro che l’Inter cerca ancora di scalare e conquistare il castello chiamato Champions League. Un castello dalle alte mura (7 metri, alias, punti) presidiato dai draghi Napoli e Milan, dentro il quale si cela un tesoro da 30 milioni di euro. Un tesoro basilare per le casse della società. Che può portare a un mercato di grandi nomi.

Quindi, a una stagione 2013/14 molto competitiva. Se l’ultima speranza non si è infranta sulla riva del mare di Genova è grazie a lui. A Rodrigo Sebastian Palacio detto El Trenza. Di nome e di fatto. Non di certo dotato di una chioma bionda e fluente, l’argentino nato a Bahia Bianca, che permette la scalata virtuosa come il principe fiabesco, ma di treccia resistente che tiene ancora vivo il sogno. E pensare che era arrivato a Milano, la scorsa estate, con l’etichetta di vice Milito. Come fosse un disonore poi, essere il vice di Milito è tanta roba, non trattasi certo di ruolo diminutivo. Poteva, lui, farsene un cruccio? In fondo, il vice di Milito lo era già stato. Però qualcuno, sotto le guglie del Duomo – ancora adesso? – da subito lo guardò con molta perplessità. Divulgando, diffondendo, la classica considerazione che potrebbe affossare anche un fuoriclasse “non so mica se questo qui è da Inter…”. Quando il principe Milito passò dal mare di Genova alla nebbia di Milano per raccogliere gloria nerazzurra, a consolare i cuori rossoblù arrivò lui: Rodrigo Sebastiàn Palacio.

Prima, quattro stagioni da protagonista con la maglia gialloblù del Boca Juniors, vince la Coppa Sudamericana e l’Apertura nel 2005, il Clausura nel 2006 e la Libertadores del 2007, dove colleziona 131 presenze e 54 reti. A Buenos Aires era arrivato dopo due anni al Banfield – il vecchio club di capitan Zanetti – che l’aveva lanciato nel campionato maggiore argentino. Poi lo sbarco al Genoa. L’impatto è importante e i numeri sono velocemente dalla sua parte: in due stagioni timbra 35 gol in 90 presenze. Sotto le sue marcature cadono tante squadre, meno la vittima che dovrebbe essere la predestinata, la preferita sotto la Lanterna, la Sampdoria. Quattro derby, zero gol. La scorsa estate, il passaggio in nerazzurro. Oggi, dopo 22 reti in stagione, 12 in campionato, molte realizzati nel ruolo non suo di prima punta a causa dell’infortunio del Principe (quello vero), anche i più critici si ricredono. Pagato poco più di 10 milioni, Palacio sta dimostrando di valerli fino all’ultimo euro. I gol alla Sampdoria si è messo a farli con la maglia nerazzurra (uno all’andata oltre alla doppietta di ieri sera). Le presenze in campionato per lui sono 25, non tutte da titolare e per 90 minuti, fatto che rende ancora più pesante la sua vena realizzativa. Come dimenticare l’altra doppietta al Catania, il gol alla Roma in Coppa Italia, prezioso in vista del ritorno, quello in casa Juve e i due bei gol (seppur illusori) al Tottenham e alla Juventus al ritorno? “Era importante tornare a vincere – ha detto Palacio dopo la vittoria contro la Samp – perché il momento era difficile. Il merito è di tutti, non solo mio”. Campione in umiltà. Piedi per terra e tanta realtà. Zero spazio alle favole. Ci pensa già la sua Trenza. Vivremo felici e contenti?

Sezione: News / Data: Gio 04 aprile 2013 alle 18:10
Autore: Marco Pedrazzini
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