Enzo Bonora, docente dell'università di Verona, ha ideato un'iniziativa originale per "salvare" l'Inter. E' lui stesso a illustrare il progetto nel corso di un'intervista a Tuttosport. "Voglio innanzitutto sottolineare una cosa: non è un’iniziativa mossa dalla sfiducia nei confronti dell’attuale dirigenza dell’Inter o del nuovo proprietario che credo possa dare un contributo importante, come fatto dalla famiglia Moratti in passato. Questa iniziativa non vuole interferire nelle politiche societarie, è un’idea poetica, non nasconde nessun fine personale, nessuna pubblicità per il sottoscritto che è già impegnato in molte attività con il suo lavoro e che di tempo da perdere non ne ha".

Quindi perché pensare a questa sorta di azionariato popolare?
"La correggo, non miro a creare un azionariato popolare, ci vorrebbero tempi biblici per la sua realizzazione. Come ho scritto nella lettera che ho inviato al presidente Moratti, noi tifosi interisti vogliamo donarci qualcosa, oltre a quello che ci hanno regalato negli anni i vari mecenati che si sono susseguiti alla guida del club. Per coltivare il sogno di tornare a primeggiare e rimanere ad alti livelli, dobbiamo donarci per donare quello che raccogliamo. L’idea è semplice: ricavare pochissimo da tantissima gente, perché con la forza dei grandi numeri si possono ottenere risultati economici che possono anche spostare gli equilibri in questo momento storico del nostro Paese. In Italia ormai i club calcistici fanno fatica a imporsi in Europa, oggi non ci sono più i mecenati che possono farcela da soli e come ha sempre ripetuto, giustamente, il presidente Moratti, l’Inter è dei tifosi e allora perché loro non possono sostenere in prima persona la propria squadra del cuore?".

Tecnicamente non si può attuare in una società di calcio italiana il sistema spagnolo. Come aggirare il problema?
"Un noto esperto di aspetti fiscali mi ha spiegato che il progetto è giuridicamente perseguibile, si tratterebbe di creare un’associazione non riconosciuta, regolamentata dall’articolo 35 del codice civile che, una volta costituita (senza nessun fine di lucro), potrebbe riscuotere le donazioni dei tifosi e poi consegnarle periodicamente all’Inter. Presto invierò una lettera anche a Thohir perché questa cosa si può fare solo se ci sarà il suo gradimento. È ovvio, se non avremo un riscontro dal club, ci fermeremo, ma ho già ricevuto dei feedback da persone che ricoprono ruoli importanti nella società italiana, che mi inducono a pensare con ottimismo che si possa davvero partire con buone probabilità di successo".

E a chi l’accusa di voler donare soldi a chi ne ha già molti, cosa risponde? 
"Capisco il moralismo che c’è intorno a questa mia proposta, siamo in un periodo di crisi, ma io non impongo nulla a nessuno, mi rivolgo a quei tifosi che avendo dei soldi da parte, senza sapere come investirli, decidano di farlo per inseguire il loro sogno. Le faccio un esempio: quando si esce da una pizzeria e si è speso 20-30 euro, non sempre si è felici. Ma nel calcio, così come in altri sport se uno è appassionato, quando la propria squadra del cuore vince, viene fuori una felicità allo stato puro. Perché impedirci di sognare? E poi i soldi raccolti potrebbero servire non solo per il mercato, l’Inter per esempio è regina nelle opere umanitarie con Inter Campus: si potrebbe mettere come regola che il 10/15% delle donazioni venga usato per le iniziative benefiche, che venga dato a una charity. È un modello che potrebbe essere esportato anche a società extra-sportive".

Quali saranno i prossimi passi?
"Se avremo una risposta dal presidente Thohir, apriremo un sito internet e la pagina Facebook, perché questa idea deve avere un risvolto internazionale come lo è l’Inter. Abbiamo pronto anche lo slogan, in sintesi: “Condividi la squadra, condividi il sogno, sostenendo l’Inter”. I sogni e la felicità non si possono reprimere".

Sezione: News / Data: Sab 08 febbraio 2014 alle 10:25 / Fonte: Tuttosport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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