Costi e debiti che corrono più velocemente dei ricavi, perdite costanti e difficoltà a far quadrare i conti. La Serie A negli ultimi 25 anni è cambiata molto in campo, meno nei bilanci, che continuano ad essere contrassegnati da una gestione in perdita. La sentenza arriva dall’analisi dei conti delle società del massimo campionato presente all’interno della 13ª edizione del ReportCalcio, l’analisi sullo stato di salute del calcio italiano realizzato dal Centro Studi della FIGC insieme ad Arel e PWC. Nella stagione 1997/98, infatti, i club di Serie A avevano registrato ricavi per complessivi 650 milioni al netto delle plusvalenze, un Ebitda aggregato di 165 milioni e conti in perdita per 38 milioni di euro. Trascorsi 25 anni, nella stagione 2021/22 il fatturato aggregato è cresciuto fino a 2,4 miliardi di euro senza considerare il player trading, ma l’Ebitda è stato pari a soli 88 milioni e la perdita netta aggregata è stata invece pari a poco più di un miliardo di euro (1,004 miliardi).

Andando ad analizzare le perdite emerge che in questi 25 anni la Serie A ha perso complessivamente circa 7,2 miliardi, di cui 4,4 miliardi nell’epoca pre-Covid (dal 1997/98 al 2018/19) e 2,9 miliardi nei tre anni segnati dalla pandemia (dal 2019/20 al 2021/22): in totale, emerge che in questi 25 anni la Serie A ha perso la bellezza di 793.622 euro al giorno. I ricavi, al netto delle plusvalenze, sono cresciuti ad un livello pari al 5,6%, dato influenzato anche dall’assenza della vendita degli abbonamenti nel corso del 2021/22; contemporaneamente, però, il costo del lavoro è passato da 417 milioni a 1,9 miliardi, così come gli ammortamenti legati ai calciatori (da 186 a 777 milioni, +6,1%) e pure l’indebitamento netto (da 835 milioni a 4,8 miliardi, +7,6%).

Sezione: News / Data: Mar 15 agosto 2023 alle 23:41 / Fonte: Calcioefinanza.it
Autore: Christian Liotta / Twitter: @ChriLiotta396A
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