"Arrivai all’Inter a novembre su richiesta di mister Simoni. Arrivo in punta di piedi e nel giro di qualche settimana divento titolare fisso". Intervenuto in diretta Instagram sulla pagina di Nicolò Schira, Francesco Colonnese ha ripercorso alcuni momenti della sua carriera. L'ex difensore ha parlato della mancata vittoria dello Scudetto nel 1998: "Il nostro cuore sanguina ancora - riferisce -. Quello scudetto era il nostro e lo sentiamo ancora nostra. Tutta quella squadra è anti-juventina alla morte per quel Juve-Inter di 22 anni fa. Eravamo allibiti per quello che accadeva quell’anno. La Juve era forte come noi, ma pensavamo che qualcosa di non chiaro c’era. Se c’erano le telecamere come oggi 5-6 di noi sarebbero stati squalificati a vita. Volevamo fare una strage a fine partita negli spogliatoi: io volevo spaccare tutto. Il mancato scudetto provocò anche la scissione di quell’Inter perché poi l’anno dopo Moratti mandò via Simoni e qualcosa si ruppe, visto che eravamo legatissimi al mister”.
Su Ronaldo: “Il Fenomeno era un extraterrestre. Non c’è paragone tra lui e l’attuale Ronaldo, idem con Messi. All’epoca ti marcavano a tutto campo e a uomo. Gli arbitri non fischiavano e i difensori spaccavano le gambe. Lui era devastante: andate a rivedervi la doppietta che fece nel fango a Mosca contro lo Spartak. Sembrava danzare sul pallone e passava in mezzo agli avversari a doppia velocità... Ronaldo era un fenomeno in campo e fuori. Ragazzo dolcissimo e tranquillissimo: in allenamento uno contro uno nessuno riusciva a fermarlo. Fuori dal campo era un Fenomeno anche lì: aveva le donne più belle mondo pur non essendo Brad Pitt...”.
Su Moriero: “Grande amico, uno della vecchia guardia. Siamo rimasti tutti legatissimi tra noi. Non ho più visto un esterno destro come Checco: velocissimo e che saltava sempre l’uomo. La fascia la tritava”.
Sulla finale di Parigi: "Vincere la Coppa UEFA fu una gioia immensa. La notte perfetta. Un successo nato il giorno prima, quando andammo a fare la rifinitura al Parco dei Principi. La Lazio sembrava in vacanza, Mancini e Nedved continuavano a fare colpi di tacco e palleggi. Quando torniamo in albergo sentiamo i tifosi laziali che erano straconvinti di vincere 3-4 a zero. Ci caricammo ancora di più. Il giorno della partita il Fenomeno lesse sui giornali che la Lazio era l’unica difesa alla quale non aveva segnato, con alcune loro dichiarazioni che dicevano di sapere come fermarlo. Non l’avessero mai fatto! Ronie ci disse che gli avrebbe fatto venire il mal di testa: l’hanno stuzzicato e lui gli mandò tuti al tavolo del bar con le sue finte ridicolizzando la difesa laziale in occasione del 3-0. Mai stuzzicare Ronaldo...”.
Su West: “Taribo marcava Nicola Caccia durante Inter-Atalanta e a palla lontana lo azzannò all’orecchio, urlando a Nicola ‘ti mangio’. Ti lascio immaginare la reazione di Caccia che iniziò a urlare in napoletano tutto spaventato. L'episodio delle cinque di notte? Alloggiavamo all’Hotel Jolly e mi chiamano dalla reception perché Taribo era tutta la notte che urlava come un pazzo. Aveva litigato con la fidanzata e stava fuori di sè, aveva cacciato tutto fuori dalla stanza, smontando la camera. Mi sono immolato per la squadra, pensavo mi tirasse un cazzotto e invece l’ho calmato. Meno male che sapevo come prenderlo, altrimenti mi avrebbe ammazzato di botte. L’abbiamo tenuta nascosta per quasi 30 anni questa storia, ma stasera sei riuscito a farmela raccontare. Una bomba vera...”.
Sul Mondiale 1998: “Quello è il mio grande rammarico. Feci un grandissimo anno ed ero in odore di convocazione, quando mi chiamò Cesare Maldini per dirmi che avrebbe portato Beppe Bergomi al mio posto. Ci incontrammo all’Osteria del Pallone sui Navigli insieme al dg Valentini e mi motivò la scelta per mancanza di esperienza. Avevo 150 partite di A e vinto la Coppa UEFA da titolare, se penso che oggi bastano 4-5 partite fatte bene per giocare in nazionale...”.
Sulla sua "avventura" da tifoso: “Oggi sono un ultrà dell’Inter. Quando vado a San Siro mi sudano le mani, sono troppo tifoso. Sono esageratamente tifoso nerazzurro, non sono equilibrato quando parlo di Inter...”.
Su Baggio: “Se ne parla troppo poco, era un giocatore di un altro pianeta. Giocava senza ginocchia, si allenava a parte con il suo fisioterapista Antonio Pagni. Dopo gli allenamenti stava mezz’ora con il ghiaccio sulle ginocchia. Quell’anno fece fare 4-5 gol su palla inattiva a Simeone. Diceva al Cholo ‘Tu parti che la palla te la faccio arrivare io...’ e puntualmente lo faceva segnare. Un piede dorato quello di Robi”.
Su Zanetti: “Pupi è come lo vedete adesso, già allora era così. Un uomo bionico. Ha 3-4% di massa grassa, il resto tutto muscoli. Già alla fine degli anni Novanta faceva la dieta per stare in forma. I campioni lo sono in campo e fuori come lui. Un professionista eccezionale”.
Su Lippi: “Arrivò e ci fece fuori tutti. Noi della vecchia guardia finimmo tutti ai margini: non rientravano nei suoi piani, ha cambiato tutto. Il primo anno rimasi pur giocando poco. Arrivammo quarti ma le aspettative erano ben altre. L’anno dopo andai alla Lazio”.
Su Moratti: “Il numero uno. Ogni tre vittorie ci regalava le monete d’oro come premio. Era un papà per noi, non ci faceva mancare mai nulla. Amava alla follia l’Inter, ci ha fatto stare tutti benissimo sia umanamente sia economicamente. Una persona strepitosa. Lo sento ancora, ci vediamo spesso a Forte dei Marmi. In molti non lo sanno, ma di nascosto è venuto a trovare Gigi Simoni quando l’hanno ricoverato. Eravamo io e lui al capezzale del mister. Questo la dice sul cuore immenso del presidente”.
Sulla cessione alla Lazio: “Moratti voleva che io rimanessi, ma non rientravo nei piani di Lippi e accettai l’offerta della Lazio. C’erano Nesta, Couto, Mihajlovic e Stam: era dura giocare eppure feci 14 presenze nei primi due anni. Per giocare bisognava sperare in un miracolo. Poi ci fu la crisi del club e rifiutai il piano Baraldi: sono un leone e ho la testa dura, non mi fidavo di quello che mi dicevano in merito al fallimento della squadra e decisi di non aderire alla loro proposta. Così mi misero per due anni fuori rosa, anche se poi la Lazio non fallì, perciò ci avevo visto bene...”.
Su Antonio Conte: “Era il vice di De Canio a Siena e già fremeva per allenare. Aveva idee nuove e si vedeva che avrebbe fatto strada. Era molto preparato, aveva stoffa. Un predestinato e non mi meravigliano tutti i risultati che ha ottenuto. Anche all’Inter sta facendo un grande lavoro”.
Sul compagno più forte avuto: “Ronaldo sopra tutti, tra i gli umani scelgo Sebastian Veron e Jaap Stam. Stam era immenso come difensore: poteva fare più ruoli, con una potenza smisurata. Calciava di piatto da centrocampo in allenamento e arrivava in porta...”.
Su Recoba: “Il Chino potenzialmente poteva essere più forte di Ronaldo. Aveva tutto per essere un fuoriclasse. Gli mancava un po’ la testa e la cattiveria per essere il numero uno. Aveva un piedino fantastico: calciava cinque punizioni e le metteva tutte e cinque nel sette”.
Sulla Top 11 della sua carriera: “Gioco col 3-5-2: Pagliuca in porta, difesa Colonnese-Nesta-Favalli. Veron regista con Winter e Simeone ai lati. Sulle fasce Moriero e Zanetti. Davanti il Fenomeno intoccabile. Al suo fianco è dura scegliere tra Vieri, Baggio, Crespo, Recoba: punto sul Chino. Allenatore ovviamente Gigi Simoni con Massimo Moratti presidente. Direttore sportivo? Fabio Galante. Maglie nerazzurre e vinciamo tutto”.
Sul futuro: "Seguo tutte le categorie dalla A alla D e conosco tutti i giocatori. Mi piace aggiornarmi ed essere preparato: per questo non mi dispiacerebbe una opportunità dirigenziale nell’area tecnica. All’Inter con Pupi Zanetti come scout? Se l’Inter chiama, non si può dire di no...".
VIDEO - MOZZINI, GOL SCUDETTO: ROMA ACCIUFFATA E TRICOLORE ALL'INTER(1980)
Autore: Andrea Pontone / Twitter: @_AndreaPontone
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