Graziano Cesari, intervistato dal Corriere dello Sport, parla del rosso a Insigne e, più in generale, del momento dei fischietti italiani.

Tutto comincia con l’episodio decisivo di Inter-Napoli. 
"Nulla da ridire sul piano tecnico: non punibilità della posizione di Darmian, intervento scomposto di Ospina, calcio di rigore concesso, giallo al portiere per fallo onesto. E se un giocatore usa un’espressione irriguardosa nei confronti del direttore di gara viene espulso. Regola numero 5". 
 
Questo carte alla mano. Poi, volendo, si entra nel discorso spinoso sulla personalità degli arbitri. Massa avrebbe potuto chiudere un orecchio? 
"I giocatori devono comportarsi in maniera educata nei confronti dell’arbitro. Questo è un principio basilare e vale ancora di più adesso che con il Var si può cambiare la decisione in un secondo momento. Specialmente se sei il capitano, un calciatore famoso e possiedi una grande esperienza. L’arbitro però sa benissimo che quando assegna un rigore i giocatori gli arrivano intorno a frotte. E dovrebbe mettersi in condizione di non trovarsi proprio nella mischia. Se vai lì in mezzo è normale che qualche parolina voli". 
 
Esiste un problema di personalità tra gli arbitri? 
"Credo di sì. La personalità non si manifesta esasperando gli atteggiamenti. Ho visto tanti arbitri, cito l’inglese Webb, dirigere una gara con la massima normalità e convincere tutti della bontà delle loro decisioni. Convincere, non imporre". 
 
Dicono che all’estero ci si rivolga agli arbitri con maggiore deferenza. 
"Figuriamoci. Ne ho sentiti di “fuck”, e dappertutto. Se c’è una cosa che giocatori e arbitri conoscono benissimo delle lingue straniere sono le parolacce".  

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Sezione: News / Data: Ven 18 dicembre 2020 alle 15:25 / Fonte: Corriere dello Sport
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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