Il secondo portiere dell'Inter Juan Pablo Carrizo si racconta a Inter Channel nel corso di Drive Inter. Ecco le parole dell'argentino, che ha gioito 90' nella gara di Coppa Italia contro il Trapani:

CARATTERE - Sono cambiato: prima mi tenevo tutto dentro e poi scoppiavo. Eugenia mi ha fatto ragionare e parlare di più. Prima non ero così. Anche nel calcio, ora sono più equilibrato

CAMBIATO CALCISTICAMENTE - A livello sportivo è cambiato che mi confronto di più, sono più calmo quando vado al lavoro e lo faccio con gioia. Prima pensavo di voler essere il primo dell'Argentina e se non ci riuscivo non lo accettavo. Oggi mi godo la giornata lavorativa, giorno dopo giorno. Ho avuto poi allenatori che mi hanno insegnato la tecnica, in Argentina non c'è una grande scuola, si punta di più sull'istinto. 

SECONDO PORTIERE- Ha tanta responsabilità, come tutti. Siamo una squadra. Poi l'Inter ha una grande storia e lotta per grandi traguardi. Quando mi tocca entrare e sostituire Samir, uno dei migliori in iro, devo dimostrare di essere all'altezza di fare il suo secondo, e chissà in futuro essere il primo.

NAZIONALE - E' un sogno, ma adesso non faccio parte della lista dei giocatori che Sabella ha in testa. Per ora non mi ha mai chiamato, quindi mi metto da parte. In Argentina magari prendono male le mie parole, ma io lo ho dico perché rispetto i portieri che fanno già parte del gruppo. Non è bello dire che merito il loro posto. 

CONSIGLI AI GIOVANI - Io non conoscevo il calcio italiano. In Argentina se pari bene una volta ti dicono che sei un fenomeno, qui il giorno dopo che fai una bella parata ti spiegano cosa hai sbagliato tecnicamente Dico di fare caso alla tecnica e lavorare molto, ascoltando gli allenatori che hanno esperienza. In Argentina paravo bene e qui mi mettevano in panchina qualche volta e non lo accettavo. Se darei più fiducia ai giovani? Ora ce n'è di più, prima si faceva fatica a vedere i giovani a certi livelli. E' una scommessa per il futuro. Per me se una società vuole diventare grande deve tenere molto ai ragazzi, avere una scuola per far arrivare i giovani tranquilli al salto in prima squadra. Insegnare la tecnica. Ora i ragazzi arrivano preparati, sanno già tutto. Portieri giovani dell'Inter? Cerco di farli sentire a loro agio. Quando ero ragazzo non mi parlavano tanto, io invece cerco di non fare così, capisco come ci si sente. Siamo un esempio, loro ci guardano. E' bello essere un modello. Quando un giocatore d'esperienza ti dà un consiglio è bello, sai come muoverti. Voglio stargli vicino, aiutarli. Castellazzi è così, ieri per esempio era al tavolo con i Primavera. 

FASCINO SERIE A - Per me la Serie A rimane sempre bella. Se la paragoni con gli altri campionati è il più difficile da giocare. E' un torneo che ti fa tirare fuori il meglio. Mi sembra simile all'Argentina, se sbagli una volta ti mettono la croce e devi dare tutto ogni gara. In Spagna le prima tre hanno 15 punti di distacco sulle altre. Qui fino all'ultimo non sai chi vince lo scudetto, rende emozionante la Serie A. I campioni se ne vano? Si ma ne arrivano altri.

OBIETTIVI - Ho molta fiducia nella rosa di quest'anno, vedendo come lavora il gruppo e il mister. Lui ci dà dei consigli che poi li trovi in partita. Se lo stai a sentire non fai fatica a fare una bella gara. L'obiettivo è la Champions, poi chissà lo scudetto, ma non si sa mai. Giochiamo per vincere, non per niente. Diamo tutto per farcela, stiamo andando abbastanza bene, forse un c'è stata un po' sfortuna per dei pareggi dove abbiamo perso punti che meritavamo. Ci serve però per non sbagliare in futuro

MAZZARRI - Mi ha colpito che per lui siamo tutti uguali. Per lui ogni individuo è importante come il capitano. Lui pensa prima di tutto alla squadra. Poi quando è arrivato ha parlato faccia a faccia con ciascuno e gli ha detto quello che si aspettava da lui. A me ha detto: "Io ti seguo sempre, ho avuto delle relazioni positive, ma devi capire che hai davanti un portiere fortissimo e giocherà lui. Allenati bene e avrai la tua chance". Ho apprezzato che sia stato sincero e io so che se mi alleno al massimo avrò la mia possibilità. 

MILITO O PALACIO -  Ora è più pericoloso Rodrigo, com Diego ai box.

TRE PAROLE - Mi definirei con la parola sacrificio, umiltà e passione, per il lavoro e in tutto quello che faccio. 
 

Sezione: Focus / Data: Ven 06 dicembre 2013 alle 19:15
Autore: Luca Pessina / Twitter: @LucaPess90
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