“Io ne ho già uno bravo”. Esiste migliore risposta, da parte di un presidente, nei confronti del proprio allenatore, quando gli viene prospettata un’alternativa? Probabilmente, no. Ieri sera, a Rai Sport, Massimo Moratti ha sottolineato ancora una volta la fiducia riposta in Andrea Stramaccioni, alla faccia di qualche scivolone interno di troppo e di alchimie tattiche solitamente a lui indigeste. Il numero uno di casa Inter, le cui convinzioni sono uscite rafforzate dal derby di domenica scorsa, mantiene la propria rotta e ribadisce la solidità di un ‘amore’, quello con l’allenatore romano, sbocciato lo scorso marzo dopo la finale di Next Generation Series e ancora con il vento in poppa.

Non è una coincidenza se Moratti ha voluto accostare la sua felice intuizione al più grande acquisto, per la panchina, della propria gestione, vale a dire Josè Mourinho. Paragone che Strama, pur grato, preferisce respingere per non alimentare un confronto che alla lunga rischierebbe di vederlo soccombere. Eppure è sintomo della massima stima che il presidente ha nel mister strappato alla Primavera e scaraventato in prima squadra al posto di Ranieri alcuni mesi fa. Se il derby di maggio scorso è stata la conferma di una scelta azzeccata, quello di 8 giorni fa permette all’allenatore capitolino di proseguire nel trend positivo dell’ultimo mese e di guadagnare ulteriore credito sia agli occhi dell’ambiente interista sia dei media nazionali, alcuni dei quali assai diffidenti verso di lui.

Mai un ripensamento, in Massimo Moratti, nei confronti di quella che Strama ha definito una 'follia’, ossia affidare a lui la direzione della prima squadra, con tanto di contratto triennale (e adeguamento economico) meritatosi poco tempo dopo. Neanche le difficoltà a San Siro e la scelta di passare a tre in difesa, rispolverando vecchi fantasmi gasperiniani, hanno smosso le acque presidenziali e oggi questo atteggiamento propositivo e conciliante sta pagando. Chiaramente la strada è ancora lunga, nessuno pretende da Stramaccioni lo scudetto, anche se questa parola non è stata bandita dal vocabolario nerazzurro. Merito di un gruppo che poco alla volta sta crescendo, dopo aver patito e superato squilibri costati due sconfitte interne in campionato, che oggi pesano in classifica.

La strada intrapresa sembra quella giusta, ma c’è tanto lavoro da fare, come lo stesso Strama continua a ribadire. Ma è più facile lavorare quando senti la fiducia dell’ambiente e, soprattutto, di colui che ha sempre l’ultima parola. Non è una coincidenza se gli unici allenatori che nell’epoca moderna hanno prodotto risultati e vittorie, Mancini e Mourinho (idem per Leonardo, ma poi sappiamo com’è andata), siano stati scelte personali di Moratti, che li ha difesi a spada tratta nonostante qualche balbettio iniziale. Ora tocca a Stramaccioni, talmente bravo a conquistare il proprio datore di lavoro da garantirsi, oltre alla sua stima e pazienza, anche un mercato su misura, come non accadeva dai tempi di Mourinho (e Leonardo, in parte). In tempi di vacche magre, tra l’altro.

In questo contesto, le parole del presidente circa il confronto con Pep Guardiola, altro suo pallino, sanno di sentenza: non gli serve un altro allenatore, ne ha già uno bravo. E se costa meno, di questi tempi, tanto meglio, visto che le capacità professionali e il conto in banca non sono sempre direttamente proporzionali.

Sezione: FOCUS / Data: Lun 15 ottobre 2012 alle 15:22
Autore: Redazione FcInterNews / Twitter: @FcInterNewsIt
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