"Quel giorno avevo addosso così tanta fiducia che mi sembrò naturale andare fin lassù per provarci. E se ci ripenso oggi, come prima cosa rivedo San Siro e poi mi risento addosso quella pazzesca sensazione di libertà che mi avevano dato i compagni, il club, i tifosi". Così Youri Djorkaeff ricorda quel gol fantastico segnato alla Roma il 5 gennaio 1997. "Non immaginavo che più di vent’anni dopo, incontrando tifosi nerazzurri e anche no, mi sarei sentito ancora chiedere di quel gesto - ammette il francese a Gazzetta.it -. Ma sapevo già che quel gol in realtà non era mio, ma di tutti gli interisti. Per questo ho sempre detto che è un po’ il simbolo dell’Inter: istinto e coraggio”.

Quello che serve oggi all’Inter per tornare in alto, in Italia e in Europa?
"Il coraggio, anzitutto: quello che ha avuto la Juve anni fa nel ripartire".

Quanto vede lontana l’Inter dalla Juve?
"Oggi in Italia è Juve contro tutti. Non è lontana solo l’Inter, sono lontane tutte: questo è il vero problema. Però so e vedo che l’Inter sta cercando di ricreare un qualcosa di simile a quello che fu il regno di Mourinho. Quando Moratti ha venduto la maggioranza, un pezzo dell’Inter se ne andò: è cambiato quasi tutto, ci vuole tempo".

Però 24 punti di distacco sono tanti.
"Non l’avrei mai detto: l’Inter che avevo visto nel girone di Champions mi faceva pensare ad altro. Ricordo la sorpresa della sera di Inter-Psv, ma se si razionalizza è giusto dire che la faccia dell’Inter è ancora quella: non ha la continuità che serve. Anche se dietro i suoi sbalzi di rendimento c’è qualcosa che mi piace: qualità nella quantità".

La riportiamo al campionato della famosa rovesciata. Classifica finale: Juve campione, Ancelotti secondo (con il Parma) e Inter terza. Non c’è male come similitudini...
"E penso che l’Inter riuscirà ad arrivare terza anche quest’anno: vedo una squadra pronta per lo sprint finale e la partita con la Roma può essere l’ultima spinta".

Ha seguito la vicenda del “triangolo” Icardi-Wanda Nara-Inter?
"Un problema di comunicazione, anzitutto. E di alti e bassi nel rapporto fra giocatore e club: sa quanti ne ho visti fra Neymar e il Psg? Il problema è più complesso, non riguarda solo l’Inter ma il calcio com’è diventato oggi: i giocatori hanno più potere e meno senso di appartenenza. Anche per colpa dei club, però: io divido le responsabilità".

Torniamo a Inter-Roma: ai tempi si diceva che Djorkaeff fosse un «nove e mezzo» e qualcuno azzarda che lo sia anche Dzeko.
"Dzeko è uno che “sente” il calcio e il gol: per me è un nove e basta, poi è chiaro che bisogna vedere con chi gioca".

La chiamavano “snake”, serpente: chi è il serpente di questa Inter?
"D’istinto verrebbe da dire Nainggolan, ma per certe cose lo trovo più simile a Winter che a me. No, un Djorkaeff in questa Inter non lo vedo, ma non è neanche così strano: è un calcio troppo diverso, più di vent’anni dopo. Però se qualcuno mi fa rivedere una rovesciata come la mia, sono solo contento...".

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Sezione: Focus / Data: Ven 19 aprile 2019 alle 12:35 / Fonte: Gazzetta.it
Autore: Alessandro Cavasinni / Twitter: @Alex_Cavasinni
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